Intervista a Roberto Diso
È un bel sabato di dicembre, quello in cui incontriamo nel suo studio di Cesano, lo storico disegnatore dell'avventuriero bonelliano. Non prima, però, di esserci concessi un bel piatto di fettuccine ai funghi porcini che gustiamo, "al solito posto". Lo studio è grande e traboccante. Alle pareti fanno bella mostra di se i quadri che il Maestro ha realizzato parallelamente alla sua brillante carriera di disegnatore.Sul grande tavolo da lavoro, campeggiano schizzi, bozzetti, tavole, lampade da disegno e un po' ovunque sono disseminati pennelli, carboncini, matite...
In queste settimane la Gazzetta dello sport sta ripubblicando Mister No con pregiati albi a colori. Ma chi è Mr No?
È certamente un tipo di personaggio che riflette le caratteristiche psicologiche di Sergio Bonelli…
Quali sono?
Senza alcun dubbio l'amore per la natura e per le cose che vanno scomparendo poco a poco. La civiltà che avanza in quei luoghi dove il tempo sembrava essersi fermato. E indubbiamente lo spirito d'avventura, perché Sergio Bonelli certi ambienti li ha visitati di persona quando ancora l'uomo bianco non era così recente nelle parti più remote dell'Africa e dell'America meridionale. Personaggi che ormai sono scomparsi lui li ha visti e ci ha parlato. Correndo anche certi rischi perché in certi posti tutto può succedere. In altre parole, Mr No è l'insieme delle caratteristiche di Sergio e di qualcuno che lui ha incontrato durante i suoi viaggi. Per esempio qualcuno di quei piloti che lo hanno portato in questi luoghi remoti. Uno in particolare credo abbia contribuito a creare nella sua mente questo personaggio fuori dal mondo. Uno che si faceva chiamare Capitan Vega, che successivamente agli eventi bellici è espatriato.
Di dov'era?
Credo fosse un baltico.
E di tuo cosa c'è in Mr No?
Quando ho conosciuto Sergio Bonelli lui mi disse che aveva nel cassetto un paio di storie di questo personaggio, impostate da altri. A quel punto mi disse che avrebbe voluto rivederlo da un punto di vista grafico. Qualcosa non lo soddisfaceva del tutto e mi chiese di intervenire.
Quali sono i tuoi interventi?
A quell'epoca seguivo con interesse le attività di Walter Bonatti e lui spesso aveva ai piedi dei gambali di tela a protezione delle gambe, io le ho adottate per Mr No. Completai la sua immagine mettendogli addosso una blusa. Tutto quì…
Uhm... Io so che c'è qualcosa di tuo anche nel volto...
Beh, sì...lui mi disse:" Perchè non gli fai i capelli come tuoi?" Avevo le tempie ingirgite e gliele feci. Io penso che le tempie grigie rendevano il personaggio più maturo e consapevole. Aveva combattuto in due guerre la Seconda Mondiale e in Corea. Era uno che ne aveva viste di tutti i colori.
E questo incise non poco sul carattere poco malleabile...
Diciamo che il personaggio era diventato antagonista delle regole più vincolanti del così detto vivere civile, che gli stavano strette.
Da qui, in soprannome...
Esatto. Mr. No. Quando qualcosa non gli va giù, si ribella. Da qui nasce la scelta di isolarsi e vivere in un mondo più vero. Del resto, se sei sopravvissuto a due guerre, qualcosa dentro di te si rompe. O meglio, guardi le cose da altre prospettive.
Certamente, sembra un sopravvissuto. Anche vivere in certi posti non significa essere automaticamente liberi. C'è sempre qualcuno che rompe le scatole. Lui si scontra con chi usa ogni mezzo per assoggettare questi luoghi ad un pensiero globale. Queste popolazioni cercano di resistere quanto possono a queste aggressioni ma non hanno gli strumenti per combattere ad armi pari.
L'essere donnaiolo a chi corrisponde?
(ride) a lui. Sergio era molto sensibile alle donne, questo è certo. Ci ha messo molto del suo.
Oggi è ancora attuale?
Direi proprio di sì. Mr No è stato alfiere di un rapporto con la natura più diretto e consapevole che ai tempi del suo lancio era agli albori.
Cosa direbbe oggi, Mr No?
Bella domanda, oggi probabilmente direbbe "Quanto avevo ragione...". Il sovraffollamento, per dirne una…
Ti diverti ancora a disegnare Mr No?
Mr No, ce l'ho nel cuore. Ha coinciso con l'amicizia con Sergio Bonelli del quale condividevo molte delle posizioni che lui portava avanti anche con lo strumento del personaggio. Mr No ha ancora una sua validità perché molti giovani stanno diventando più consapevoli rispetto al passato, dei pericoli dell' omogenizzazione del mondo.
Le tue idee ti hanno mai messo in difficoltà?
Beh, quando mi capita di parlarne con qualcuno, solitamente storce il naso. In qualche modo l' ipercontrollo fa sentire più tranquilli. Vivere senza correre troppi rischi fa vivere meglio. Da un certo punto di vista, lo comprendo. Ma penso anche che un uomo libero preferisca correre qualche rischio e sentirsi tale.
Hai prestato il tuo segno anche a Tex, come ti ci sei rapportato?
Non mi sento molto affine. Non posso dire che mi dispiaccia, anche lui è un portabandiera del giusto vivere. Ma non bisogna dimenticarsi che Tex opera in un'altra epoca. E soprattutto in un ambiente in cui i rapporti sono più diretti. Non sono mediati dalla convenienza ma dalla pistola. Quindi per Tex è più facile muoversi in maniera essenziale.
Cosa auguri a Mr No?
Di continuare a condurre la sua battaglia di libertà, anche oggi.
Ti capita mai di litigarci?
No (sorride), non rispondo... allora diciamo che non mi capita anche perché condivido molti dei suoi atteggiamenti. Il rispetto per le donne, compreso le prostitute, che sono personaggi che si possono criticare anche troppo facilmente. Ma lui non entra nel merito, guarda l'essere umano nella sua complessità. Gli eccessi di cinismo e la bontà che trapela. E ognuna si porta dietro il suo vissuto.
Paracadutismo, subacquea, equitazione...vi unisce anche una certa spericolatezza.
I miei hobby. La subacquea la devo a mia moglie, la passione dell'andare a cavallo, a Sergio. Il volo, invece, è solo mia.
Quanto condividi psicologicamente il personaggio?
C'è un episodio che mi riguarda, quando io potevo avere una ventina d'anni ed ero alle mie prime esperienze nel lavoro nel fumetto, mio padre aveva l' opportunità di farmi entrare in banca. Quando andammo a parlare con questa persona per farmi assumere, io pensavo di non avere le caratteristiche. Il direttore di banca mi disse che avrei potuto cominciare dal giorno seguente,sceso le scale, passando nell'atrio ho visto questi personaggi dietro gli sportelli e mi ci sono visto io. Per anni e anni.. dissi a mio padre che no me la sentivo di fare quel lavoro. Feci una scelta di libertà. E mio padre non fece una piega. Considera che ero agli inizi del mio lavoro e guadagnavo la decima parte di un bancario ma feci comunque quella scelta. Di cui non mi sono mai pentito.
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