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Frankie hi nrg, il rap all’essenza

Che Frankie hi nrg sia stato il più importante e innovativo rapper italiano degli anni ‘90 e non solo, inanellato successi come “Fight da faida”, “Libri di sangue”, “Quelli che benpensano”, “Potere alla parola” e molti altri, è cosa nota e indiscussa.

 


Frankie hi nrg

Ma non è stato e non è solo quello dal momento che è noto anche come regista di video musicali e Dj, oltre che autore di canzoni per altri artisti (due addirittura per lo Zecchino d’oro). Poi ci sono le collaborazioni con molti dei più importanti artisti italiani e internazionali, il libro “Faccio la mia cosa” pubblicato alcuni anni fa, le creazioni che realizza con la stampante 3D, insomma è uno che di cose ne fa tante e tutte a modo suo, perché lui dell’indipendenza da label, manager, sponsor e anche dalle varie conventicole del rap italiano, ha sempre fatto una questione non negoziabile. E se fai quello che ti pare puoi anche permetterti esperimenti come una serie di concerti per sole voce e batteria, di cui non ricordiamo precedenti, e portarli con successo in giro per tutta Italia come sta facendo Frankie questa estate (tutte le date sui suoi social). Nella scaletta è presente il meglio della sua produzione in una versione scarnificata all’osso, un lavoro per sottrazione che ne mette in luce l’essenza, anche grazie all’attento lavoro di un partner di assoluta affidabilità come il batterista e Maestro di ritmi Donato Stolfi.

Del tour attualmente in corso, del rap e delle sue derive, ma anche di intelligenza artificiale, Giappone e molto altro, abbiamo parlato con Frankie nel corso di una stimolante conversazione in occasione del suo concerto romano.

 

Allora, partiamo da questo progetto Voce e batteria, quando e come nasce?

Nasce più o meno un paio d’anni fa al termine di un concerto che avevamo fatto con Aljazzeera, la formazione di Donato. Mentre si chiacchierava amabilmente è saltata fuori la definizione originaria della parola Rap, quando ancora non era un genere musicale vero e proprio ma una cosa per pochi eletti, una sorta di cantare parlando su una base fortemente ritmica. E così abbiamo pensato che sarebbe stato interessare provare a fare un concerto molto drastico, solo voce e batteria. Abbiamo provato a sperimentare la cosa in sala per vedere dove ci portava e alla fine di quella sessione ci siamo accorti di aver messo su, attingendo al mio repertorio, uno spettacolo molto vario e divertente, che ora finalmente siamo riusciti a mettere in scena e portare in tour.


Frankie hi nrg

Mi pare che quel che ne viene fuori sia il classico esempio che a volte less is more, perché il risultato rivela un’efficacia insospettabile e sfumature particolari dei tuoi brani. Come reagisce il pubblico alla novità?

Direi molto bene, siamo i primi a essere sorpresi di come una formula così essenziale e fino adesso inesplorata, riesca a intrattenere il pubblico in una maniera così varia ed energica; quindi, siamo molto felici non solo di aver fatto questo esperimento, ma di vedere quanto sia riuscito e condiviso.

 

Immediatezza, efficacia, semplicità, sembra quasi un gioco da ragazzi, ma conoscendo la cura “da orologiaio” che entrambi mettete nel vostro lavoro, sospetto che ci sia dietro un bel lavoro di prove e affinamento...

Beh, chiaramente i pezzi hanno una loro complessità negli aspetti ritmici quindi sì, li abbiamo sviluppati con grande pazienza e con lo spirito del ricercatore, perché volevamo uno spettacolo che funzionasse dalla prima all'ultima battuta.

 

I brani che proponi in questi concerti sono tutti, per così dire, materiali di repertorio e ne hai sicuramente in abbondanza, ma il tuo ultimo album risale al 2014...

 ...però la mia canzone “Nuvole”, che è la mia uscita più recente, è l'unico pezzo che è uscito durante la pandemia e che parla peraltro della pandemia, non conosco altre canzoni della musica italiana che abbiano affrontato quel tema, soprattutto nel periodo in cui quella cosa stava avvenendo.

 

Certo, ma in oltre un decennio avrai pur scritto pezzi nuovi che magari tieni ancora nel cassetto?

Ho delle idee ma non dei pezzi, perché normalmente quando scrivo qualcosa non ho la costanza di tenerla nel cassetto, devo farla uscire, se no non mi ci metto proprio.


Frankie hi nrg

Ma anche considerando che oggi gli album propriamente intesi hanno perso di importanza, dopo 11 anni non ci possiamo proprio aspettare un altro disco di Frankie hi nrg?

Se uno se lo aspetta ha tutta la mia gratitudine, perché avere la pazienza di aspettare una cosa per la quale non c'è una data ha dell'abnegazione, ha dell'amore intendo, e quindi è uno dei motivi per i quali eventualmente posso mettermi a fare qualcosa. Al momento non ho previsto nulla, però non lo escludo, non mi sento di dire che non scrivo altre canzoni nuove, perché se mi viene voglia mi ritengo libero di farlo e con la speranza che una volta che l'ho fatto il pubblico se ne accorga, ma mettendo nel novero che può anche non accadere. Il punto è la chiave con cui proporle, perché

cose da dire ne avrei anche, però voglio trovare una chiave giusta, perché non voglio riferire idee contemporanee con uno stile passato, voglio riuscire a fare qualcosa di nuovo.

 

E cosa vedi di nuovo e interessante in questo momento in ambito rap e hip hop? Te lo chiedo perché ormai è un territorio così vasto da rendere arduo darne una definizione univoca o anche solo orientarsi nelle mille sfumature stilistiche e di contenuto.

Il rap è una cultura, è un linguaggio di assoluto valore, però poi vengono fuori su quell'onda lì duemila cose, anche qui in Italia, con tanti ragazzi che fanno delle cose a volte interessanti, più spesso imbarazzanti e che hanno anche dei valori imbarazzanti. Io le chiamo devianze, non so come altro chiamarle, del resto anche la scena non è che una naturale conseguenza di quello che siamo. Cioè, siamo una società imbarazzante, abbiamo una classe politica imbarazzante, abbiamo situazioni imbarazzanti, desideri e obiettivi di vita imbarazzanti, e quindi anche la musica finisce per esserlo. D'altronde chi la realizza non fa che esprimere quello che siamo e quindi forse lo fa anche bene. Il Rap è una delle cartine di tornasole di quello che siamo, soprattutto di quello che sono i più giovani e di come vedono il mondo; perciò, forse più che star lì a criticare i testi dei giovani trapper, bisognerebbe cercare di impegnarsi tutti a offrire una rete sociale con delle maglie più solide affinché la qualità generale delle cose e anche delle opinioni possa crescere e migliorare.

 

Però è triste ammettere che quella libertà di espressione un tempo usata per dire cose importanti, con toni rivoluzionari o quantomeno rivendicativi, sia divenuta in troppi casi solo un’opportunità per vantarsi di possedere un Rolex o una Lamborghini. Sembra che quell’originale potenziale di cambiamento sia stato in troppi casi assorbito e disinnescato dal controllo sociale del mercato.

Oltre tutto con un'idea di lusso abbastanza pacchiana se vogliamo, perché non si desidera mai un Patek Philippe ma un Rolex, non si desidera mai una Pagani Zonda ma si preferisce una Lamborghini, un po' bassi per essere dei desideri alti. Conta solo che siano costosi ma la Pagani Zonda costa il triplo della Lamborghini, è fatta tutta a mano in carbonio è più bella, è più veloce, è un sacco di cose. Però se io parlo di Pagani Zonda lo sanno in pochi, invece Lamborghini lo sanno tutti. Quindi io dico Lamborghini perché voglio che la mia opulenza sia individuabile dagli altri, voglio che gli altri capiscano subito che io sono ricco e per farlo devo desiderare cose riconoscibili

 perciò al polso devo avere il Rolex, mentre una marca molto più costosa, rara, artigianale, svizzera, se non è conosciuta dalla massa, non è desiderabile dalla massa e quindi non sortisce l'effetto che io voglio che sortisca, ovvero di farmi identificare come persona di successo, quindi ricca e opulenta. 


Frankie hi nrg

Sembra la descrizione di “Quelli che ben pensano”: in una società in cui l’essere è determinato dall’avere devo poter mostrare in maniera evidente quello che ho più degli altri in modo che la gente deduca che “sono” più degli altri.

Sì, però poi se vai a vedere quelli che hanno veramente il potere e hanno veramente i soldi non vanno in giro con la roba firmata con le patacche sopra ma si vestono in delle maniere che non capisci che è una roba firmata perché chi le fa non ci mette il brand a caratteri cubitali, lo considera una cafonata. Per avere una Mercedes senza il marchio Mercedes paghi un extra, già questo indica, spiega. Se vuoi una roba che mantenga un profilo più basso mi devi pagare di più. È incredibile come siamo arrivati qua ma è così.

 

Torniamo a te, oltre a questo tour estivo che altro ti bolle in pentola? 

Come si può vedere nel mio calendario in costante aggiornamento che pubblico periodicamente online, giro anche con i miei concerti più tradizionali per l'hip hop, due giradischi e un microfono accompagnato dal mio DJ Pandaj, con i miei DJ set in cui sono io dietro ai giradischi e faccio ballare il pubblico con la musica che mi piace, ma anche con il monologo teatrale tratto dal mio libro “Faccio la mia cosa” in cui racconto come mi sono avvicinato all'hip hop e contemporaneamente anche la sua storia dai primi anni ‘70 fino agli anni ‘90 quando sono uscito con la mia prima canzone ”Fight da Faida”. Quindi insomma, ne faccio, non mi piace restare con le mani in mano, mi piace trovare pretesti sempre nuovi per andare sul palco.

 

E palchi a parte fai ancora regia di video ogni tanto?

È un po' di tempo che non mi capita, però se ci dovesse essere l’occasione sicuramente mi interessa e mi incuriosisce; quindi, anche lì non sento di poter escludere nulla.

 

Invece con la stampante 3D che era un’altra tua passione traffichi ancora?

Ogni tanto sì, è un altro modo di fare cose creative no? Tra l'altro devo dire che ultimamente le frontiere dell'intelligenza artificiale le trovo molto interessanti da esplorare anche in quella direzione. La possibilità di poter generare oggetti utilizzando l'intelligenza artificiale e poi stamparli con la stampante 3D,,cioè passare da un'idea, da un'invenzione di una macchina attraverso un'altra macchina per arrivare ad avere un oggetto. è una frontiera davvero interessante.

 

Assolutamente, ma l'intelligenza artificiale è anche molto dibattuta dal punto di vista etico perché comunque è un oggetto ancora semi sconosciuto e con i suoi pericoli. Tu condividi queste preoccupazioni?

Io la trovo uno strumento molto interessante, in grado di fornire ispirazioni, stimoli e spunti per inventare cose nuove. Certo è che se la si tratta come qualcosa dove uno preme un pulsante e tutto quello che esce lo si prende per buono la si interpreta male e non si sfrutta appieno il potenziale che ci offre.

 


Frankie hi nrg

Ma non la consideri anche un po'un pericolo, ad esempio nel campo della musica? Perché ad esempio nel mio, senza fare nomi, ci sono ormai numerosi colleghi che le fanno scrivere gli articoli al loro posto e immagino che lo stesso metodo possa essere applicato anche alla musica. Non lo trovi inquietante?

Onestamente se un giornalista scrive testi che possono essere sostituiti da un'intelligenza artificiale, io dico che è una benedizione che quel giornalista smetta di scrivere.

Un articolo tuo io lo riconosco che è scritto da te, e se tu fai scrivere un’AI al tuo posto noto la differenza. Allo stesso modo le mie canzoni hanno delle caratteristiche che al momento l'intelligenza artificiale non riesce a riprodurre. Voglio dire, che tu sia un giornalista, un musicista o altro, se la mediocre scrittura dell'intelligenza artificiale riesce a soppiantarti, vuol dire che la tua è una scrittura mediocre ed è giusto che tu sia soppiantato.

Umberto Eco si poteva preoccupare che un’AI avrebbe potuto scrivere “Il nome della rosa” al suo posto? Non credo proprio e anche oggi sarebbe tranquillissimo, perché mai lontanamente un'intelligenza artificiale riuscirebbe ad avere una scrittura così poderosa come quella. E così tutti quelli che sanno fare bene una cosa possono stare tranquilli, non corrono nessun pericolo, o meglio, tornando all’esempio dei giornalisti, il pericolo lo corrono nel momento in cui al loro editore non gli interessa la qualità o lo stile caratteristico, ma unicamente di avere le pagine riempite. Ma è colpa dell'editore, non dell'intelligenza artificiale. È l'editore che deve essere sabotato, non la macchina, che è solo lo strumento che usa per sostituirti.

 

Già, ma tornando alla musica, nei miei peggiori incubi vedo musicisti virtuali, popstar olografiche, brani realizzati dall’AI, concerti in cui gli umani presenti sono unicamente pubblico. E temo sia più di un incubo, del resto i giapponesi hanno già insegnato al mondo ad amare pupazzetti virtuali, robottini e cose del genere e mi pare che le rockstar sintetiche siano ormai dietro l’angolo.

Se è per questo già da tempo in Giappone ci sono le Vocaloid, teen idol virtuali di grande successo, ma va sempre ricordato che dietro ci sono degli umani a creare, programmare e gestire tutto. Ripeto, bisogna sempre puntare l’attenzione sugli uomini, non sulle macchine che sono sempre e comunque strumenti gestiti dall’uomo.

 

A proposito di Giappone, so che ci sei stato da poco, cosa ti sei portato indietro da quel Paese?

Fondamentalmente il fatto che le cose che qui sono desiderabili lì sono possibili; da un sistema di trasporti estremamente efficiente, ad una società in cui c’è rispetto per tutti i ruoli, dal più elevato e nobile al più umile. In ogni scuola del Paese c’è un cuoco che prepara i pasti per gli alunni utilizzando solo materie prime fresche, neanche le salse possono essere conservate e questo per tutelare la salute dei ragazzi; infatti, non esistono bambini obesi in Giappone. Se pensi che da noi le gare di appalto per le mense scolastiche hanno come criterio base il massimo ribasso non c’è altro da dire. In sintesi, direi che lì c’è un livello di qualità della vita e dei servizi che qui al confronto stiamo peggio dei Flinstones e questo, lo dico con dispiacere, rende molto più desiderabile l’estremo oriente.


Il concerto lo abbiamo visto e ne abbiamo apprezzato l’efficacia e quel surplus di intimità con il pubblico che deriva dall’azzeramento di tutto ciò che non è pura essenza. Volendo non ci sarebbe nemmeno bisogno di un palco per un set come questo, diventa quasi un dialogo personale tra Frankie, Stolfi e ciascuna persona presente, ma senza perdere nulla dell’energia dei brani. Se un artista, a 33 anni dal suo esordio riesce ancora a coinvolgere il pubblico con una formula così semplice ed essenziale in un ambito come quello dell’hip hop italiano che sforna di continuo nuove proposte, non c’è che da rendergliene merito e tenere le orecchie aperte e pronte per quando deciderà, speriamo presto, di tornare a darci nuove lezioni di Rap.

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