Se non sono tre, sono almeno due e mezzo i rigori che giovedì non sono stati assegnati alla Roma. La Roma ne esce dunque ridimensionata ma non con le ossa rotte perché nel giudizio non si possono lasciare da parte gli errori arbitrali.
Detto ciò, il Bodo-Glimt è una squadra tutt’altro che scarsa, e è la rivelazione di questa Conference League. Non si comprende se non col pregiudizio perché non dovrebbe esserlo, visto che è campione di Norvegia. Dire, come si è sentito, che in Italia giocherebbe in serie B unicamente perché è scarsamente conosciuta, significa non conoscere il campionato di serie B e neppure quello di A.
La Roma comincia male, incastrata da settimane in un canovaccio sterile e inconcludente. In senso letterale. La Roma non verticalizza mai. Anzi, a un certo punto della manovra d’attacco ritorna regolarmente indietro. Il Bodo invece la buca al primo lancio in verticale. Poi la pezza che evita la mortificazione della sconfitta ce la mettono El Sharaawy e Ibanez. Il primo, ignorato da Mancini, è assieme a Pellegrini, il giocatore mentalmente, e non solo mentalmente, più in forma della Roma. Il secondo segna più degli attaccanti, il che la dice lunga su certe scelte di mercato. Più avanti probabilmente non sarà così e ammireremo Abraham e Shomurodov ma oggi, persino la punta del Bodo-CGimt sembra più forte di loro. Oggi la Roma, in casa del Venezia allenato da Cristiano Zanetti, ex centrocampista giallorosso dello scudetto, uno che oggi servirebbe come l'aria, non può indugiare. Per mantenere la posizione ha un solo risultato specie perché tra arbitraggi discutibili, rigoni non assegnati e sue inconcludenze, con le maggiori non la spunta mai. Va da sé che giocoforza deve fare cassa con le squadre minori, in attesa del mercato di gennaio ma diciamolo subito, se la soluzione è Zakaria, non si va molto lontano. Intanto la Roma torna ad avere una discreta rappresentanza in azzurro: Zaniolo (che oggi non dovrebbe partire titolare) e Mancini sono stati convocati assieme a Cristante e a Lorenzo Pellegrini.
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