Nel consueto ciclo di indignazione-condanna-epurazione dell’immondo, ormai una costante nelle dinamiche di comunicazione sui social tanto che se ne potrebbe ricavare una legge come quelle sul pensiero magico di Marcel Mauss o le dinamiche della sociologia di massa di Elias Canetti, è caduto da qualche giorno il generale Vannacci, ex- direttore dell’Istituto Geografico Militare. Cosa ha fatto? Ha scritto un libro e se lo è autopubblicato su Amazon.
Ma prima di procedere è meglio dare alcuni dati. In Italia secondo i dati ufficiali ogni anno vengono pubblicati circa 55.000 libri, e il numero sale sicuramente se consideriamo anche gli e-book autoprodotti da singoli e posti sulla piattaforma di vendita di Amazon. Di questa mole immensa di libri solo 5.000 circa raggiungono il circuito delle librerie, con copie cartacee. Solo questi possono essere visti da una persona che entri in libreria e curiosi tra i libri esposti. Tutti gli altri esistono in un limbo da cui emergono se e solo se qualcuno ne parla e diffonde la notizia della sua esistenza. Ovviamente tanto più è forte la capacità di diffusione della notizia, tanto maggiore sarà il numero di persone che saranno raggiunte dalla notizia dell’esistenza del libro X, che diversamente resterebbe nel limbo assieme agli altri 50.000 circa, senza che nessuno, a parte l’autore e i suoi amici/parenti/conoscenti sappia che esiste.
Il libro del Generale Vannacci era uno di questi libri nel limbo. Uno sfogo personale scritto e lanciato nell’oceano del web. Di solito la sorte di questi libri è quello di fare da regalo di Natale gli amici o ai colleghidell’autore. 100, al massimo 200 copie acquistate dall’autore, e regalate a chi spesso non sapeva nemmeno della sua esistenza. Quasi tutti finiscono come “soprammobili”, tipici regali che non si possono rifiutare ma che restano lì. E il ciclo vitale finisce. Quello che X ha scritto rimane lo sfogo personale e limitato di X, che continua a portare avanti una vita tranquilla, dove gli sfoghi non diventano realtà. Dove le persone rispettano le leggi scritte e non scritte della società, e non ci sono catastrofi o rivolte suprematiste per un libro non letto da nessuno.
Che è successo invece?
Repubblica, non si sa come e invece sarebbe interessante sapere come sia venuta a sapere dell’esistenza del libro autoprodotto, pubblica stralci del libro, additando il Generale Vannacci, all’epoca ancora direttore dell’Istituto Geografico Militare, come esempio perfetto della destra retrograda, bigotta, non inclusiva, sessista, omofoba e ovviamente fascista, definendo inoltre l’e-book autoprodotto come “Libro” tout court, dicendo quindi una cosa fuorviante perché dà a chi legge l’articolo l’impressione che le librerie siano invase da copie di questo libro, il cui messaggio nefasto si sta insinuando nella mentalità di tutta la nazione italiana.
Ecco il primo effetto paradossale: l’atto stesso della denuncia rende l’elemento denunciato visibile a tutti, molto più di quanto il contenuto da combattere riesca a farsi conoscere da solo. Dare spazio sul giornale, proponendolo ai lettori come IL problema di questo momento, fa sì che la macchina promozionale si metta in moto. Infatti promozione significa far sì che la notizia dell’esistenza del prodotto X arrivi a più persone possibile. Da questo punto di vista l’articolo denuncia di Repubblica è stata una mossa promozionale perfetta. Non voluta, paradossalmente dagli effetti esattamente opposti a quelli che si sperava, ma perfetta.
Secondo gli istituti di rilevamento l’e-book autoprodotto è stato venduto in oltre 22.000 tra e-book puro e copie singole stampate direttamente da Amazon, cifre impensabili prima di una settimana fa.
Il secondo effetto è stata la levata di scudi contro il libro. La – volendo chiamarla col suo nome – CENSURA che tutto il mondo bello, buono e bravo ha invocato contro questo libro. E qui entra in gioco Larry Flynt. Larry Flynt, morto nel 2021, è stato un pornografo USA. Era l’editore di Hustler, una rivista sguaiata, pornografica, eccessiva, priva del benché minimo senso della misura. Un personaggio sgradevole, il perfetto colpevole. Nel 1997 il regista cecoslovacco Milos Forman realizza il film Larry FLynt – Oltre lo scandalo, dove racconta la storia del processo che Larry Flynt subì per l’accusa di oscenità e diffamazione intentagli dal predicatore Jerry Falwell. Flynt su Hustler aveva pubblicato articoli in cui attaccava Falwell, leader della cosiddetta Maggioranza silenziosa, tratteggiando scenari di estrema perversione che vedevano Falwell protagonista. I testi erano incredibilmente depravati, e includevano scene di zoofilia e altre amenità. Flynt subì un processo per questo, e il film ne racconta lo svolgersi fino alla vittoria finale, quando la Corte Suprema USA sancì la libertà di parola di Flynt. Nel corso dell’arringa finale l’avvocato di Flynt, interpretato da uno strepitoso Edward Norton che per questo ruolo vinse numerosi premi come miglior attore non protagonista, dice queste parole “Non voglio farvi piacere cosa fa Larry Flynt. A ME per primo non piace cosa fa. Ma quello che mi piace è vivere in un paese dove posso esercitare la miacapacità di giudizio in piena autonomia”. In sintesi se mi piace compro Hustler, e lo leggo. Se non mi piace lo butto nella spazzatura, o meglio ancora NON LO COMPRO. Andate a rivedervi la scena. Quando il film di Forman uscì la critica lo applaudì. Vinse il Golden Globe come miglior film. Al festival di Berlino Forman ricevette l’Orso d’oro. Il National Board of Review Award conferì a Forman il Premio per La Libertà di Espressione. La difesa della libertà di parola, anche della libertà di parola di un pornografo, fu vista come una cosa giusta, sana, da promuovere contro il bigottismo e la voglia di censura dello status quo “rispettabile”. Larry Flynt diceva e pubblicava cose schifose, ma impedirglielo per legge era sbagliato.
Ho letto il libro di Vanancci? No, e non mi interessa leggerlo. Questa non è una recensione o una analisi critica dei contenuti del libro. La vita è breve, e ci sono così tanti altri libri da leggere o rileggere. Il Signore degli Anelli di Tolkien, Guerra e Pace di Tolstoi, Cent’anni di solitudine di Marquez, Dona Flor e i suoi due mariti di Amado, La Divina Commedia di Dante, Dio: vita e opere di D’Ormesson, i Cantos di Pound, le poesie di Paul Celan e innumerevoli altri. Non mi interessa questo libercolo. Ma è assolutamente necessario dire a gran voce che la censura è sbagliata, anche quando viene ammantata delle migliori intenzioni. E diciamocelo: la censura è SEMPRE presentata come spinta dalle migliori intenzioni. Nessuno dice “censuriamo questolibro perché siamo cattivi e vogliamo ferire l’autore”. Si dice SEMPRE “Impediamo che questo libro o questo film o questo disco esista, per PROTEGGERE i deboli, i bambini, le minoranze, perché diffonde idee sbagliate e potrebbero fare male ai piccoli, i deboli”. La Censura è SEMPRE presentata come protezione dei deboli.
Ricordatevelo.
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