La serie tv Netflix, che liberamente stupra il lavoro di Conan Doyle, che, fortunamente, muore con la prima stagione.
Shakespare nel suo Re Lear scriveva “Finchè possiamo dire: ‘quest’è il peggio’, vuol dir che il peggio ancora può venire”. E siamo sinceri Netflix, o forse sarebbe meglio chiamarla Leftflix, non cessa mai di stupirci in negativo. Oggi parleremo de Gli Irregolari di Baker Street miniserie di otto episodi del 2021, ideata da Tom Bidwell, e terminata, fortunatamente, con la prima ed un’unica stagione.
Cominciamo, però, sempre con un po’ di storia che non guasta mai. Gli Irregolari sono un gruppo di monelli di strada, stile Oliver Twist per intenderci, creati da Sir Arthur Conan Doyle che, talvolta, aiutavano Sherlock Holmes e il fido Watson nelle loro indagini. La prima apparizione degli irregolari risale al primo romanzo di Sherlock Holmes, Uno studio in rosso, in cui è Holmes stesso a definirli “la divisione investigativa di Baker Street” e la governante dell’edificio, la Signora Hudson, li definisce come “una mezza dozzina dei più sporchi ragazzi di strada che avessi mai visto”. Essi compariranno poi ne Il segno dei quattro, con un intero capitolo dedicato a loro, e nel racconto breve Il caso dell’uomo deforme.
Detto ciò esaminiamo per filo e per segno l’aborto woke generato da Bidwell. Cominciamo con la tematica sovrannaturale ed horror. Conan Doyle non era estraneo a tale genere, ma, era totalmente assente nelle avventure di Holmes. Vero è che negli ultimi anni c’è stata una certa miscellanea delle avventure del detective di Baker Street come i suoi crossover con Dracula e Mr Hyde, si vedano i due simpatici libelli usciti a suo tempo con la Gargoyle Book, o il suo incontro con Cthulhu in una serie di libri e videogiochi. Si tratta, in ogni caso, di forzatura, simpatiche, ma non appartenenti al Canone. E il povero Sherlock è oggetto di continui attacchi da parecchi anni non ultimo la creazione di sua sorella Enola.
Chiarito che l’horror non dovrebbe appartenere a tale universo narrativo discutiamo dei protagonisti e del cast. Il gruppo da una dozzina diventa composto da solo quattro elementi ossia l’asiatica Bea, la sua sorrelastra Jessie, il negretto rasta Spike, il biondino Billy e l’outsider Leo. Precisiamo che Conan Doyle non scende mai nei particolari, descrivendo ad esempio il carattere o il vestiario dei vari Irregolari si parla solo del loro capo, un monello di nome Wiggins.
Pertanto cominciamo male non rispettiamo il canone, evidentemente Wiggins, era un leader troppo scorretto in quanto bianco e maschio, meglio sostituirlo con Bea, interpretata da Thaddea Graham, una ragazzotta grassoccia, mascolina ed asiatica dal carattere talmente dolce e simpatico da essere comparabile ad un’unghia incarnita con micosi che urta contro uno spigolo! Ma, ovviamente, senza girl power dove vogliamo andare.
Non parliamo poi di Billy, osia Jojo Macari, l’unico che riprende il nome di un altro personaggio holmesiano, un paggetto per l’esatezza, che compare nel racconto L’avventura della pietra di Mazarino, che dovrebbe essere il fisicato del gruppo. Beh ha il fisico del lanciatore di coriandoli, anche se ornato di cicatrici per dare un senso di pericoloso, e con gli occhi da “cerbiatto di periferia con lo shampo negli occhi che gli fa allergia”.
Si è già detto girl power? Beh, ovviamente, arriva lei Jessie quella overpower che appartiene alla categoria degli ipssissimi (alla faccia del cacio cavallo) che sarà risolutiva alla fine della serie. Non poteva, poi, mancare la quota negra in questo caso il ciarliero, e abbastanza scemotto, Spike interpretato da McKell David.
Chiude il gruppo Leopoldo ossia il figlio ultimogenito ed emofiliaco della Regina Vittoria. E qui rangiungiamo davvero i limiti del grottesco. In buona sostanza un possibile erede al trono esce dal palazzo reale senza essere scortato dai servizi di sicurezza? In più gira, ben vestito ed efebico, nei quartieri malfamati senza che nessuno attenti al suo portafogli e alla sua virtù? Poi abbiamo il tocco di genio un soggetto che soffre di emofilia si lancia dal secondo piano di un palazzo senza riportare danni mortali? Va bene la finzione scenica ma qui si rasenta l’ignoranza medico-scientifica!
Ovviamente il delirio woke supera il limite in questa serie. Oltre a due dei protagonsti, Bea e Spike, che non potevano vivere nella Londra vittoriana, a New York magari sì, ma in Inghilterra no, abbiamo addirittura degli aristocratici britannici negri! Ma sappiamo bene che Netflix non è nuova a queste castronerie storiche. La cosa brutta è che le nuove generazioni digitalizzate, che leggono e si documentano sempre meno, finiscono col credere a tutto ciò che vedono in Tv pertanto si fanno abbindolare facilmente.
Non si vuole dire che non fosse possibile trovare minoranze etniche non europee a Londra, ma si trattava o della servitù proveniente dalle colonie o di alcuni alti dignitari, che rappresentavano il gotha delle popolazioni colonizzate. Il meticiatto è un prodotto del mondo contemporaneo non della storia vera.
Comprendiamo, anche, che molti sceneggiatori di Netflix seguano l’agenda politica della “colpa bianca” e che quindi debbano menarcela ogni tre per due con i bianchi schiavisti cattivi. Come se la schiavitù fosse un crimine solo dei bianchi sui negri. Basterebbe aprire un libro di storia per rendersi conto che non è assolutamente così. Siamo consci, altresì, che i popoli africani soffrano di un complesso d’inferiorità, con relativa invidia, verso il Vecchio Continente visto che il loro apporto, eccezion fatta per alcuni regni nordafricani, nella storia dell’umanità è stato pressocchè nullo. E pertanto rubano e deformano la storia e i miti occidentali. Come se questa non fosse “appropriazione culturale”. Ma, dopotutto, lo diceva Tolkien che il male non crea, bensì, deforma quello che è stato già fatto dal bene. E basterebbe, poi, guardare le foto di molti sceneggiatori per trovare nel buon Cesare Lombroso le risposte che cerchiamo...
Ora veniamo al pezzo forte la trasposizione dei personaggi holmesiani. Cominciamo dal buon Watson che diventa negro e pederasta! Ne L'avventura di Charles August Milverton Doyle traccia un più preciso ritratto del suo personaggio, descritto come un uomo di media statura, dalla corporatura robusta, mascella squadrata, collo massiccio e baffi. Oltretutto è risaputo che il buon Dottore convoglia a nozze con una gentil dama. E’ vero che, spesso, si è ironizzato sul rapporto di amicizia Holmes e Watson ma si è sempre trattato di illazioni da bar.
Poi arriviamo a Sherlock che qui sembra un mix tra uno zingaro ed un tossico allo stadio terminale qui vittima della manipolazione molesta del suo vecchio amico. Onestamente se vogliamo vedere un rapporto sui generis tra i due ci rivediamo la brillante commedia Senza indizio con Michael Caine e Ben Kingsley.
Non viene risparmiato neanche il povero ispettore Lestrade, che non veniva di certo trattato bene dal suo autore che lo definiva egocentrico e vanaglorioso, ma che qui appare come un bigotto esaltato che viene oltretutto assassinato in maniera brutale. Anche la cara signora Hudson viene maltrattata descritta come una vecchia laida usuraia.
La serie nonostante le recensioni positive (pilotate) dei vari aggregatori, ed un primo esordio soddisfacente è stata cancellata. E’ probabile che qualche erede di Conan Doyle si sia infastidito e abbia battuto il pugno con la dirigenza Netflix. Ci auguriamo che anche le famiglie Christie e Tolkien facciano lo stesso per stroncare l’egoncentrismo malato e nefasto di Bezos e Branagh.
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