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Mogol, Giordano Bruno Guerri, Sandro Giovannini, Don Coluccia: 4 assi per il M.arte

Alcuni giorni fa si è tenuta la VI edizione del Premio, presso l’Auditorium Parco della Musica, una serata trionfale, nel segno del genio.


La foto ha qualcosa di suggestivo, emblematico, epico. Due giganti dell’arte, del pensiero e della cultura, stretti in un saluto che ha il sapore del riconoscersi tra simili. Due giganti, uniti nell’eccezionalità delle loro eccellenze.


Mogol e Guerri

Sono Mogol, premiato appena prima e Giordano Bruno Guerri, che dal palco gli dice “Ci hai messo dei chiodi in testa”. I chiodi che ci entrano in testa e stratificano, cadenzando emozioni, esperienze ed esistenze, sono i capolavori realizzati in tandem con Lucio Battisti e per altri pesi massimi come Mina, Bobby Solo e Celentano, tratti distintivi di una cifra estetica forse inarrivabile.  A premiazione completata, Mogol si alza per attendere il suo simile e salutarlo.


La vita è una questione di estetica, di semantica e pure di simmetrie. Mentre fuori volano stracci tirati da chi ritiene che il doversi mettere in gioco sia lesa Maestà e sorvola sui privilegi, dentro c’è chi la sfida l’ha sempre accettata. Contro il perbenismo, il benpensante, il pensiero omologato e contro quello unico.


Mogol e Guerri

Sempre Guerri, che duetta brillantemente con Tommaso Cerno, direttore de il Tempo, dice a proposito dell’avatar di Gabriele D’Annunzio, che fa cose mirabili. L’attrazione pensata per il pubblico più giovane risponde sull’intero scibile umano ma aggiunge con una punta di rammarico, lo storico, che è tra i maggiori cultori a livello mondiale del Vate, “… purtroppo non riesce a pronunciare parole come “cattivo e negro”, il suo programma segue il politicamente corretto”.


Locandina M.arte

La serata evento che vede alla regia del produttore esecutivo RAI, Stefano Aragona, asseconda con ferrea determinazione alla necessità quasi bulimica di gesti eroici. Dove l’eroismo sta alla ricerca e alla solidarietà, alla lucidità di pensiero e alla forza delle proprie idee: emblematica è la chiosa di Sandro Giovannini circa l’eroe di Cervantes. E comunque Don Chisciotte non si è mai arreso”. E uno che non si arrende è senza dubbio Don Antonio Coluccia. Prete di frontiera, da una parte lui, dall’altra le organizzazioni criminali. L’uomo delle passeggiate pastorali che fissa negli occhi gli spacciatori.


Quattro assi, osannati da un pubblico coinvolto a livelli rari per una premiazione, tra gli spettatori riconoscibili, l’On. Gasparri, Gianmarco Mazzi, sottosegretario di Stato al MIC, Carlo Prosperi, capo segreteria Commissione Cultura della Camera, la sceneggiatrice Francesca Romana Massaro, l’attore Roberto Ciufoli, il regista Claudio Agostini col fratello produttore Stefano, l'Avvocato Giacomo Ciammaglichella della commissione Cinema e il giornalista Patrizio Li Donni.

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