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VOLLEY - “La nostra ambizione? Riempire il PalaEur”

Roberto Mignemi a tutto campo, su squadra, visione, obiettivi e futuro. Con un’ambizione dichiarata.


L’Acqua & Sapone è a metà del guado di una stagione che promette di essere memorabile. Al netto della dolorosa sconfitta che è costata il proseguo nella Coppa Italia, ma che a giudicare dal superlativo esordio nella pool non sembra averne intaccato autostima e motivazioni, la squadra capitanata da Valeria Papa è al comando della classifica. Ne parliamo con Roberto Mignemi, direttore generale delle wolves che ha portato capacità organizzativa e abitudine a pensare per obiettivi.

Cosa porta un imprenditore a diventare direttore generale di una società di Pallavolo?

Direi la passione per lo sport e la passione per la costruzione. All’interno di te stesso coesistono un certo numero di cose, se sei fortunato o tenace, tenti degli incastri. Nello specifico, il volley è da sempre il mio sport. Mi piace praticarlo e seguirlo. E quando si sono create certe condizioni, ci siamo attivati. Se la vediamo in modo più strutturale, in questa avventura c’è un disegno imprenditoriale, la Pallavolo è un movimento con alcune peculiarità uniche, c’è spazio per costruire delle imprese sportive. Si tratta di un modo diverso di fare impresa, che è tale, nell’ottica del creare professionalità e occupazione, ma con finalità diverse dal profitto. È qualcosa che ha a che fare con l’idea


Ci spostiamo dal concetto di produrre profitto a di quello generare valore.

Esattamente. Valore in ogni suo senso. Sportivo, etico morale. Qualcosa di simile alle fondazioni. Il che non esclude il ritorno economico ma non è più il fine ma il mezzo. E soprattutto è un modo per mettere a disposizione le proprie esperienze e capacità al servizio di un beneficio comune


Una forma di restituzione.

Sì, qualcosa del genere. La vita mi ha dato tanto, non intendo in termini di ricchezza ma di soddisfazioni. Contribuire a migliorare in qualche modo quella degli altri è un piacere ma anche un punto d’orgoglio


Da socio e direttore generale di una società sportiva vorrei il suo punto di vista sulla presenza sempre più massiccia di proprietà straniere ai vertici delle squadre di calcio, tutto ciò non costa inevitabilmente una perdita di sovranità?

Direi che sia innegabile. Diciamo che il calcio è diventato un’attività che richiede talmente tanto patrimonio e finanze, la cui complessità determina fisiologicamente questi ingressi. Ma non è scritto da nessuna parte che a ciò corrispondano automaticamente ritorni economici e sportivi positivi apprezzabili.


Direi di no. Anche solo guardando alla squadra della Capitale con cui condividete il nome, i dieci anni di Pallotta hanno prodotto un indebitamento mai sfiorato prima e un vuoto di successi senza precedenti negli ultimi quarant’anni di storia giallorossa.

Infatti, e aggiungo che la Pallavolo non richiede tali investimenti per essere competitivi. Certo è che se sale il valore del prodotto aumentano le variabili. Ci sono due aspetti: il primo c’è sempre una miopia imprenditoriale, come accennavo, non è detto che a tanti soldi corrispondano i risultati. La seconda è che alle olimpiadi di Rio il volley è stato lo sport più seguito di tutti gli sport col secondo a meno delle metà, perciò se una società è brava a valorizzare il proprio prodotto, può contare su un pubblico estremamente fidelizzato e appassionato. Fare impresa in generale non garantisce i risultati. Tu puoi essere abile nel pianificare e stimare fattori di rischio e criticità ma c’è sempre una certa percentuale d’imponderabilità. Nello sport, oltre ai rischi tipicamente gestionali, i risultati sono collegati a quelli agonistici


Dalla direzione al campo se le cose vanno come sembra, l’anno prossimo abbiamo una squadra in Serie A1

Eh! Allora, mi devo trattenere. Mi suggeriscono sempre di non sbilanciarmi troppo, che un certo risultato non si deve dire… mettiamola così, siamo tra le squadre favorite ma vediamo. Abbiamo avuto un sacco di acciacchi. Ce lo lasciamo tra le speranze che culliamo. Ma siamo fiduciosi…


Più appagato dell’esordio positivo nella Pool o deluso per l’uscita dalla Coppa Italia?

Difficile da scegliere. La Coppa Italia mi è rimasta in gola. Ormai non c’è nulla da fare. Ma a me non piace perdere L’obiettivo era e resta il campionato. Siamo lì. Nella pallavolo si pensa a un’azione alla volta, una palla alla volta. Dimentichi quella appena giocata e non pensi alla successiva. Per me la logica è questa. La Coppa Italia è andata. Non mi ricordo neppure cosa sia…


La squadra è un sapiente mix di qualità, tecnica, esperienza, in più ci sono alcune individualità di livello superiore.

Senza dubbio. Sono tutte o già affermate o in rampa di lancio. Con gli infortuni che ci hanno perseguitato, avere un roster così ricco ci ha salvato. Pur computando gli eventuali risultati dei recuperi siamo al primo posto in classifica. Vediamo alla fine dell’anno…


Allora voliamo alto. Esattamente dove vuole arrivare L’Acqua & Sapone Roma Volley?

E va bene…il progetto da realizzare nell’A1 è diventare veramente la squadra di Roma e di tutto il movimento in un’ottica di stimolo e di crescita della cultura della palla volo. In un’immagine ma non è solo un’immagine, è una meta precisa, intendiamo portare Roma ad alto livello.


E la vostra ambizione?

Noi vogliamo riempire il PalaEur.

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