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Cronaca della manifestazione: il popolo italiano e l'imposizione del Green Pass

Aggiornamento: 22 ott 2021

Un altro sabato di passione per i romani, questo è quel che è trapelato a reti unificate; 'colpa' secondo alcuni di un diecimila No Vax, irresponsabili untori che rifiutano il 'lasciapassare verde' guidati da una destra estremista e violenta.


Ma per chi sabato 9 ottobre c'era, per chi la manifestazione No Green Pass (che è già di per sé altro rispetto a No Vax) a Piazza del Popolo l'ha vissuta in prima persona, la realtà è decisamente più sfaccettata. Sì, ci sono stati scontri; sì, è stata assaltata la sede della CGIL, sindacato dei lavoratori che approvando l'utilizzo del Green Pass ha mancato al suo primo compito di tutela degli stessi. Ma per chi c'era, per chi ha visto, e le foto lo testimoniano, la capiente Piazza del Popolo era gremita di persone, fino a straripare nell'adiacente Piazzale Flaminio (bloccando il traffico e la circolazione in un punto nevralgico della città): il popolo italiano coeso in una manifestazione a tutto tondo, politicamente trasversale: c'era la destra ma c'era anche chi ha cantato “El pueblo unido, jamás será vencido”, c'erano persino insegne di San Michele Arcangelo e della Madonna. Un popolo di gran lunga più numeroso dei 'diecimila' contati con un pallottoliere rotto, che se davvero avesse avuto intenti violenti, sabato avremmo avuto una 'presa della Bastiglia' tutta italiana. Ma così non è stato, perché chi era lì, in un caldo sabato tipico delle ottobrate romane, voleva solo mostrare pacificamente il proprio dissenso verso un provvedimento insensato dal punto di vista sanitario oltre che, a nostro avviso, discriminatorio a più livelli. Perché il significato della manifestazione di sabato 9 ottobre va oltre la dicotomia Pro Vax-No Vax. La verità è che la salute non c'entra più. Il punto non è "Vaccinati o no", ma piuttosto la legittimità del Green Pass, il Lasciapassare Verde che appare come uno strumento politico discriminatorio, che lede i diritti umani e calpesta la nostra Costituzione e le cui conseguenze a lungo termine incideranno pesantemente sulla vita e la libertà di tutti.


Purtroppo i media hanno dato risalto ad altro, per fomentare ancor più l'odio e strumentalizzare una protesta che è stata perlopiù pacifica.

Rispetto al piglio censorio e alle evidenti manipolazioni (persino sui numeri) operate dai media nazionali, pochi hanno saputo conservare la “giusta distanza” nell’osservare l’andamento della manifestazione e renderne conto, tra questi ci sembra giusto menzionare per senso della misura e correttezza di fondo nel riportare le informazioni i colleghi de La Tribuna: “Si contano circa 200.000 persone confluite in piazza del Popolo a Roma da tutta Italia e unite nella battaglia contro il lasciapassare verde che, secondo quanto previsto dal decreto legge del “governo dei migliori”, dal giorno 15 ottobre sarà obbligatorio anche in tutti gli ambienti di lavoro pubblici e privati. I più presi di mira dalla folla sono stati, ovviamente, il premier Draghi ed il Presidente Mattarella, ma non sono mancati cori contro giornalisti e tele virologi verso i quali si è levato l’urlo “Assassini”. [...] All’incirca alle ore 17 dalla manifestazione si sono staccati due cortei: il primo ha raggiunto e occupato la sede nazionale della CGIL al grido di “giù le mani dal lavoro”, “venduti” e “Stiamo aspettando Landini”; e il secondo si è diretto verso Montecitorio. In entrambe le situazioni si sono verificati scontri con le forze dell’ordine che hanno usato lacrimogeni e idranti sulla folla.


Ecco, si potrebbe partire proprio dalla “narrazione” della violenza, distorta, in certe versioni passate alla televisione o altrove, fino a staccarsi drammaticamente da una realtà complessiva senz’altro più sfaccettata. Faceva un effetto strano, tanto per dire, rientrare da Piazza del Popolo prendendo la metro a Flaminio ed essere costretti a leggere sui maxischermi della metropolitana stessa messaggio tipo, andando a memoria: “Appena diecimila in piazza a Roma, saluti romani, cariche dei manifestanti contro la polizia". Un effetto dal retrogusto amaramente orwelliano, a volerla dire tutta. Perché l’impressione di chi si era ritrovato in piazza a protestare, magari senza partecipare minimamente agli scontri, era stata assai diversa. Anzi, le violenze erano venute a volte da tutt’altra parte, considerando certi episodi di cui siamo venuti a conoscenza durante un comizio spontaneo al quale hanno partecipato verso la fine insegnanti, infermieri, lavoratori in gravi difficoltà e semplici cittadini. Particolarmente scioccante, per esempio, apprendere che una persona qualche attimo prima era stata leggermente ferita e altre due sbalzate sul selciato, perché un tassista evidentemente ostile alla manifestazione avendoli visti attraversare la strada li aveva puntati e urtati di proposito, per poi sgommare via mentre altri manifestanti tentavano di annotare la targa.

Questo è il clima pericolosissimo, senz’altro violento, che si sta creando nel paese. Un clima del quale determinate istituzioni politiche e chi fa loro acriticamente da grancassa si stanno rendendo ugualmente colpevoli, molto più di chi si trovava nel weekend a Piazza del Popolo. Sarebbe ora che una fetta di giorno in giorno più consistente della popolazione italiana, esasperata nel complesso da trame politico industriali che da noi hanno già creato divisioni profonde, sempre più difficili da sanare, cominciasse a prenderne atto...


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