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Il visionario, l’arrampicatore e la groupie. Una commedia farsesca con Grillo, Conte e Travaglio

Aggiornamento: 13 lug 2021

Da maestri del pensiero come Travaglio a modesti mestieranti come Scanzi, il coro di fischi è unanime. Nulla di strano o di diverso dalla regola non scritta: quando annaspi nella melma piove fango. Non mancano le pietre e pure qualche calcio alle spalle. O alle palle. Dello show man ammaliatore c’è rimasto ben poco. Ancora di meno del visionario che teorizzava l’uno uguale uno. Quel che rimane è un anziano personaggio afflitto da drammi personali e famigliari e vilipeso da figli adottivi spudoratamente ingrati, i quali fiutata la malaparata saltano giù dalla nave prima che il gorgo li fagociti consegnandoli al più assoluto anonimato e a quel gravoso dilemma che risponde al nome di competenza. Fatale battesimo del fuoco con cui tutti prima o poi devono fare i conti. La questione contiene all’interno del suo registro folcloristico, in linea col tratto distintivo di tutto quanto ruoti intorno al Movimento, un non insignificante numero di sfumature surreali, per es. Travaglio che ospite su Rai1 riabilita il termine populista è un momento d’impareggiabile equilibrismo dialettico.

Ma trattandosi di Marco Travaglio, riesce a superarsi allorché in diretta televisiva ricorda la Guerra Santa ai burocrati della UE intrapresa dai guastatori a cinque stelle. A Marco Travaglio, figliolo di penna di Montanelli non fa difetto l’eloquenza, anche quando deve difendere l’indifendibile, ma siccome persino lui non è impeccabile, un po’ meno puntuale è la sua memoria, altrimenti ricorderebbe che i pentastellati sono passati dall’alleanza con Farage al sostegno alla Van der Leyen e ricacciando nel cantuccio proprio chi? Ma i populisti! Avrebbe a mente anche l’altro mantra: “mai col PD”. E infatti ne sono divenuti il principale alleato. Se la questione è nella forma, Grillo è quello che è e non da oggi: volgare, dialetticamente compulsivo, a tratti non intellegibile, scoprirlo ora è un po’ da ingenui. Anche sulla sostanza non ne esce meglio, se prima non era un mediocre senza una visione come è possibile che Conte lo sia ora? Però suggerirei di fare proprio quel deterrente al dilagare del populismo che ci ha tormentati per anni: non ragionate con la pancia. Nessuno ha assistito alle loro conversazioni, non sappiamo quali fossero i termini di questo passaggio di consegne, quindi prima di dire tutto il peggio su Grillo non sarebbe male attendere di saperne di più. Di certo c’è che Conte è stato catapultato alla presidenza del consiglio da Grillo per ben due volte e che a febbraio il comico gli affidò la guida dei penta stellati. In buona sostanza, la carriera politica di Conte senza Grillo non esiste. Che poi Conte abbia svettanti ambizioni è lampante ma forse dovrebbe provare a volare con le sue ali. Potrebbe anche essere meno arrogante. O almeno non sopravalutarsi. Insomma, a nessuno piace che la propria creatura venga stravolta, no? Sarebbe saggio guardare tutta questa penosa vicenda da una certa distanza. Non è quella da cui osserva il sempre presente Travaglio il quale sembra bene informato“Grillo autorizzi Conte a pubblicare gli scambi di email sullo Statuto così scopriremo che voleva non solo una diarchia, ma voleva addirittura un ruolo del garante con più poteri. Grillo voleva più poteri di quelli che avrebbe avuto il leader, che è la condizione nella quale nemmeno un ragazzino di nove anni potrebbe accettare di condurre un partito, figuriamoci uno che ha fatto per tre anni il presidente del Consiglio “. Già lo ha fatto per tre anni, Travaglio non ricorda mai quali dinamiche consentirono all’avvocato Giuseppe Conte di ritrovarsi alla guida del Paese. E quindi, Grillo vorrebbe più poteri. Una cosa fuori di logica. Tralasciando il fatto che essendo l’anima del Movimento logica vorrebbe che i poteri se li dia da solo, sarebbe come dire che il titolare di un’azienda nell’incaricare un direttore generale di riorganizzarla, svecchiarla, trovare nuovi mercati, accolga il piano di rilancio a scatola chiusa e soprattutto consegni le chiavi della fabbrichetta escludendo sé stesso da determinate funzioni strategico decisionali. Strano, eh? Quello che invece è strano come Travaglio da un lato rivendichi il populismo pentastellato e dall’altra faccia da groopies all’ex premier ed ex capo del movimento 5S che è un moderato sotto mentite spoglie, in modo tanto smaccatamente scoperto e vistoso, neppure fosse una bimba di Conte.

Il direttore de Il Fatto Quotidiano ha dichiarato anche di ritenere falsa l’affermazione dell’ex comico secondo cui lui voleva per se stesso solo quanto già presente nel vecchio statuto. Insomma, Marco Travaglio è un oracolo. Le cose sono due, o è stato imbeccato da Conte o è dotato del dono della chiaroveggenza. Ma riflettendoci, potrebbe possedere la facoltà del viaggio astrale, perciò potrebbe aver assistito alle riunioni. È tutto talmente surreale ben oltre la metafisica che nulla può essere escluso a priori. Insomma, ci sono dei limiti precisi che sembrano essere stati superati di gran lunga. L’ardore vagamente adorante e parimenti isterico di Travaglio ha il potere di rendere più ragionevoli e difendibili le posizioni di Pedullà, il tifoso alla guida de La Notizia, se non è sbalorditivo ai limiti del miracoloso, questo? Più sobrie e meno teatrali le osservazioni di Becchi, che mette in luce le oscurità di Conte e il perché a suo dire Di Maio non abbandonerà Grillo. Se Di Maio rimane col suo mentore la posizione di Conte diventa scomoda mentre si rafforza quella del “vecchio rincoglionito”, per dirla col sempre misurato direttore del Fatto Quotidiano. In realtà Conte punta a fare il Grillo. E cioè assoldare parte di quella pletora di mezze figure che gravitano attorno al sole. In quale altro sistema in cui si punti alla perspicacia troverebbero spazio Bonafede, Azzolina, Fico? La gestione patronale dell’ex comico fonda sulla ricerca di specifici profili, Conte lo ha chiarissimo e gioca a rubamazzo. Chi scrive non è mai stato tenero con Grillo, ha affondato spesso la lama per tutta una serie di ragioni di cui è largamente colpevole. Per dirne una: l’aver imposto la comoda convinzione che la competenza non sia un valore è qualcosa d’imperdonabile. Che sia vittima di un’entropia generata da sé stesso è fuori di dubbio, forse è ora che si faccia da parte ed esaurisca l’esperienza del M5S, un progetto che è fallito come attestano impietosamente i continui cambi di direzione. Da anti sistema ad alleati del PD è qualcosa che ha le dimensioni di Riforma e Controriforma solo che i fautori sono gli stessi. Concludendo, tutte le opinioni hanno cittadinanza ma Conte grande statista è l’unità di misura di come oggi basti davvero poco.

Ps: è ancora disponibile la biografia di Grillo che Scanzi curò con prefazione di Travaglio. La prima edizione è del 2008, l’ultima copre alcune vittorie elettorali. Non ere geologiche fa ma evidentemente è un rincoglionimento fulminante. Si può cambiare idea? È un modo di vederla. Un altro? Il gatto e la volpe non vanno mai in pensione.

Amen

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