Bianca Frau - "Carrousel": la metamorfosi di un'identità musicale tra Sardegna e Bruxelles
- La redazione
- 11 nov
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"Carrousel" non è semplicemente un EP d'esordio: è la cartografia emotiva di un'artista che ha fatto della distanza geografica e culturale il proprio laboratorio creativo. Bianca Frau, cantautrice sarda trapiantata a Bruxelles, restituisce in cinque brani la complessità di un'identità in continua ridefinizione, affiancata dalla sensibilità produttiva del musicista francese Jean Prat.
Il progetto nasce dall'incontro tra formazione jazzistica e pulsioni sperimentali, tra radici mediterranee e contaminazioni mitteleuropee. Il risultato è un tessuto sonoro stratificato, dove il cantautorato italiano dialoga con l'elettronica sofisticata e il pop d'autore internazionale. Le influenze spaziano da Björk a Stromae, da Elisa a Mansfield.TYA, creando un caleidoscopio stilistico che non scade mai nella citazione sterile.
L'apertura affidata a "Cosa Resta" stabilisce immediatamente il registro: melodie malinconiche avvolte in produzioni elettroniche pulsanti, testi che scandagliano il territorio delle emozioni sommerse. È un invito all'ascolto introspettivo che prepara al brano manifesto dell'EP, "Va Tutto Bene", già selezionato tra i finalisti di Musicultura 2024. Qui Bianca Frau dimostra maturità compositiva e lucidità tematica: l'ironia affilata con cui affronta la pressione sociale si intreccia a una produzione ipnotica e decisa, mentre il testo bilingue italiano-francese amplifica la dimensione internazionale del progetto senza tradire l'autenticità espressiva.
"La Giostra" rappresenta il momento di massima audacia: electro-house sperimentale che rompe gli schemi, alternando parlato incalzante e ritornelli ridondanti con suggestioni scat. È la metafora perfetta del "carrousel" emotivo che dà titolo all'intero lavoro: velocità e staticità, euforia e smarrimento, la ricerca perpetua di un equilibrio sempre precario.
La delicatezza torna protagonista con "Limiti", ballad essenziale dove synth cristallini e sovrapposizioni vocali quasi canoniche evocano la complessità dei sentimenti. Infine, "Senza Bussola" chiude il cerchio con un brano profondamente autobiografico dal respiro cinematografico, dove melodie di matrice tipicamente italiana si fondono con atmosfere evocative, trasformando l'accettazione di sé in un momento di grazia musicale.
Un debutto che trasforma l'introspezione in manifesto sonoro.




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