Se ci fosse stato mio papà...
Il 22 Aprile di 106 anni fa nasceva nella Lunigiana Dino Viola, Presidente del Secondo Scudetto della Roma. In questi giorni di grande confusione nel Mondo del Calcio, ho fatto un piccolo passo indietro nel tempo per capire o cercare di comprendere come si sarebbe potuto comportare Dino Viola di fronte al progetto della Super Lega. Ne ho parlato con il figlio, Ettore…
Ciao Ettore, come stai?
Tutto bene. Ora sono a Roma, ma sono stato dalle parti dove è nato mio padre e prima di lui mio nonno Ettore. Conosci la Lunigiana? È una regione storica italiana che si trova tra Liguria e Toscana. Sono andato nella casa che era di mio nonno.
Hai seguito immagino il progetto della Super Lega e il suo successivo fallimento, che idea ti sei fatto?
Che il calcio non è l’Nba, il calcio si fa alla vecchia maniera.
Chiudiamo un attimo gli occhi e pensiamo che ci troviamo a casa di tuo papà e arriva la chiamata di Florentino Perez per chiedere alla Roma di entrare nella SuperLega…
Ti fermo subito intanto, io sono a casa di mio padre ora (ride)…a parte gli scherzi, mio padre entra nel calcio per fare grande la Roma e rilanciare l’immagine di Roma e dei romani, lui che poi non era romano. Tutto quello che fa per la squadra però non lo fa per fare profitto, tutto era fatto con passione. La grande passione l’ha portato a rivaleggiare con le più grandi squadre di Italia e di Europa. Non voleva guadagnare, voleva diventare Presidente di una cosa che ha sognato fin da piccolo. Mi piace fare l’esempio dello stadio…
Eh lo stadio, raccontami Ettore…
Lo stesso progetto stadio ti dimostra quanto la passione era alla base di tutto: disse ai sindaci che si sono succeduti: “l’area sceglietela voi, il costruttore trovatelo voi”. Tutto era finalizzato al buon risultato della Roma come squadra.
Tuo padre è stato un esempio perfetto di “progettualità”. Pensi sia possibile ancora un calcio così?
Ci sono dei club che lo fanno ancora, Atalanta e Ajax su tutte. Però è molto più difficile di prima. Se hai un grande talento nel vivaio e ti arriva la squadra dell’emiro con tantissimi soldi poi è complicato trattenerlo. Comunque resto sempre dell’idea ripensando a Dino Viola che le cose fatte con passione portano sempre ad un risultato.
Da Agnelli ad Agnelli, avendo conosciuto l’Avvocato, pensi che avrebbe mai partorito un progetto come la Super Lega?
Penso che il Dna della dinastia Agnelli sia uguale. Poi il calcio è molto cambiato. Oggi con l’ingresso di Emiri e fondi americani le cose sono molto diverse rispetto a 40 anni fa. Per l’Avvocato è stato più facile primeggiare in Europa.
Andrea Agnelli pochi giorni fa ha detto: “Sono ottant’anni che vinciamo sempre noi”, ripensando ai centimetri di Turone e a parecchi torti arbitrali. Ti senti di dire qualcosa al Presidente della Juve?
Mi ha fatto ridere una frase che è stata detta: “Come fa la Juventus a fare la Super Lega se 15 anni fa era in B”. È vero ma è innegabile che le tre squadre del nord hanno vinto più di tutte. Però ci sono state anche tante realtà importanti e vincenti: la Roma, il Verona, la Sampdoria di Mantovani, Il Napoli di Maradona, la Lazio. Il calcio è bello perché c’è competizione. Questo penso sia il motivo del fallimento di questo progetto. È chiaro che questi grandi club avrebbero fatto la Super Lega per tutti i debiti che hanno. Certo poi bisognerebbe capire come mai con il Fair Play finanziario si sia creata questa situazione.
Hai letto il comunicato dell’As Roma contro la Super Lega?
Si si e mi è piaciuta tantissimo. Lo condivido pienamente, sia per il contenuto che per la tempestività. Così come mi sono piaciuti Klopp, Guardiola, De Zerbi.
Ti piacciono i Friedkin?
Si, mi piacciono per la loro presenza fissa. Seguono la squadra, gli allenamenti. Una piccola considerazione però voglio farla. Qualche romano nella società lo metterei. Qualcuno che possa dare un valore aggiunto. Ad esempio in futuro spero tanto di rivedere a Trigoria Daniele De Rossi.
In che ruolo?
Come allenatore. Sento che un giorno sarà sulla panchina della Roma.
Auguri Presidente Viola.
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