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Veleggia lontano tra le stelle, Matsumoto Sensei! Si è spento il padre di Capitan Harlock!

Aggiornamento: 9 ago 2023

In pochi hanno saputo dare forma e sostanza agli archetipi dell’avventura come il coraggio, il viaggio, l’ignoto, il sacrificio e il conflitto, quanto Leiji Matsumoto.

Pleonastico raccontarne la rilevanza nell’ambito della narrazione per fumetto e animazione. Matsumoto, nato in un Giappone cosparso di cenere e macerie da esplosione nucleare, ha ricercato per tutta la sua esistenza la chiave per spiegare l’inconcepibile. E lo ha fatto mettendo in fila una galleria di eroi immortali.

Osservandone il corpus appare evidente come la statura da narratore di Matsumoto sia pari a quella di Dumas, Pratt, Salgari, Burroghs e Stevenson. Vale a dire i maggiori narratori di avventure della storia della letteratura. Il fatto che lui si sia espresso attraverso il fumetto (manga) e l’animazione (anime) non ne ridimensiona l’oggettiva grandezza se messo sullo stesso piano di autori che hanno utilizzato la scrittura.


Grazie alle sue visioni abbiamo esplorato la profondità dello spazio e simultaneamente, quelle del nostro spirito. La sua poetica ci ha condotti lontano, e se in molti, compreso chi scrive, hanno intrapreso la strada della narrazione, è grazie alla forza suggestiva delle sue creature. Nello spazio ha ricreato gli oceani. Lo spazio di Matsumoto è una vastità infinita in cui naufragare. Lo spazio, per i suoi eroi è ciò che fu il mare per Ulisse e Giasone.


Danguard, il suo contributo al genere robotico, segna un punto di svolta nella narrazione dei Mecha, i Grandi Robot avviati da Go Nagai.

Con Danguard e la sua corsa verso Prometeo il Mecha cambia pelle, seppur di metallo pesantissimo, Matsumoto introduce quell’impianto più realistico che avrebbe poi avuto sviluppo in Gundam e Briger.

I nemici non sono antiche razze dimenticate di umanoidi o rettili emerse dal sottosuolo o alieni colonizzatori giunti da stelle lontane, gli avversari sono umani. Hanno lo stesso obiettivo ma per scopi opposti. Vagano nello spazio alla ricerca di una soluzione per salvare l’umanità, anche i tre cyborg di Starzinger, adattamento spaziale di Viaggio in Occidente, romanzo cinese di età medievale che narra le avventure di Son Goku, il re scimmia che in questa Odissea cosmica ha le fattezze del potentissimo Jan Coog. Il cyborg terrestre ha il medesimo potere del re scimmia, di cui indossa la coroncina, può aumentare le sue dimensioni e al posto della nuvola pilota o monta in piedi su un velivolo da combattimento, lo Starcrow estremamente versatile ed armato di giavellotto astrale che ricorda l’asta del personaggio originale. Lavoro maturo in cui trovano concepimento stilemi cari all’autore come l’accettazione di sé e la volontà di migliorarsi, la compassione e il romanzo cavalleresco. Il finale è emblematico: i tre cyborg attaccano il quartier generale di Satan Golgoa, Jan Goog lo sconfigge in un corpo a corpo ma è la sensibilità della Principessa Aurora ad accorgersi che i mostri che li assediano sono creature sotto un sortilegio di trasformazione. Irradiando la benefica energia galattica li riporterà alla vita. Arrivati all’inevitabile concedo, Hacca e Gorgo prendono il volo dopo aver solennemente salutato Aurora, mentre Coog , incapace di esternare i suoi sentimenti si defila dalla sua amata. Solo dopo raggiunge i suoi compagni a largo del Grande Pianeta per salutarli e poi scortare la nave della dottoressa Kitty sulla Terra.

La fantasia di Matsumoto va di pari passo con la sua passione per l’Europa e per la tecnologia retrò. Ecco che una locomotiva C62-48 è in grado di viaggiare nello spazio, ma non solo quella, solca le correnti cosmiche anche la Yamato, la leggendaria nave da guerra dell’Impero. Al suo comando troviamo un eroe di guerra, l’anziano capitano Jūzō Okita, da noi noto come Avatar (nel 1980 fu proiettata la versione proveniente dagli USA), ai suoi ordini un manipolo di cadetti, tra di essi spicca il tenente fuciliere Susumu Kodai. Inizialmente assegnato al dipartimento armi, prenderà il comando nel proseguo del viaggio verso Iscandar. Susumu è anche un abile pilota, a bordo del suo Cosmo-Zero saprà farsi valere in più di un combattimento. Zero, come i formidabili caccia nipponici della Seconda Guerra Mondiale. Susumu , legato sentimentalmente a Yuki Mori, Daisuke Shima (Mark Venture), Shiro Sanada (Sandor), Kato Saburo (Conroy) formano una plancia di comando eccezionalmente giovane. Non è un fatto casuale, Matsumoto, come pure Tomino, ricorre ai giovani per rappresentare ciò che la sua generazione dovette affrontare : l’impossibilità di un passaggio alla vita adulta con la spensieratezza che ogni giovane dovrebbe assaporare. Un messaggio molto forte, messo in scena mediante un gruppo di ragazzi che immolano sé stessi per raggiungere Iskandar e contrastare le armate del Supremo Deslock.

Dell’universo narrativo costituito da Galaxy Express 999 e Star Battleship Yamato denominato Leijiverse, fa parte il personaggio inequivocabilmente più iconico tra quelli di Matsumoto: Capitan Harlock, pirata dello spazio! Eroe romantico e misterioso a capo di una ciurma di intrepidi e coriacei corsari. Naviga nel mare di stelle a bordo del suo incrociatore l’Arcadia o Alcadia, nome che evoca un’epoca mitica di pace e serenità.

Tutto ciò che lo circonda è pura mitologia delle immagini; l’incrociatore-veliero dotato di un autentico castello di prua, la benda pirata sull’occhio destro, l’ampio mantello, conferiscono ad Harlock la dimensione di un personaggio fuori dal tempo, insieme futuro e passato. Harlock è filologicamente un discendente di Sandokan e del Corsaro Nero. Legato sentimentalmente a Maya che perderà ne L’Arcadia della mia giovinezza e amato da Meeme, combatte per la libertà della Terra e per l’identità degli esseri umani.

Quello dell’identità è un tema ricorrente che attraversa ognuna delle epopee cosmiche di Matsumoto e in ciascuna di esse ne ha rivendicato il valore e la dignità. L’afflato delle sue opere è fortemente identitario, dietro la metafora dell’appartenenza ai terrestri i suoi personaggi riflettono il riconoscersi nelle tradizioni nipponiche. Ha spiegato al mondo cosa sia l’identità per un giapponese, ricordando a tutti che ciascuno appartiene alla sua terra. Nelle sue opere, come del resto nell’estetica manga-anime, si conciliano riferimenti alle culture esotiche con elementi della tradizione, sensibilità e storia del Paese del Sol Levante.


Il lascito di Matsumoto è inestimabile, assommato costituisce un corpus di sublime epica moderna che seppure sul piano formale riflette alcuni canoni estetici del periodo in cui molto fu concepito, pensiamo ai capelli lunghi dei personaggi maschili e ai pantaloni a zampa d’elefante, è un corpo di opere monumentale dalla forza narrativa universale. Come del resto sono universali gli archetipi del viaggio, dell’eroe, dell’ignoto, della sopravvivenza nonché la bellezza di certi mari di stelle e la poesia che pervade i suoi personaggi. Un insieme di ingredienti ben miscelato è il segreto alla luce del sole di Leiji Matsumoto.


Grazie per Harlock, Emeraldas, Fritz Harken, Jan Coog, Susumu Kodai, Yuki Mori... uno solo di questi personaggi farebbe la fortuna di qualsiasi autore.

Buon viaggio in quel mare di stelle sensei che è da sempre la tua casa, ti siamo grati di tutto questo e per molto più ancora.

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