Mancini è arrivato alla fase finale degli Europei con un ruolino di marcia trionfale. L’Italia è finalmente all’altezza del suo nome. Dopo un decennio abbastanza opaco, al netto della finale europea del 2012 in cui la Spagna la seppellì sotto un impietoso 0 a 4, la Nazionale può contare su una quadra solida e insieme creativa che ha in Barella la sintesi tra le due caratteristiche. Non solo l’eclettico centrocampista dell’Inter, sono diverse le colonne su cui costruire i propri destini nonché le frecce a disposizione del c.t.
In attesa di Verratti, il centrocampo è in mano (e nei piedi) a uno degli oriundi azzurri: Jorginho, mente del Chelsea neo campione di Europa, detta i tempi, gioca libero incurante dell0avversario, ragiona con lucidità. Spostandoci a sinistra, sulla fascia imperversa Spinazzola. Se la forma fisica lo sostiene, sarà una spina nel fianco per qualsiasi avversario. Dall’altra parte ha ben figurato, Florenzi. Fintanto che non è stato fermato da un guaio al polpaccio si certifica tra i migliori. Nel guardarlo, sicuro della sua velocità e difficilmente marcabile, viene da chiedersi come possa disfarsene la Roma senza particolari riguardi. In difesa, Chiellini e Bonucci sono ancora Chiellini e Bonucci. Buon per loro e per l’Italia. Le punte esterne sono l’altro valore aggiunto di questa selezione. Da decenni non c’era tanta abbondanza. Un’abbondanza che si deve principalmente alle squadre di mezza classifica dove i vari Berardi e Chiesa hanno potuto avere quella continuità che per ragioni estranee al buon senso non avrebbero trovato altrove. In attacco, piaccia o meno, Immobile fa il suo. In azzurro, il tre volte capocannoniere italiano e pertanto titolare a buon diritto, deve ancora dire fortemente la sua ma alla fine della fiera, è lui che sigilla con la zampata vincente il due a zero che spezza le reni alla Turchia, consegnandola alla sconfitta, verdetto ribadito da Insigne col suo tiro a giro arrivato all’ennesimo tentativo.
Ecco se proprio si deve trovare un neo a una squadra perfetta, sta nell’essere stata meno incisiva di quanto il tre a zero dica. Il funambolico numero dieci in particolare, si è affidato eccessivamente al suo colpo ricorrendoci in più di una circostanza, anche quando una botta secca e diretta sarebbe stata forse più efficace. La Turchia è un buon avversario ma non certo dei più temibili e non è affatto detto che Inghilterra Spagna, Germania, Olanda, Belgio, concedano tre/quattro possibilità.
Tornado a Mancini, ha una perizia e una concentrazione come non gli si riconosceva nei suoi trascorsi azzurri da giocatore. Chissà…forse nel riguardarsi a quei tempi, spesso non determinante e indolente, ha trovato la chiave per rendere questo gruppo ciò che sembra essere. In ogni caso, il solo vedere insieme Oriali, Vialli, De Rossi e appunto, il Mancio, fa sentire bene.
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