Due a zero con autogol. Tutto qui. Oltre ad un rigore non assegnato ma al di là dell'episodio resta quella che è una deprimente costante. Perché è bene dirlo a chiare lettere: la Roma contro le avversarie dirette non ne indovina una. Buon per lei che coi tre punti presi contro il Verona ne ha due in più del girone d'andata ma è una magra consolazione. Tutto sommato il fato continua a sorriderle se è vero che oggi avrebbe potuto ritrovarsi quarta assieme al Napoli. Ma i partenopei sono forse persino più volubili dei capitolini. Prendono due sberle da
Pandev, altro eterno fuoriclasse di un campionato per Masters (o vecchie glorie), e mancano l'aggancio che per la Roma sarebbe stata una mazzata, tenendo conto che il Napoli deve recuperare un turno proprio con la Juve. Questo è un campionato che dalla testa alla coda si definisce punto a punto con sorpassi e contro sorpassi che se da un lato lasciano tutti in corsa, dall'altro sfiniscono, logorano chi non è abituato all'alta tensione. In soldoni, se i giallorossi non cominciano a vincere pure qualche scontro diretto si ritorna a respirare aria di sesto posto. Le assenze c'erano e anche pesanti perché nessun dubbio che Pellegrini e Pedro più Zaniolo spostano in un senso o nell'altro ma se la sconfitta è sistematica o quasi, non possono essere un alibi. Aggiungiamo che se la sconfitta è quasi una regola, evidentemente pure loro non hanno inciso, almeno fino ad ora ma nel dubbio, meglio averli. Di positivo c'è che Cristante ha dimostrato nel test più probante che nel vecchio ruolo può dire ancora la sua. Ibanez, di segno opposto, conferma che certe partite non sono nelle sue corde. Per ora...
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