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Roberto Iacopini

Aspettativa di vita, vaccini e microchip, in una parola: modernità

Secondo i dati dell’OMS del 2015, i primi dieci Paesi con le maggiori aspettative di vita del pianeta sono tutti Paesi industrializzati e/o appartenenti alla cosiddetta sfera occidentale. Primo con 83,7 anni il Giappone, settima l’Italia con 82,5 anni, decima la Francia con 82anni e 4 mesi.

L’Italia è la prima nazione europea per longevità e ciò per una serie di motivi: lo stile di vita dei cittadini, le consolidate abitudini alimentari (la dieta mediterranea) e la sanità pubblica. Tutti fattori importanti che a partire dal 1960 quando era al 69,12, ha fatto crescere il dato sull’aspettativa di vita dei neonati in Italia.

Si tratta di un dato conforme alle tendenze mondiali, dunque ci deve essere anche un motivo più “largo” di quelli interni enunciati prima. Di cosa si moriva in passato? La risposta è semplice: malattie, guerre ed incidenti ai quali nessuna corsa all’ospedale poteva porre rimedio.

I nostri più lontani antenati erano snelli, robusti e per larga parte non soffrivano delle patologie considerate croniche dei nostri tempi: malattie cardiovascolari, tumori, diabete, obesità. Ma è indubbio che la modernità ha contribuito anche a generare un robusto e diffuso benessere.


LA SCIENZA MEDICA HA SCONFITTO LE PANDEMIE

La tendenza alla crescita delle aspettative di vita nel mondo occidentale trova dunque una spiegazione nella migliore igiene, ma anche in farmaci e terapie che hanno consentito di vedere la diminuzione o la scomparsa di virus mortali come peste, vaiolo, tifo e colera, che nel XIX secolo imperversava anche in Svizzera.

Grazie alle grandi campagne di vaccinazione condotte a partire dal 1958 su scala mondiale, il vaiolo ha potuto essere finalmente debellato nel 1979, ma ci sono voluti ventuno anni prima di interrompere la vaccinazione di cui molti di noi hanno portato il “timbrino” sull’avambraccio fino a qualche anno fa.

In virtù dei vaccini, la poliomielite o la difterite che colpiscono soprattutto i bambini di età inferiore a 5 anni, sono ormai sotto controllo nella maggior parte del globo. Anche il morbillo, pure molto contagioso, non circola più nei Paesi dove il tasso di vaccinazione è sufficiente.

Le vaccinazioni sono dunque la principale spiegazione del perché in Occidente e nei Paesi industrializzati si vive più a lungo che in Africa o nei Paesi in via di sviluppo. Considerazioni razionali che avrebbero dovuto applicarsi anche all’odierna pandemia, che invece ha messo in luce un variegato movimento antiscientifico.


PER I NO VAX IL COVID NON UCCIDE E I VACCINI SERVONO AL TRACCIAMENTO

La gran parte di coloro che non si sono vaccinati negano il Covid-19 e/o i suoi indici di mortalità e guardano ai vaccini con atteggiamento millenaristico, adombrando una macchinazione finalizzata a estendere il controllo sull’intera umanità in nome della cosiddetta “dittatura sanitaria”.

Non possiamo escludere che qualche sistema politico e quello italiano in particolare, possa essersi giovato dell’emergenza per estendere il controllo a diversi gruppi sociali e per introdurre vincoli e provvedimenti liberticidi, ma da qui a mettere in discussione l’esistenza del virus e i vaccini ce ne corre.

La stessa teoria che interpreta il Green pass come uno strumento per il tracciamento personale si pone fuori da ogni logica. Quanti sui social network pubblicano o diffondono notizie o più spesso fake news sulla pandemia, sono infatti già tracciati dagli algoritmi di Zuckenberg e non sembrano preoccuparsene.

Come sembrano non preoccuparsi del tracciamento, quanti utilizzano i motori di ricerca della rete per fare i loro acquisti o condurre le loro ricerche su Internet. O quelli che, seppure timorosi del tracciamento da microchip usano il loro cellulare e con quest’ultimo partecipano attivamente a chat o comunità particolari.


LA PAURA DELLA MODERNITA’ E’ REAZIONARIA

La parola microchip, che così spesso ricorre con orrore nelle argomentazioni di chi vive nel terrore di finire sotto il controllo del grande fratello, identifica qualcosa che è già nelle nostre automobili, nell’aspirapolvere e nel frigorifero di casa e nelle carte di credito o di debito con cui preleviamo i soldi al bancomat.

Ogni nuova tecnologia è rivoluzionaria, anche quella dell’intelligenza artificiale, peraltro già in via di colonizzazione da parte della Cina capital-comunista. Ma paventare i rischi che essa comporta, anziché guardare alle opportunità che potrebbe generare, significa solo lasciarla egemonizzare dagli altri.

Le domande che gli oppositori della modernità dovrebbero porsi dicono: ha senso partecipare ad una battaglia che giunge a negare le conquiste scientifiche? Come posso difendere il mio diritto alla privacy quando l’ho già concesso con noncuranza ai padroni del web per motivi meno nobili e importanti della salute?

Cavalcare la tigre della modernità è indubbiamente difficile, ma l’alternativa rappresentata da coloro che ad essa si oppongono, equivale ad assumere un atteggiamento antistorico e antiscientifico e reca solo la certezza di esserne sbranati. A prescindere dalla bontà delle proprie ragioni.

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