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Torna Madre Mostro, la bio-antologia Horror firmata da Paolo Di Orazio

Aggiornamento: 7 gen 2022


La prima volta che incontrai Paolo Di Orazio era un altro tempo. Era persino un altro secolo. Lui suonava nella più assurda e geniale band di rock demenziale, così erano definite in quegli anni certe formazioni e io ero fresco della direzione di una rivista che si occupava di cinema, arte, letteratura e appunto, musica. Su invito di un caro amico dal nome romantico, Renato Venturiero della Rosso di Sera edizioni, andai a vedere Latte e i suoi derivati impegnati assieme agli altri gioielli dell’etichetta (c’erano anche Tom Sinatra e Claudio Passavanti)in uno show case messo su dal loro infaticabile manager e discografico. Infaticabile ma non indistruttibile, purtroppo quel galantuomo con un amore infinto per la musica si sarebbe prematuramente spento non molto tempo dopo (ricordarlo in questa circostanza mi è dolce). Comunque, il resto è storia. Paolo è un eclettico e coltiva da sempre diverse espressioni artistiche. Allo stesso modo di Lillo e Greg veniva dal disegno e da quello, come è ben noto, non s’è mai allontanato, nonché dal menar tamburi, come recita il suo profilo facebook. E neppure dalla saggistica, se è vero come è vero che Madre Mostro, il suo volume dedicato all’horror in ogni sua declinazione, compie trent’anni. La giusta distanza per una nuova, aggiornata edizione.


Ciao Paolo, bentrovato. Questa riedizione di Madre Mostro trent’anni dopo è puramente celebrativa o propone parti inedite?

Ciao Pier Luigi, grazie. Dunque, volevo che questo libro fosse ricco. È diventato un testo museale. Di me e dell’horror classico. Di inedito, questa riedizione propone: un racconto, illustrazioni e una parte saggistico-biografica dell'horror in Italia negli anni della mia formazione, anzi, forse farei meglio a chiamarla iniziazione, tra il 1970 e il 1974, raccontando il fumetto, i libri, la televisione di quei tempi in materia. Quindi, bozzetti e fotografie mai pubblicati prima legati alla raccolta.


Caspita! Guardavi film horror a 6/7 anni?

Ho iniziato prestissimo: tutto quello che passava in Tv dai tempi del bianco e nero, io dovevo assolutamente vederlo.


Già! Gli italianissimi gotici con nani, boia e donne discinte e spettacolari...

Esattamente quelli! E tutto quello che poi si scatenò con le reti private... tra horror, gotico e fantascienza. Il mio primo film è “Il cervello di Frankenstein”, con Gianni e Pinotto, che vidi nel 1972.


Ricordo distintamente l’epopea delle prime tv private e la caotica messe di film in palinsesto. Nello specifico, quali ambiti dell'horror tocchi nella sezione saggistico-bio..?

Li coinvolgo tutti: fumetto, narrativa, musica e televisione, andando per ordine temporale. Ancora non sono arrivato a raccontare completamente i miei 18 anni (ho iniziato sul precedente volume “Zio Tenia, racconti bestiali”). Praticamente vado a strascico, raccontando il mio percorso formativo ripercorro il mercato horror in cui ero immerso. È un po' una narrazione-fiume.


Ma fissando le pietre miliari, non mancheranno Albert e l'uomo nero, La baronessa di Carini...e La casa delle finestre che ridono...

Diciamo che la panoramica include quello che ho masticato io direttamente,

è un saggio-egocentrico altrimenti, mi perderei nell'universale. Comunque, la mia biografia-saggistica sull'horror prosegue nei libri che arriveranno dopo Madre Mostro.

Ho deciso di fare una vera e propria collana che coprirà i miei titoli fra il 1989 e il 2009, che sono ormai fuori catalogo e introvabili. In questi volumi, la mia narrazione sarà la voce integrante delle riproposte a venire, analizzando le mie fonti del passato e le ispirazioni relative a ciascun titolo.


Figo! Un flusso di coscienza filologico...in sostanza il tuo approccio è su base "sensoriale", più che di critica, ti ci avvicini saggisticamente per quello che ti hanno lasciato dentro

Sì, esatto. Non propongo un’analisi accademica, non avrebbe senso nella mia intenzione.


Ecco, mi hai anticipato…

Mi piace l’idea di raccontare l’horror, del come e del perché abbia influenzato me.


Esattamente come funziona l’accordo con la piattaforma Amazon, è una sorta di Self publishing?

No, non direi, il termine self-publishing è improprio. Amazon offre il sistema Kdp (Kindle Direct Publishing), che è un contratto editoriale vero e proprio. Una sorta di esclusiva indeterminata con Amazon. È l’autore che decide quando pubblicare e quando togliere l’opera dalla piattaforma.


Come non detto. Addentriamoci al suo interno, che troviamo, graficamente?

Allora, la veste grafica e l'impaginazione è fatta tutta da me. 328 pagine A COLORI e la resa a colori di Amazon è davvero strepitosa. Ottanta immagini fra illustrazioni mie, bozzetti e fotografie. Ci sono copertine di riviste, locandine di film, mie foto d'epoca e ho inserito i racconti nella loro versione originale (tranne qualche ritocco necessario). Le pagine della parte narrativa non sono bianche ma incorniciate in una immagine “rovinata”, effetto mostruoso.


Caspita! Un corredo monumentale!

Sì, ho voluto fare un mammut e ne vado fierissimo.


E ti credo. Me ne manderesti un paio d'illustrazioni tanto per ingolosire i lettori?

Certo! Anzi, le stavo preparando, per metterle anche su FB


Vecchio volpone…

Eh! Eh! Sì, devo far vedere un po' la mercanzia perché il prezzo di copertina è un po' alto.


Il racconto di cosa parla?

L'inedito?


Sì. Senza anticipare troppo...

L'inedito si intitola “L'esorcismo Texicano di Young Wild Sharona”.

Ambientato, appunto, in Texas ai giorni nostri. Protagonisti un pastore protestante e suo figlio che si ritrovano per affrontare un conflitto impossibile.


Sharona è un omaggio alla mitica Sharona dei Knack?

Esattissimamente. Che, come ho scritto nel saggio, fu la sigla di apertura di una mitica serie televisiva su Rai2 del 1979: “Sette Passi nel fantastico”.


Eh già! E poi è un brano ancora meraviglioso

Vero!


Cavolo! Mi viene proprio voglia di leggerlo, 'sto libro…

Mi fa molto piacere.


Si può acquistare solo su Amazon?

Solo su Amazon


Quanto e in cosa sono cambiati l'horror e la fantascienza dal periodo che hai preso in esame a oggi?

Secondo me oggi questi due ambienti si basano troppo sulla spettacolarità, le chiacchiere buoniste, i conflitti irrisolti di famiglia, o tra amanti o alleati, o dilemmi interiori, gli scheletroni nell'armadio per allungare il brodo. Troppe chiacchiere, troppe. Hitchcock diceva: “Un film dove si parla troppo è un film sbagliato”. Sarà manierismo d'altri tempi, ma io voglio fare parte a questa categoria. Così come mi annoiano i romanzi lunghissimi dove si chiacchiera per fare “massa”. Le parole come steroidi per gonfiare poche idee. Ecco, di questa roba sono nemico numero 1.


Luigi Cozzi che ho intervistato recentemente puntava l’accento sull’atmosfera.

Gli horror di un tempo andavano al sodo, all'emozione, all'atmosfera. Oggi si parla troppo.


Direi che oggi si parli un po’ troppo ovunque. Il volume tratta anche fantascienza, giusto? Ho la sensazione che la tua riflessione sia analoga. Il volume tratta gli anni settanta ma dell’ultimo cinema di genere che opinione hai?

Sì, su Madre Mostro parlo anche un po’ della fantascienza, ma non approfonditamente. Quel poco che ho visto ultimamente non mi ha entusiasmato. Ma vorrei anche precisare che a parte Transformers e King Kong di Peter Jackson non mi appassiona più tanto come un tempo. Quel poco che ho visto è stato tremendo. Eccetto The Arrival, non male, Prometheus, bellissimo e Interstellar.


Un paio di titoli di horror contemporaneo che t’hanno deluso?

“Il circo dei vampiri” di Richard Laymon. L'ho trovato lento e verboso. In ogni caso, Laymon è un grandissimo. Ho tradotto il suo The Beast House per Independent Legions Publishing col titolo Il ritorno della Bestia e la sua scrittura è spettacolare… in inglese, intendo. “Soffocare” di Chuck Palahniuk. Non so se dipenda dalla traduzione, ma l'ho trovato ostico. Gusti miei, naturalmente, stiamo parlando di un gigante. Onde evitare minacce di morte cosa che tra parentesi è già successa , non parlerò di Stephen King. Che per me è un mito.


Ti hanno minacciato di morte perché lo hai nominato?

Sì, ho fatto uno scambio di battute su una presunta frase che King ha pronunciato su Lovecraft. Di lì, la discussione è degenerata, quindi l'augurio a me di morire.


Sconcertante...

Ci sono rimasto malissimo. Ma non importa, le maledizioni sono sempre un boomerang: l’universo è un campo riflettente.


La prima edizione esce nel 1991, appena due anni prima veniva giù il Muro di Berlino e una stagione di libertà e splendore sembrava all'orizzonte. Gli anni 90 si sono aperti co L'Iraq, poi la crisi in Jugoslavia, Mani pulite, e gli omicidi di Falcone e Borsellino; Clinton e il non-sesso, la New economy; Arriviamo al nuovo millennio: Torri gemelle; bolle economiche; Isis; il politically correct pilotato; La cancel culture; il covid. A questo punto hanno ancora senso le narrazioni horror?

Certamente. L’horror è la metafora della nostra realtà. Serve a fare un ritratto non troppo distante dei nostri ideali frantumati o repressi. Non dimentichiamo che la migliore fonte di ispirazione è ciò che ci circonda. È sempre stato così, sempre lo sarà.


Chiudiamo in bellezza, sono passati 25 anni quasi precisi dalla prima volta che t'ho intervistato...ti ritrovo in splendida forma

25?????? Caspita, mi fa molto molto piacere, grazie! Ce la metto tutta. Però, venticinque anni…


Eh già! Cineporto '96 coi Latte...

Quanto tempo, pazzesco...


Eh no? Quella volta, tocco a te e Lillo... un secolo... quando v'intervistavo, di solito le interviste si chiudevano così: ci fate o ci siete?

Che spettacolo!

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