Sognare è lecito: Hubert Hurcacz, n° 14 de seeding, è il quarto polacco tra uomini e donne a raggiungere le semifinali di un torneo del Grande Slam. Dall'altra parte della rete il nostro Matteo Berrettini, primo italiano dopo Pietrangeli ad arrivare in semifinale a Wimbledon. Una sfida del genere ha già in sè qualcosa di memorabile. Servirà forse ad alimentare un sogno azzurro che ha dell'incredibile, per quanto visto finora?
Inizio in cui i due contendenti si studiano reciprocamente. Fino al 3-2 il polacco tiene botta, pare esserci partita, ma a seguire ecco 10 game consecutivi dell'alfiere azzurro che ribaltata la situazione già nel primo set (vinto 6-3) e impiega un tempo record per lasciare a zero l'avversario nel secondo, talmente rapido da avere quasi un effetto subliminale!
6-3 6-0 per Berrettini, in appena 62 minuti di gioco. Viene quasi da chiedersi. stiamo sognando ad occhi aperti?
Fino a questo momento del torneo il polacco si era mostrato solido, combattivo da fondo, tatticamente preparato. E anche in questo inizio così incerto, qualche bella volée sembrerebbe confernare almeno tempismo e buon posizionamento sotto rete. Ma per il resto è un monologo dell'azzurro. Svariati ace, pochissimi errori, dritti devastanti. E sul finire del secondo round l'espressione del volto di Hurkacz la dice lunga: tanta sconsolatezza, da farlo apparire quasi il classico "pugile suonato".
Primo game del terzo set per Berrettini e bisogna aspettare il successivo, prima che si interrompa una serie positiva durata a questo punto la bellezza di undici game. Hurkacz riprende un po' di coraggio. Prova a spezzare il gioco dell'avversario attaccando più spesso. E così si va sul 3 pari.
Assai combattuto il settimo grame, tradizionalmente importante, ma è Berrettini ad aggiudicarselo. Poi Hurkacz si rifa vivo a rete, anche stavolta con ottimi risultati. Ma gli errori da fondo continuano a condizionarlo negativamente... pure il cosiddetto "occhio di falco" dà l'impressione di essergli avverso: solo una volta gli aveva dato ragione, permettendogli di ripetere la prima di servizio, ma lui lo aveva "ringraziato" facendo doppio fallo. Adesso, nei momenti decisivi, i controlli richiesti dal polacco finiscono per dargli regolamente torto. E intanto lui si ritrova a servire per rimanere nel match.
Il confronto si è fatto comunque più acceso. E si vedono finalmente scambi belli, elaborati. Peccato soltanto, per i colori azzurri, che ciò porti al 5 pari. Dopo il servizio tenuto imperiosamente da Berrettini (con l'ennesimo ace nel conto, salatissimo, servito all'avversario) ecco rifarsi sotto Hurkacz, che risponde colpo su colpo e sotto 5-6 si aggiudica un difficile game ai vantaggi. "Mai dare per morto un polacco", come disse il chirurgo di papa Wojtyła. E il connazionale di Giovanni Paolo II non è certo da meno: nei precedenti turni del torneo aveva dimostrato di essere glaciale al tie break, qui approfitta di qualche errore del nostro (compresa una volee di dritto che grida vendetta) per portarsi a casa l'unico set veramente lottato e costringere l'avversario al quarto.
Bisogna fare tabula rasa. Il livello dell'incontro si è alzato, ma Berrettini nei primi game del quarto set dimostra di aver ripreso il ritmo giusto. Il break fa presto ad arrivare. E sul 5-3 per Berrettini arrivano due match point consecutivi. Annullati. Hurkacz tiene a fatica il proprio turno di servizio, ma il destino è segnato: complice una gran volée aiutata dal nastro nei primissimi punti del game, Berrettini si aggiudica un match storico: 6-3 6-0 6-7 6-4 il punteggio finale, con 22 ace all'attivo. Berrettini aveva fatto la Storia, arrivando in semifinale a Wimbledon, ora diventa LEGGENDA. Neanche Pietrangeli era mai arrivato fino in fondo. E adesso attendiamo con ansia l'altra semifinale, tra il totem Djokovic e l'astro nascente Shapovalov, per conoscere il nome dell'altro finalista. Il sogno azzurro continua.
Comments