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Cattolicesimo e media: Daredevil

Aggiornamento: 12 nov 2023

Una premessa, prima di affrontare un tema certo articolato: quando si parla di media, non si può non fare riferimento agli Stati Uniti, leader mondiali nella produzione di intrattenimento, ancorché essa sia quasi sempre funzionale alla diffusione di una ben nota mentalità imperialistica e USA-centrica. Tale preambolo si rende necessario perché anche nel caso del cattolicesimo la visione a stelle e strisce è piuttosto travisata, frutto di preconcetti e disinteresse ad approfondire. In altre parole, frutto di ignoranza.

Nella fattispecie, gli Stati Uniti associano il cattolicesimo tanto al rifiuto della logica e della scienza quanto, soprattutto, al senso di colpa. Caratteristica quest'ultima che in realtà sarebbe decisamente più attinente a quel puritanesimo che è parte integrante della loro storia, mentre il concetto cattolico di “colpa” sarebbe (in teoria) più vicino a quello di responsabilizzazione individuale verso il prossimo e di redenzione personale se si è causato male a quest'ultimo. Ma si sa che è sempre più facile guardare alla pagliuzza altrui piuttosto che alla propria trave.

Opera di Lucio Fabale

Venendo al cuore del tema in essere, esclusi per ovvie ragioni i membri effettivamente appartenenti al clero, si potrebbe tranquillamente affermare che Daredevil/Matt Murdock sia il personaggio di finzione più conosciuto nel panorama mediatico attuale, tra quelli che guardano a Santa Romana Chiesa. Una caratteristica che, per essere precisi, non è stata presente sin da subito, nella storia editoriale del personaggio, ma che è anzi stata inserita nel retroterra culturale del Cornetto dallo sceneggiatore che più di tutti viene associato all'eroe, ovvero quel Frank Miller anch'egli proveniente da una famiglia cattolica irlandese, anche se esplicitamente dichiaratosi ateo. I successori dell'autore newyorkese (Ann Nocenti, Kevin Smith, Brian M. Bendis, Ed Brubaker e Mark Waid i più conosciuti e amati) si sono poi inseriti nel solco fideistico tracciato, ognuno trattando la questione secondo la propria sensibilità.

Con questa scelta, è bene ricordarlo anche se suona strano, Daredevil è stato reso parte di una minoranza (la percentuale di cattolici negli Stati Uniti si attesta tra il 20 e il 22%, non lontano da quella dell'etnia ispanica, 18,9%), la quale per giunta non è neanche troppo ben vista. A prescindere dalla gravità dello scandalo degli abusi di inizio millennio, per giunta cavalcato in maniera intellettualmente disonesta da parte della liberal, gli statunitensi hanno infatti da sempre nutrito pregiudizi verso i cattolici, considerati fedeli più alla propria autorità religiosa di riferimento che a quella politica che incarna la nazione, e più in generale persone ipocrite che predicano bene ma agiscono poi malissimo.

Opera di Lucio Fabale

Nella narrazione che ruota attorno a Daredevil, in particolare in quella fumettistica, questi pregiudizi sono emersi più volte, anzitutto nel suo essere (il lettore di perdonerà l'espressione volutamente biblica) un dottore della Legge che di notte si traveste e se ne va in giro per il suo quartiere a malmenare i delinquenti, per poi confessarsi in Chiesa come niente fudesse. E a proposito del sacramento della riconciliazione, esso risulta quello più presente nella rappresentazione di Matt Murdock, al contrario di un'eucaristia che sarebbe ben più fondamentale per qualsiasi cattolico, ma salvo essere pressoché ignorata in qualsiasi trattazione mediale che riguardi il Diavolo di Hell's Kitchen.

Nel complesso, quello che emerge da Daredevil è dunque un cattolicesimo cupo, pessimistico, rigido, incoerente e che per lo più vive di reazioni viscerali. Insomma, tutto il contrario di ciò che in realtà predicherebbe il Vangelo, che annuncia con gioia una Verità che rende liberi, pur chiamando sempre Bene e Male con il loro nome, non confondendoli mai ma sempre mostrando compassione e misericordia verso il prossimo.

Se il cattolicesimo presente nei racconti sul Cornetto è frutto di stereotipi, Matt Murdock rappresenta invece il modello perfetto di cattolico. Sì, perché il cattolico autentico non è quello che non pecca mai, ma quello che, come il noto pubblicano che salì al tempio a pregare (Lc 18, 9-14), è conscio della sua situazione di peccatore e sente comunque il bisogno di confrontarsi in merito con Dio.

In più, pur avendo appunto un tono cupo, è invece raro che le storie dedicate al Diavolo Custode non si chiudano con un qualche motivo di speranza anche minima, anche fosse solamente una tenue fiammella nell'oscurità. È questo che, più dei crocifissi e delle confessioni, più degli antagonisti opulenti (Kingpin) o sadici (Bullseye), più dei concetti di colpa e perdono, rende Daredevil un personaggio autenticamente cattolico. Anche all'insaputa stessa di chi lo scrive.


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