Maurizio Costanzo è da pochi giorni il nuovo responsabile della comunicazione della Roma.
La società si sta muovendo indubbiamente con abilità sconosciuta alla precedente presidenza: collocano i professionisti più rappresentativi nei ruoli strategicamente rilevanti, il che dà un duplice valore aggiunto: la competenza e l’autorevolezza. Diciamo che se Costanzo chiama un giornale, tendenzialmente qualcuno gli risponde. Non solo i giornali, l’inossidabile uomo di comunicazione appassionato di camicie, ha già provveduto a confrontarsi con le radio per capire l’aria che tira. Eh, già, le radio! Un universo parallelo che può segnare i destini in un senso o nell’altro. La radio ufficiale della Roma tirò la volata a un’armata Brancaleone che avviò la sua avventura ai vertici della società capitolina scendendo da un charter a Ciampino. A Ciampino ha atterrato pure Mourinho ma su un jet privato pilotato dal presidente della Roma. Altro passo! Ma si diceva delle radio… Riportiamo questo fatto come caso emblematico: giorni fa ero sintonizzato su Rete Sport, i conduttori parlavano di Alessandro Florenzi.
Per onestà intellettuale lo chiarisco subito: Gianluca Piacentini non mi è mai parso un faro dell’informazione. Non ricordo particolari picchi o scoop giornalistici degni di nota o interviste da manuale. Un buon cronista da 6 fisso. Però gli riconosco un certo senso dell’umorismo che non guasta. Non è molto ma meglio di niente. Peccato che quella mattina si sia giocato male pure quello. Il suo commento alle parole di Florenzi circa Mourinho è da capannello al bar.
Florenzi aveva già parlato molto bene a proposito del suo approdo alla guida della Roma, che altro avrebbe dovuto dire? Se, come riportavano con una certa eloquenza, Mourinho ha dichiarato di non averlo chiamato, Florenzi deve aver compreso da tempo di non essere d’interesse per il tecnico: cosa avrebbe dovuto rispondere? Ma il punto è un altro. Cosa c’entra che ha vinto solo una Coppa (non Italia ma di Francia, siate più precisi…)? Allora per contro, un calciatore con 44 presenze in nazionale può essere trattato come lo scemo del villaggio? Ci si può permettere di perderlo? Quanti romanisti hanno giocato una cinquantina di volte in Nazionale? Non solo, il giocatore è stato selezionato da ben 4 tecnici diversi. E al netto di tutto ciò in questi due anni sulle fasce la Roma è andata meglio? Mah…solo lo scorso anno ci si voleva sbarazzare di Spinazzola, per fortuna è andata diversamente, mentre Karsdorp è sbocciato solo ora. Nel frattempo ci siamo sorbiti Perez e Santon. Per onestà intellettuale sempre lo stesso speaker ha commentato nei giorni successivi che qualora non si dovesse trasferire altrove certamente Mourinho lo avrebbe portato con sé in ritiro per lavorarci. Non sarebbe tra gli esuberi. E vorremmo anche vedere, ci permettiamo di aggiungere. Per chiarezza, l’averne riportato le opinioni non è un attacco alla persona o al professionista, è un esempio di quello che da diverso tempo si registra intorno a questo giocatore che tutto è meno che un brocco ma che non inspiegabilmente non gode di alcun credito. Un discorso simile a questo per Florenzi può essere intavolato sul capitano della Roma, al quale non solo non si perdona nulla ma si negano o almeno sminuiscono i meriti. La favola dei calci d’angolo e delle punizioni è ormai una verità. Poi si vanno a vedere i dati e
Pellegrini è uno specialista degli assist vincenti. Ha messo in porta Dzeko in un gran numero di volte ed è quasi in ogni azione d’attacco della Roma. Ha visione di gioco e tecnica come pochi altri e in più dispone di carisma e sicurezza. Ma non va bene. Ha la faccia triste. Parla poco. Non incide. Assieme a Spinazzola e Mkhitaryan ha tenuto la squadra a galla e ha segnato dieci gol, ma non è determinante. Se arrivassero offerte non ci si taglierebbe le vene.
Il rinnovo di Pellegrini non sembra una formalità mentre su Florenzi pare che stiano andando Milan, Inter e Juve. Se anche solo una delle tre fosse realisticamente interessata a prenderlo e ne perfezionasse l’acquisto, la Roma riuscirebbe nell’impresa di vendere il terzino azzurro per pochi spicci a una diretta avversaria. Concepire un piano tanto autolesionista è difficile se non impossibile, ma che può divenire persino catastrofico se anche il numero sette giallorosso dovesse cambiare maglia. La cessione ostinata di Florenzi aggiunge un nuovo capitolo alla tormentata relazione con i terzini che da una decina d’anni definisce la condotta aziendale romanista. Se fino a qualche giorno fa la sua cessione sembrava difficilmente spiegabile, oggi che Spinazzola, il giocatore più forte dell’Europeo è indisponibile appare a dire poco inconciliabile col buon senso. Specie se si pensa che l’Inter stima Federico Dimarco, in predicato di vestire la maglia giallorossa per sostituire la freccia azzurra, dieci milioni, che è la cifra che la Roma chiede per il suo ex capitano! Il torneo continentale è in qualche modo spietatamente emblematico del caos gestionale che alberga nelle stanze dei bottoni: tre interpreti del ruolo su quattro sono ex romanisti, Toloi, Emerson Palmieri, altro candidato, e
appunto Florenzi. L’infortunio ha fatto sì che il fenomenale Spinazzola non diventasse presto il quarto. Sul due volte Stella del match di questo Europeo, sembravano aleggiare come condor le grandi di Spagna e a giudicare dalle dichiarazioni di Davide Lippi, tutto sarebbe potuto succedere. In effetti il difensore-ala mancino poco più di un anno fa era stato dirottato a Milano, poi l’Inter si tirò indietro ma di certo tutto ciò non deve aver irrobustito il suo spirito d’ appartenenza alla Roma. Senza contare che Fonseca lo piazzava a destra esponendolo a pessime figure. Quindi, due ex, un altro di fatto e uno che avrebbe potuto esserlo. A loro aggiungiamo Digne, altro cavallo di razza ma per altre corsie.
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