40 anni fa approdava su Italia 1 alle ore 20 il cartone animato giapponese “Il tulipano nero”, presentato dai trailer come la vita segreta di Lady Oscar, le sue avventure più appassionanti che ancora non conoscete. Invece la presentatrice Gabriella Golia annunciò questa nuova serie con: Se Lady Oscar vi è piaciuto, il Tulipano nero vi piacerà ancora di più.
I genitori di molti appassionati ricordavano il film Il tulipano nero, che tra l’altro in quegli anni passava sulle reti locali e che aveva attirato gli sguardi di vari fan di Oscar, perché si svolgeva all’epoca della Rivoluzione francese: era la storia di un giovane nobile di idee rivoluzionarie che combatteva contro i soprusi, interpretato da un bellissimo Alain Delon, con accanto l’altrettanto affascinante Virna Lisi. C’era anche un romanzo di Alessandro Dumas dal titolo Il tulipano nero, ambientato però tra i coltivatori di fiori in Olanda all’epoca di Guglielmo d’Orange, metà Seicento, e che quindi con le atmosfere di Oscar non c’entrava.
La nuova serie debuttò e la sigla non era cantata dai Cavalieri del Re, all’epoca impegnati con I fantastici viaggi di Fiorellino, ma dall’ormai più che emergente Cristina d’Avena, con un errore abbastanza marchiano, dato che dava la Rivoluzione francese per essere scoppiata il 4 luglio anziché il 14. Dalle prime battute dell’anime si capì che la protagonista Simone, a prima vista più simile a Rosalie che non ad Oscar, era doppiata da Cinzia de Carolis, già anima vocale della Rosa di Versailles, oltre che ex bambina prodigio con Anna Proclemer, Giorgio Albertazzi e Dario Argento, e attiva in vari ruoli, dopo una breve parentesi come presentatrice RAI, in cui aveva mostrato anche la sua avvenenza.
Però era tutto molto diverso che in Lady Oscar: molti genitori trovarono che almeno si piangeva meno, ma gli anacronismi nei costumi e nei fatti narrati erano un po’ troppo pesanti, i disegni più grossolani e la storia molto spesso ripetitiva. Presto ci si accorse, già dalle immagini della sigla, che il Tulipano nero del titolo era poco presente, mentre la vera protagonista diventava la Stella della Senna, cioè Simone addestrata a combattere sotto mentite spoglie, con indosso un costumino più da super eroina che da combattente rivoluzionaria. Gli ultimi episodi sembrarono più curati rispetto ai primi, con un ricordo dei più importanti fatti della Rivoluzione, mescolati alla storia di Simone che scopre di essere la sorellastra di Maria Antonietta. Il finale era poi totalmente romanzato, con la fuga dei due principini reali, cosa non vera dal punto di vista storico: la figlia Maria Teresa fu scambiata con alcuni ostaggi austriaci, mentre la sorte di Luigi Carlo è ancora oggi sconosciuta, per i più morì di stenti in cella, ma esiste una leggenda metropolitana sulla sua sopravvivenza, ripresa dalla baronessa Orczy nella serie di romanzi della Primula rossa.
Ad aprile, uscì su TV Sorrisi e Canzoni un articolo su Il tulipano nero e Lady Oscar, tornata nel frattempo in replica, pieno di inesattezze, ma dove si svelava che il vero titolo era comunque La Stella della Senna. In ogni caso, l’anime raccolse diversi consensi e fu replicato varie volte, con anche l’album delle figurine Panini, un libro in tema e varie pubblicazioni tra fumetto e immagini sulle pagine del Corriere dei Piccoli, in cerca di un sostituto di Lady Oscar a cui aveva dovuto rinunciare dopo una vertenza sui diritti con il Gruppo editoriale Fabbri.
Nel corso degli anni, gli appassionati scoprirono altre cose su questa serie, comunque, non all’altezza di Oscar: in Giappone, era stata prodotta nel 1975 dalla Sunrise, sull’onda del successo del manga di Versailles no Bara, di cui Riyoko Ikeda non si decideva a concedere i diritti per la versione animata. Lo staff tecnico era peraltro di tutto rispetto. ai disegni c’era infatti Akio Sugino, futuro collaboratore di Osamu Dezaki e autore tra gli altri di varie illustrazioni dedicate ad Oscar, le musiche erano di Shunsuke Kikuchi, compositore della colonna sonora di anime come Goldrake e Dragonball e il regista della seconda parte degli episodi era Yoshiyuki Tomino, il futuro autore di Daitarn III e Gundam. All’anime si ispirò uno shojo dell’autrice Asuka Morimura, poi rimasto incompleto dopo la conclusione della serie in 39 episodi, arrivato in Italia decenni dopo, nel 2018, per J-Pop.
Certo, i toni, il target, la storia e i personaggi erano di ben altra levatura rispetto ad Oscar, ma nonostante questo chi aveva amato la Rosa di Versailles guardò anche questo anime, forse per combattere anche una certa crisi d’astinenza di storie romanzesche: durante la lunga prima scomparsa di Oscar dalle reti italiane, dalla primavera del 1984 all’autunno del 1986, infatti Il Tulipano nero continuò ad andare in onda. Anche in Francia e in Germania, così come in Italia, arrivò sull’onda del successo di Lady Oscar anime.
La Stella della Senna è stata comunque citata nella mostra del 2019 al MAO di Torino Guerriere dal Sol levante ed è stata protagonista di un cross over con Lady Oscar nel musical del 2017 dei Giocolieri delle Stelle. In fondo, gioca con archetipi romanzeschi come l’agnizione, la ricerca di giustizia, la lotta per la libertà, la doppia vita dell’eroe, la donna guerriera, cose che funzionano sempre. L’ultima volta che è andata in onda in chiaro è stato nell’estate del 2021: non è dato sapere se tornerà, magari per celebrare questo anniversario.
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