top of page

Gianni Sedioli, tra la Romagna e Darkwood

Aggiornamento: 7 gen 2022

Gianni Sedioli è un nome noto per gli appassionati del fumetto popolare italiano. Il suo lavoro con la SBE, principalmente su Zagor, con excursus anche in altri campi, lo ha reso perfettamente riconoscibile. Un tratto pulito, leggibile, personale. Ecco cosa ci dice oggi sulla sua carriera, sull’autoproduzione, su cosa sia per lui il vero fumetto e se ci sia spazio oggi per nuove realtà.

Gianni Sedioli

Sono quindici anni che il tuo nome è legato allo Spirito con la Scure, Zagor per gli amici, personaggio classico del fumetto italiano e Bonelli. Ma prima di approdare su Zagor qual ‘ stato il tuo percorso?

Effettivamente su Zagor ci sono dal 2002, quasi vent'anni! La mia storia nel mondo del fumetto è iniziata tanti anni fa, nel 1992 con Tiramolla. Sono sempre stato un lettore di fumetti ed ho coltivato fin da subito la passione del disegno come autodidatta. Mi proposi su Tiramolla in quanto ad una fiera di Lucca (non ricordo esattamente quale) diedero l'annuncio che cercavano nuovi disegnatori e quindi con un po' di coraggio mi decisi a presentare i miei disegni. Prima alla Vallardi incontrai Marina Baggio che mi diede alcune dritte fondamentali su come si disegnano fumetti e poi, quando Tiramolla passò alla ComicArt, incontrai Lorenzo Bartoli e andrea Domestici che furono fondamentali per il mio futuro e mi fecero debuttare praticamente come autore completo, testi e disegni, fu una cosa fantastica! Dopo la chiusura della serie lavorai per la BBD Press, la Hobby&Work e altre piccole esperienze. Furono anni in cui maturai tantissima esperienza.


Come ti sei inserito nella serialità del personaggio?

Ero ormai in Bonelli da circa 5 anni, e tra storie di Jonathan Steele, Legs e Zona X cominciai a pensare seriamente di propormi su Zagor; in fin dei conti Zagor era da sempre il mio personaggio preferito e vuoi proprio non provarci visto che passavo continuamente in redazione? Così mi proposi a Burattini e Boselli. Moreno mi consigliò di seguire l'esempio di Marco Verni, anche lui arrivato da poco su Zagor, e prendere come esempio lo stile del maestro Ferri Gallieno, il che non fu un grosso problema in quanto conoscevo sia Zagor che i suoi autori meglio delle tasche dei miei pantaloni e così, dopo un paio di tavole di prova, mi diedero la sceneggiatura di "Neve Rossa".

Secondo te cosa rappresenta Zagor come Archetipo del personaggio del fumetto di avventura pura?

Con "Zagor Racconta" Sergio Bonelli ci fece già conoscere la genesi del personaggio, il dramma che portò il giovane Patrick Wilding a diventare Zagor e scegliere la via della giustizia anziché quella della vendetta ma è con "Zagor il ribelle" e "Libertà o morte" che Sergio ci fece capire bene la visione del mondo che animava il personaggio. Il lettore affezionato sa esattamente come Zagor reagirebbe in certe situazioni, perché sa che Zagor è buono, generoso, altruista, empatico anche verso i propri avversari. Il lettore sa che Zagor è un uomo libero da pregiudizi che ama la vita, l'umanità e che nutre rispetto verso natura che lo circonda . Zagor è il "signore di Darkwood" e non il "giustiziere di Darkwood" e c'è una bella differenza!

Credi che Zagor sia un personaggio ancora in grado di attrarre un nuovo pubblico? E se sì perché?

Non saprei. Domanda difficile da rispondere. Il mondo in cui viviamo è molto diverso da quello di quando eravamo noi ragazzini. Ormai in una qualsiasi serie Tv si fatica a capire chi siano i "buoni " e chi i "cattivi" e forse i personaggi attuali rappresentano meglio la realtà dei nostri tempi ma ritengo comunque che gli ideali ed i valori incarnati da Zagor siano eterni ed in questo momento forse anche "anticonformisti".


Nel 1996 hai tentato la carta dell’autoproduzione, fondando la Seagull Comics, realizzando due prodotti The WItch e Sunglasses, forse andati perduti nel mare magnum di quegli anni. Cos’è stata per te l’esperienza dell’essere editore in proprio? Lo consiglieresti alle giovani leve?

Sì, ad un certo punto volevo dimostrare al mondo fumetto quanto sapevo fare. Andai in banca a spiegare il mio folle progetto di autoproduzione e mi prestarono un po'di soldi (erano altri tempi!) che spesi tutti per due numeri di The Witch, Sunglasses e la presenza alla Fiera di Roma del 1996. Miei personaggi, mie storie, il rapporto con la tipografia, la distribuzione nelle fumetterie, le Fiere ...fu veramente un'esperienza esaltante che consiglierei ai giovani. Nel 1997 presentai questa mia autoproduzione alla Bonelli. A Michele Pepe, uno dei redattori, interessarono i disegni e li presentò ad Antonio Serra il quale mi inserì nello staff del Jonathan Steel di Federico Memola come disegnatore. La mia autoproduzione mi permise quindi di fare il grande salto, di riuscire a vivere di questo lavoro con una collaborazione costante con un grande editore che dura tutt'ora.


Il mondo del fumetto italiano da edicola pare dominato dalla triade ineluttabile Bonelli – Panini – Aurea (ex-Eura), con la Star che fa sporadici tentativi di fumetti realizzati da italiani. È una lettura corretta? E soprattutto è una cosa buona per il fumetto italiano?

Sostanzialmente è così. L'ideale sarebbe avere una proposta di iniziative editoriali sempre più ampia e diversificata per attirare l'interesse di nuovi lettori in modo che tutto il “sistema” possa beneficiarne. In questo momento le edicole e il sistema di distribuzione vivono oggettivamente un periodo di grande trasformazione e difficoltà e vedo con grande ammirazione per il coraggio le iniziative di Bugs e Sbam Comics.


Cosa ne pensi della contrapposizione fumetto da evasione vs Graphic Novel? Non è una riedizione della vecchia querelle fumetto disimpegnato vs fumetto impegnato?

GraphicNovel? Io leggo solo fumetti! Alcuni li compro in edicola e altri in libreria. Ho l'impressione che sia solo una questione di marketing, di confezione e non di contenuti. “Graphic Novel” fa figo ed è socialmente più accettabile di “fumetti”, termine troppo popolare. Se si parla di contenuti cosa dovrei dire di alcune storie del Ken Parker di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, del Magico Vento di Gianfranco Manfredi, dello stesso Zagor e Mister No di Sergio Bonelli e del Tex di Sangue Navajo (potrei citare anche storie Marvel e DC) dove sono raccontate storie dai contenuti molto più “impegnati” di tanti altri acclamati Graphic Novel.


Cos’è il fumetto per te? Semplicemente uno strumento per veicolare contenuti extra-fumettistici, o un qualcosa che ha valore e dignità in sé stesso?

Segue un po' il ragionamento precedente. Le storie a fumetti sono scritte e disegnate da persone (gli autori) che vivono nel mondo esterno, che si fanno influenzare dagli eventi storici e maturano opinioni su tante questioni dell'attualità. Tutto questo per forza di cose entra dentro in ogni opera creativa, è naturale. Non credo possa esistere un’opera asettica, filtrata da tutto. Diverso è il ragionamento se si considera il fumetto come medium, come mezzo per veicolare intenzionalmente dei messaggi. Fumetti “propaganda” o “educativi” ne sono sempre esistiti a partire dal Capitan America nella versione degli anni ’40 del XX secolo.

Sergio Bonelli

Ti viene mai la nostalgia per l’autoproduzione? La voglia di rimetterti in gioco a 360# gradi realizzando e pubblicando le tue storie?

Sì, tantissimo! Come ho detto, l'esperienza con The Witch è stata entusiasmante...chissà!


Come il fumetto può aiutare a chiarire il pensiero in questi tempi confusi? E dovrebbe preoccuparsene o vale il detto “l’Arte per l’arte”?

Dipende dagli autori! Se ne esiste ancora qualcuno convinto di avere le idee chiare...A mio parere ci si dovrebbe preoccupare di fare delle buone storie, ben scritte e disegnate, accattivanti, interessanti; se il lavoro è benfatto e sincero viene fuori anche quello che pensa l'autore, come accade anche nel cinema o in letteratura, adoro infatti Dostoevskij proprio per tutti i ragionamenti che fa fare ai suoi personaggi.


Giornali, TV, mass media da sempre riservano poco spazio al fumetto. Al massimo si celebrano anniversari, o si parla di manifestazione sotto il punto di vista folcloristico. Forse perché il fumetto è ancora visto come una cosa da bambini?

In effetti per la maggior parte delle persone i fumetti sono state letture legate al periodo della loro infanzia. Mi capita quasi tutti i giorni qualcuno che mi dice “Disegni Zagor? lo leggevo quando ero piccolo! lo fanno ancora?” il fumetto nel tempo è cambiato e maturato, ci sono i “Graphic Novel”! E nonostante ormai i fumetti vengano letti sostanzialmente da persone adulte e di conseguenza scritti per persone adulte è ancora considerato qualcosa legato se non all'infanzia al periodo dell'adolescenza.


Gianni Sedioli nel 2030. Se si volta indietro, che progetti vede che ha realizzato nei dieci anni dal 2021?

Direi ancora tanto Zagor che vorrebbe dire che nel frattempo il fumetto da edicola è sopravvissuto! Ma anche qualcosa di mio, come si diceva prima, anzi, qualche ideuzza già mi gira per la testa.

139 visualizzazioni

Post correlati

bottom of page