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Anni Ruggenti (ma non troppo)

Un’irresistibile satira del proibizionismo, andata in scena tra l’8 e il 10 Aprile al Teatro Fara Nume di Ostia

Anni ruggenti” è senz’altro un titolo impegnativo. Oltre a indicare quei "ruggenti anni venti", che in lingua inglese figurano come Roaring Twenties, a una memoria cinefila possono ricordare quel piccolo capolavoro che è I ruggenti anni Venti, thriller del 1939 diretto dall’ottimo Raoul Walsh con James Cagney e Priscilla Lane protagonisti. E qui siamo già molto vicini al tema del giorno, ovvero gli Stati Uniti del Proibizionismo. Più in particolare la trasfigurazione umoristica di tali eventi, visto che lo spettacolo andato in scena per la prima volta al Teatro Fara Nume di Ostia, nel periodo che abbraccia l’8, 9 e 10 aprile 2022, di quel delicato momento storico è l’indiavolata parafrasi, la dissacrante parodia.

Ottimo testo, quindi, Anni Ruggenti (ma non troppo) di Gabriele Zedde: una commedia corale che si rapporta all’America in cui gangster come Al Capone spadroneggiavano, giocando in modo sornione coi luoghi comuni, le pose cristallizzate di quell’epoca leggendaria e tutti gli altri elementi bene o male vicini a tale immaginario. Tra criminali da strapazzo, mafiose dal grottesco accento meridionale, tirapiedi completamente fuori di testa e nevrotici ufficiali di polizia, l’atmosfera si riempie di personaggi ben caratterizzati, ognuno dei quali porta in dote un tic, un tormentone o qualche sorprendente attitudine personale, da cui il gran ritmo dello spettacolo trae beneficio ogni volta. Dal mattatore Ale Galvini a un’impeccabile Donatella Rossi, da un Massenzio Mauri piedipiatti i cui tempi comici sono a tratti irresistibili all’istrionico Fabrizio Buzi, che riesce a tirare fuori il meglio persino dalla presenza in scena di un buffissimo tacchino finto, il crescendo è davvero notevole.

Nonostante qualche cambio in formazione dovuto anche alle incognite dell’era Covid, tutti gli interpreti dialogano tra loro in modo frizzante, verace. E dialogano altrettanto bene con un palco, le cui scenografie – estremamente curate – simulano con eleganza un appartamento della Chicago anni ’30, così come potrebbe figurare nel nostro immaginario cinematografico e letterario. Commedia degli equivoci dall’impronta originale, vivace, è perciò la pièce nata da una felice intuizione di Gabriele Zedde (e Mauro Guttoriello), che ha saputo trascinare il pubblico di Ostia in un gioco sapido e divertente, grazie anche al notevole affiatamento di una compagnia i cui interpreti sprizzano simpatia da ogni poro.

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