Esiste una manifestazione. Ogni anno si ripete. Tutti sanno che esiste. Questa manifestazione ogni anno fa un manifesto ufficiale con un titolo. L’anno scorso era Lucca 2022 Hope. Questo anno è Lucca 2023 Togheter. Il manifesto ufficiale solitamente viene presentato un paio di mesi prima della manifestazione, fine agosto/inizio settembre. Quest’anno viene presentato il manifesto, qualcuno nota che è di due illustratori israeliani, Asaf e Tomer Hanuka. Il manifesto si vede, e NESSUNO (ripetiamolo, NESSUNO) scatena campagne virali su istagram o sui social. Nessuno. Non una parola sul paese di provenienza degli illustratori. Non. Una. Parola. Ma perché Asaf e Tomer Hanuka hanno realizzato il manifesto ufficiale? Non siamo nella mente della manifestazione, ma è ovvio che il loro coinvolgimento sia stato aiutato dal patrocinio che l’ambasciata di Israele in Italia ha dato a Lucca comics & Games 2023. Se si osserva l’elenco di sponsor, enti patrocinatori, supporter, e altre realtà legate in modo ufficiale a Lucca comics si scoprono nomi tipo, Presidenza del Consiglio dei Ministri (quindi il governo Italiano), l’ambasciata degli Stati Uniti, Amazon, Isybank, e tanti tanti altri. Queste cose sono frutto del lavoro dell’organizzazione nel corso dei mesi precedenti la manifestazione vera e propria, e si sanno mesi prima. Comunque, anche qui, fino al 6 ottobre 2023 che USA o Israele attuassero una sorta di patrocinio per Lucca comics & Games, o che il Governo Italiano (nella forma di istituzione, non di questo o quel governo) avesse un rapporto ufficiale con Lucca non creava problemi. Se Sangiuliano, in quanto ministro della cultura avesse detto che veniva, a livello formale sarebbe stata la stessa cosa che se l’avesse detta Franceschini. Ossia il Ministro della Cultura di UN governo in carica quando si tiene la manifestazione va a visitarla.
Poi arriva il 7 ottobre, e i terroristi di Hamas con un assalto inaspettato, penetrano nel territorio di Israele, uccidono centinaia di uomini, donne e bambini, inseguendoli e cercandoli casa per casa, e prendono oltre 200 ostaggi. Ribadisco assalto inaspettato, perché nulla giustifica l’atto di Hamas e nulla può far dire a qualcuno “però dovevano aspettarselo”. Nulla.
A questo punto scatta la reazione di Israele che dura fino ad ora. Ecco in QUESTO preciso momento il mondo del fumetto si sveglia. Scopre che Israele esiste, che il manifesto ufficiale di Lucca 2023 è fatto da due autori israeliani, e che tra tutti i loghi piccoli piccoli degli enti che patrocinano Lucca Comics 2023 ci sta quello dell’ambasciata israeliana. Apriti cielo. Post, dichiarazioni, prese di posizioni, fino alla richiesta ufficiale - fatta da parte della sede locale di Lucca di Potere al Popolo – per cui Lucca Crea DEVE rinunciare al patrocinio dell’Ambasciata di Israele, e condannare pubblicamente Israele per le azioni a Gaza. PaP Lucca fa dichiarazioni, fa sit In, il tutto perché? Per salvare i civili di Gaza? No. Per avere visibilità. Lucca ha una giunta comunale di centro destra ed è di pochi giorni fa la notizia che la giunta comunale ha deciso di non intitolare una strada a Sandro Pertini. Lucca passa nella percezione pubblica come “la città che ha detto no a Sandro Pertini”. È necessario trovare un modo per differenziarsi e dare di te un’immagine di sinistra dura e pura, così da costruire consenso per le prossime elezioni. Ma se sei un piccolo partito dell’estrema sinistra come fai? Facile. Se attacchi la manifestazione più grande d’Italia sui fumetti, usando le parole magiche “Israele/Palestinesi/bambini/civili/morti/boicottaggio” sicuramente avrai spazio sulla cronaca locale, e se sei fortunato e trovi qualcuno che in buona fede abbocca all’amo anche quella nazionale.
Lucca Crea fa la sola cosa intelligente in casi del genere. Ignora la cosa. Poi il 26 ottobre sul sito del quotidiano Il Manifesto un articolo così intitolato: I Fumettisti: “Non boicotteremo Lucca”. La parte più interessante dell’articolo è la seguente: “alcuni degli autori che saranno presenti a Lucca hanno deciso di rispondere alle richieste di boicottaggio. L’appello, che dovrebbe uscire nella giornata di oggi, vede tra gli aderenti anche Zerocalcare, Maicol & Mirco e lo sceneggiatore Marco Rizzo.
Nel documento si fa presente che la fiera di Lucca da sempre ottiene il patrocinio di varie ambasciate, strumento attraverso il quale è più facile far venire gli autori internazionali in Italia. Del resto, in effetti, si tratta di una questione istituzionale che in nessun modo può essere letta come una presa di posizione politica sulla questione israelo-palestinese e su quello che sta avvenendo in queste settimane.
Non solo, precisando che un boicottaggio avrebbe molto poco senso e che danneggerebbe solo autori, editori e lettori senza incidere minimamente nelle pur importanti questioni di politica internazionale, si fa presente anche che «i fumettisti non sono i governi».
Questo anche per difendere Asaf Hanuka, l’artista nato a Tel Aviv che, insieme al fratello Tomer, è autore del poster dell’edizione 2023 del Lucca Comics. Anche lui è finito al centro delle polemiche social, spesso portate avanti con parole inaccettabili e argomentazioni a dir poco capziose. La presenza di Hanuka a Lucca non è in discussione, e in ogni caso il suo coinvolgimento per la realizzazione del poster risale a un anno fa, dunque, al contrario di quello che pure si è detto, non è stata una decisione arrivata negli ultimi giorni. L’appello dei fumettisti, infine, esplicita che in ogni caso nessuno ha intenzione di «normalizzare» i bombardamenti su Gaza, né di appoggiare quelle che sono autentiche violazioni del diritto internazionale.”
Questo il 26 ottobre. Come si vede il giornalista dà per certa l’esistenza della lettera, cita i nomi di alcuni dei firmatari (tra cui lo stesso Zerocalcare) e dà come momento della diffusione della lettera la serata del 26 ottobre. Poi che succede? Il documento non viene mai diffuso. Passa il 26. Passa il 27. E il 28 ottobre, 48 ore dopo la pubblicazione dell’articolo su Il Manifesto, Zerocalcare annuncia che non andrà a Lucca, nei fatti boicottando il salone. La Bao Publishing, editore di Zerocalcare, nel suo comunicato dà ragione a Zerocalcare, attribuendo tutte le responsabilità di cosa successo a Lucca Crea. Infatti “se solo Lucca Crea avesse risposto per tempo non si sarebbe arrivati a questo”. Ma qualcosa non torna nei tempi.
Infatti, se Lucca Crea ha letto l’articolo apparso sul sito de Il Manifesto del 26 ottobre, dove veniva detto ESPLICITAMENTE che gli autori non volevano boicottare Lucca, perché avrebbe dovuto fare lei una dichiarazione, venendo incontro a cosa chiedeva Potere al Popolo? Perché accettare le condizioni di Potere al Popolo, se gli autori avevano fatto capire che non avrebbero boicottato Lucca? Se fino al 26 ottobre la strategia di Lucca Crea era stata quella di lasciar passare la sfuriata, contando sul non accoglimento da parte degli autori delle richieste di boicottaggio, e se apparentemente, per bocca degli stessi autori, la strategia stava pagando, perché Lucca Crea avrebbe dovuto fare una qualche dichiarazione CONTRO il patrocinio? Quindi fino al 26 ottobre sera Luca Crea aveva tutti i diritti di ritenere che non sarebbe successo nulla. Perché allora la BAO imputa a Lucca la “colpa”, per non aver emanato una dichiarazione per tempo? Quando doveva emanarla? Il 27 ottobre, ossia l’unico momento tra la notizia pubblicata da Il Manifesto e il comunicato di ZeroCalcare? E ancora: se il 27 Zerocalcare cambia idea e condivide con la Bao la sua decisione, perché la Bao non ha informato subito Lucca Crea? Se so che la situazione è cambiata di 180 gradi rispetto al giorno prima e il mio autore di maggior peso ha deciso di non venire, logica imporrebbe che io faccia di tutto per fargli cambiare idea, anche contattare subito Lucca Crea avvisandola della cosa e cercando con lei una soluzione.
Come si dice “timing is everything” e qui il timing non torna.
Ma torniamo al 28 ottobre. Zerocalcare annuncia la sua non partecipazione. In chiusura dei suoi messaggi dice di sperare che in futuro anche gli autori di fumetti palestinesi possano partecipare a Lucca comics, visto che ora non possono uscire da Gaza. La domanda è: quali autori? A Gaza non esistono autori di fumetti. Al massimo vignettisti. Non esiste una scena del fumetto palestinese. Esiste un unico volume di fumetto palestinese, pubblicato nel 2022 dalla casa editrice Marotta & Cafaro, Handala, un bambino in Palestina, raccolta di vignette opera di Naji al-Ali, vignettista palestinese morto nel 1987, volume passato sostanzialmente sotto silenzio da parte della critica. Verrebbe da dire, se fossimo cattivelli, che del fumetto palestinese non è mai interessato molto a nessuno. Ma torniamo all’appello. Chi sarebbero questi autori di fumetti, che vivono a Gaza e non possono venire in Italia? (E ribadisco “vivono a Gaza”, perché se ci sono altri autori palestinesi che vivono in Siria, Giordania, o altrove, possono venire benissimo a Lucca. SOLO chi vive dentro la striscia di Gaza non può muoversi. Quindi se si dice “autori palestinesi che ora non possono venire” ci si riferisce solo ed esclusivamente ad autori che vivono nella striscia di Gaza). Non si sa. Si pensa che esistano, ma non se ne ha la certezza. Comunque, Zerocalcare non viene a Lucca. E parte il coro di elogi. Ci sono anche voci dissonanti come quella del direttore Manieri, che così nella mattina del 28 commenta la notizia: “Quindi il tema è Zerocalcare. Non va a Lucca. Non va per il patrocinio di Israele. Non va perché non se la sente di festeggiare mentre a Gaza sono bloccate 2000.000 di persone. A Gaza erano bloccate anche prima del patrocinio, però prima, cioè l’altro ieri, sarebbe andato. Quindi la differenza tra l’indignazione e la partecipazione è in un logo. È tutto così didascalico. Monodimensionale. Involontariamente satirico.Bella Zero, mangia un gelato!”.
Chiudo con alcune riflessioni.
A: Leo Ortolani ha fatto un’altra scelta. Se un lettore va allo stand dove Ortolani è presente e vuole la sua firma, ha detto che si porterà delle cartoline realizzate da lui, solo ed esclusivamente per Lucca 2023, e se ne vuoi una devi lasciare un’offerta minima di 5 euro. Alla fine i soldi raccolti con queste offerte saranno devoluti a un’organizzazione umanitaria che si occupa di dare assistenza medica ai bambini. Il punto è sempre lo stesso: Qual è l’obiettivo che mi pongo? I mezzi che uso sono i più efficaci per raggiungerlo?
B: Se per me Alessandro Bottero rispetto alla manifestazione X ha fatto una scelta coerente e da approvare e lo dico pubblicamente lodandolo, come faccio poi ad adottare un comportamento OPPOSTO a quello preso da Alessandro Bottero? Se Alessandro Bottero decide di non andare a X, e te lo lodi, e dici che è una scelta coerente, e “ce ne fossero di più come lui”, poi con che faccia vai a X? Certo, posso sempre dire “Alessandro Bottero non ha bisogno degli incassi di Lucca. È un autore affermato, ricco, vende tutto l’anno. Io invece sono un poveraccio che solo a Lucca vendo abbastanza per pagare il tipografo, e mettere da parte qualche euro per l’inverno”. E va anche bene. Ma almeno la sincerità di dirlo. “Ti ammiro, sei coerente, vorrei poterlo fare anche io, ma non posso perché te ti puoi permettere di essere coerente. Io no”.
C: Boicottare X perché Israele lo patrocina non dice UNA parola che è una su Hamas e sul suo terrorismo. Anzi, involontariamente lo rafforza. C’è consapevolezza di questo o no? C’è consapevolezza che boicottare X perché “non ce la faccio a sopportare quel logo come ente patrocinatore”, alimenta e rafforza la cultura del NON dialogo, dello scontro ideologico, del “con te non ci parlo, e il mondo sarà migliore solo se svanisci”?
Ci rendiamo conto che negare il valore di Lucca 2023 solo perché c’è il logo dell’ambasciata di Israele significa dire che la semplice esistenza di quel logo sporca in modo incancellabile Lucca Comics 2023, e che (conclusione non detta, ma logicamente deducibile) il mondo potrebbe essere un posto migliore se quel logo (domanda: e anche lo stato che rappresenta?) non esistesse?
Ci rendiamo conto, in sintesi, che boicottare Lucca per la presenza di un logo, potrebbe essere solo il primo passo di un percorso che può portare a conclusioni non molto diverse da cosa afferma Hamas nel suo statuto, quando scrive che lo stato di Israele deve scomparire?
Se ne siamo consapevoli bene. Se non ne siamo consapevoli, allora forse sarebbe meglio riflettere prima di lasciarsi convincere a fare, o dire, cose sicuramente fatte in buona fede con le intenzioni migliori, ma che riflettendoci possono suscitare più di un dubbio.
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