“Ho giocato tanti derby, ne ricordo sempre con piacere uno che ho disputato quando facevo gli allievi. Fu giocato al campo dei Ferrovieri, sulla Salaria. Lo ricordo bene perché oltre al fatto che vincemmo, lo giocammo sotto la neve. Per un adolescente giocare su un campo di terra con la neve fu un qualcosa di bello e particolare”. Bruno Giordano è uno che il derby lo sente dentro fin da quando era bambino. Nato a Roma a Trastevere, è stato uno degli attaccanti più forti della storia della Lazio.
Sei nato in un rione a maggioranza romanista. Com’è stato crescere da laziale in un quartiere cosi?
Non credere che Trastevere sia colorato totalmente di giallorosso. C’è una grande percentuale di Romanisti, diciamo 60 a 40, ma ci sono anche tantissimi laziali. Naturalmente ho tantissimi amici della Roma. Non è che mi levavano il saluto perché io giocavo alla Lazio e loro tifavano Roma...
In quegli anni che clima si respirava in città quando si giocava il derby?
Sempre un clima particolare, teso. I derby di quegli anni poi contavano tantissimo. Già un mese prima di giocarli, cresceva l’ansia, la pressione. Poi essendoci nelle due squadre tanti romani, lo si viveva molto intensamente. Vincere un derby ti cambiava la stagione.
C’è un’immagine di te in spiaggia con Agostino DI Bartolomei e Bruno Conti. Che rapporti avevate?
Molto stretti con entrambi. quasi famigliari. Ago ad esempio veniva spesso a casa mia a Trastevere, io andavo da lui a Tor Marancia. Con Bruno invece iniziammo un corso di inglese insieme. Ci allenavamo con le nostre squadre e poi ci ritrovavamo da questo professore e facevamo lezione d’inglese.
Nei derby che hai giocato, spesso dall’altra parte ti sei trovato ad affrontare un altro grande attaccante: Roberto Pruzzo…
Roberto Pruzzo in quegli anni era uno degli attaccanti più forti che c’erano in Italia. Era un grande stimolo per me confrontarmi con lui. Giocare contro calciatori del genere ti aiuta anche a migliorarti.
Ti sei mai chiesto perché sia tu che lui avete sempre trovato poco spazio in Nazionale?
Io sono stato sfortunato con la Nazionale: prima la squalifica e poi l’infortunio mi hanno limitato molto. Però comunque poi un po' di spazio me l’ho trovato. Invece il Bomber Pruzzo meno di me. Era spesso capocannoniere in Serie A, meritava di giocare di più per l’Italia.
Che differenze ci sono tra i derby di ieri e quelli di oggi?
Tante, ma è proprio la vita che è cambiata. Ai tempi nostri, ai campi di allenamento, prima di un derby ti vedevi arrivare 4000/5000 tifosi. Oggi invece le squadre sono tenute lontane da tutto questo. Io sono dell’idea che il calciatore debba appartenere al pubblico e invece oggi non vivono la città e l’atmosfera che si respira prima di un derby.
Incide secondo te anche il fatto che ci siano in campo tanti stranieri?
Certamente. La presenza di tanti stranieri in campo rende il derby forse meno sentito. Come ho detto prima, i nostri erano pieni di romani. Noi lo vivevamo nei bar, le persone te ne parlavano continuamente.
Sarà un derby particolare: pandemia, porte chiuse. Che partita ti aspetti?
Sono curioso perché è il primo derby che si gioca senza pubblico. E’ un derby indecifrabile. Non c’è grande differenza di valori tra le due squadre. Chi si calerà prima in questo Lazio-Roma un po’ anomalo, lo porterà a casa. Dovranno essere bravi i due allenatori a dare le giuste motivazioni in un derby di questo tipo.
Da grande numero 9 quale sei stato: chi preferisci tra Dzeko e Immobile?
Sarebbero sicuramente una coppia perfetta. Dzeko ama molto cucire il gioco, partecipare molto alla manovra, per alcuni versi mi somiglia anche. Immobile invece è un finalizzatore eccezionale. Difficile sceglierne uno, forse per il rendimento avuto negli ultimi anni dico Immobile.
I punti deboli delle due squadre?
La Lazio dipende molto dalla partita che faranno i difensori. Spesso commettono errori. La Roma invece dai due esterni difensivi: sanno attaccare bene, ma difendono così cosi. Sono due squadre che sanno offendere molto bene, in verticale, con qualità. Un calcio che a me piace molto. Cosi come mi piacciono tanto i due tecnici e le loro idee.
Fonseca e Inzaghi...
Ti dico subito una cosa che ripeto spesso in questo periodo quando parlo della Roma: la squadra di Fonseca mi ricorda molto la Lazio dell’anno scorso. Bravi a ripartire in contropiede, aggressivi. La stessa cosa fa la Lazio. Mi sembrano due squadre simili.
Due nomi che potrebbero essere protagonisti
Mkhitaryan per la Roma. Sa fare percussioni palla al piede, giocare con la squadra. Per la Lazio sarà importante la prestazione di Leiva. Per dare equilibrio a centrocampo.
A giugno ci sono gli Europei. C’è il dubbio ancora sulla scelta dell’attaccante, se fossi Mancini a chi affideresti la maglia numero 9 tra Immobile e Belotti?
Tra i due sceglierei Immobile soprattutto per i numeri di Ciro in questi anni. Però Belotti nonostante giochi in una squadra che non lo aiuta moltissimo, sta facendo comunque grandi cose.
C’è qualche attaccante giovane che ti piace in prospettiva?
Mi piace molto Raspadori, giovane attaccante del Sassuolo. Rapido, sa giocare bene a calcio.
Se apro il tuo WhatsApp, trovo una tua immagine con Maradona. Chi era per te Diego?
Diego per me è stato più grande come amico che come calciatore. Un fratello minore. Ancora faccio fatica ad accettare che non ci sia più.
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