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Consiglio ai giovani aspiranti attori “Chi snobba il passato non ha futuro”

Aggiornamento: 5 mar 2021


Nel mezzo del cammin della nostra vita possiamo dire di aver incontrato, dopo esserlo stati anche noi, molti giovani con l’ardente desiderio di sfondare nel rutilante mondo dello spettacolo.  Ora, spesso, tocca (volutamente al posto di bisogna) partire o quantomeno passare anche dal teatro che, ahimè, certo non è il cinema, non è reality e non è la fiction, ma chissà... magari può servire! Su’ ragazzi, dai, fate questo sforzo!



Il problema è che quando qualcuno di questi giuvinotti, per dirlo alla maniera del mio maestro Gigi Proietti, desiderosi solo di fama e successo, si trova ad affrontare una piece teatrale, spesso non ne è all’altezza, ma questo sarebbe del tutto normale, se poi seguisse una voglia ardente di imparare. Tale spinta, quella che chiamiamo comunemente fuoco sacro, è

fondamentale, perché se essa manca e si è motivati solo dal desiderio di immediata visibilità e conseguente riconoscibilità, allora si sta sbagliando qualche passaggio!


In questo caso la prima cosa che salta all’occhio è una grandissima presunzione, un’aria altera, distaccata, sapiente, come a dire: “ma chi siete voi altri vecchi che volete insegnare a me come si fa?”

Invece sarebbe opportuno ascoltare ed imparare, perché, pur ammesso che ci sia del talento dietro ad un paio di bellissimi occhioni, si richiede rispetto verso chi ha più vita da offrire.

Perché la vita ha un peso ed un riverbero di luce grandiosa sulle persone e chi inizia deve sentire il peso di una vita maggiore, anzi quasi dovrebbe venirne schiacciato, e dovrebbe essere abbagliato da quella luce più antica, si, anche se non piace.


C’è un motivo per cui ho voluto fare questa premessa, ed è molto semplice. Quando si è giovani e si crede di essere immortali, come è giusto che sia, si rischia di restare accecati solo dalla propria luce di stella nascente e non ci si accorge minimamente di quella che lentamente va spegnendosi, sfumando, di chi è stato prima.

Così può capitare, magari, di lavorare con dei miti di cui, presuntuosamente, non si conoscono, e non ci si interessa nemmeno di conoscerne, le gesta. Ora, agli occhi di uno

speranzoso aspirante Favino, questi colleghi anziani, appaiono solo dei vecchi attori sfigati a fine carriera, ma è davvero un grande errore approcciare a questo mestiere (ammesso che si voglia fare sul serio) in questa maniera. Anche perché, per chi non lo sapesse, uno come Favino ha studiato, ha fatto la gavetta e non è diventato un grande attore per caso!


Intelligenza è, quindi, respirare forte tutto quello che c’è dentro quella scia di luce, seppur rarefatta e intermittente, che avvolge quell’artista, anche se il suo tempo è passato e la sua guardia si è quasi conclusa, perché, credetemi, nessuno inventa nulla di nuovo, tutto si ripete ed è stato già inventato. Si signori, può cambiare la moda, possono essere diversi i costumi, può mutare la maniera di esporre verbalmente un fatto, può variare il linguaggio, la velocità,

il tempo, ma si finisce sempre col ripescare dal baule dei nonni... soprattutto in teatro!


Quante gag si ripetono, certamente modernizzate, dai tempi di Buster keaton, Charlie Chaplin, Stanlio e Ollio o Totò?

Questo perché la comicità è istintiva, infantile e primordiale, ha degli schemi precisi, determinati, matematici e la risata scatta da sempre di fronte ad un capitombolo, una gaffe, un goffo inseguimento, un cazzotto in testa, un calcio nel sedere o di fronte ad un uomo buffo che resta, suo malgrado, in braghette, oppure che viene colto all’improvviso seduto sulla tazza di un gabinetto. Io, quando ero una ragazzetta agli inizi, rubavo tutto ai colleghi più grandi di me; rubavo con gli occhi e con le orecchie, sia che essi mi piacessero o meno, perché c’era sempre qualcosa di meraviglioso da prendere e mettere nel mio bagaglio, anche le cose brutte, quelle che dicevo a me stessa di non rifare mai, che poi ho addirittura rivalutato nel tempo rifacendole, perché l’età non cambia solo gli aspetti fisici, ma anche i punti di vista e i punti d’ascolto.


Sul piano personale, mai mi sono permessa di snobbare, con la spocchia e la convinzione del nuovo che avanza, i vecchi attori o le vecchie attrici, famosi o non famosi, ho sempre portato loro un immenso e sincero rispetto e, soprattutto, provavo un amore sconfinato per chi, prima

di me, aveva deciso di intraprendere questo difficile mestiere. Ho ascoltato avidamente i loro racconti, i loro aneddoti, le loro storie di vita e di palco, avevo fame di quel mondo polveroso e sbrilluccicante insieme, e chi, meglio di un attore che ha già avuto quelle esperienze te le può a sua volta regalare, arricchite dalle proprie e diverse emozioni?


Consiglio, pertanto, ai giovani che vogliono fare gli attori, ma nel vero senso della parola e del mestiere, di riflettere su quanto ho scritto prima ancora di imparare a memoria il pezzo per un provino.

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