Giorgio Armani, Mickey Rourke, Richard Gere e Gli Intoccabili: l’uomo che reinventò il costume di scena
- Pier Luigi Manieri
- 4 giorni fa
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Giorgio Armani ci lascia in eredità un ideale di bellezza, in cui forma e sostanza trovano una sintesi nel minimalismo e nella discrezione. Less is more. Ma Giorgio Armani è anche colui che ha saputo dare un senso compiuto al concetto di arte applicata. Il suo sapersi porre come magnifico ponte tra la moda e il cinema ha fatto sì che l’abito sia diventato qualcosa di più di un oggetto di scena funzionale alla narrazione, con lui diventa un vero e proprio protagonista al servizio della struttura narrativa.
A riprova di ciò, basterebbe pensare a Richard Gere, il suo Julian di American Gigolò sarebbe lo stesso senza le linee armoniche ed essenziali dei completi Armani sfoggiati nel film? E il Mickey Rourke di 9 settimane e 1/2 avrebbe emanato quel fascino oscuro senza il minimalismo monocromo del suo guardaroba? Per contro, i pastello per le giacche destrutturate e oversize e gli ampi pantaloni a palazzo di Don Johnson, agente infiltrato tra i narcos a Miami, quanto hanno contribuito a farne un’icona? Giorgio Armani entra nel cinema per indossarlo: è nei soprabiti ampi come cappe de Gli Intoccabili che conferiscono un alone di epica alle imprese di Kevin Costner nella sua guerra ad Al Capone e se si parla di cappe, non si può dimenticare la collaborazione con Nolan per Il Cavaliere Oscuro.
Al pari di Ferrari, Martini e del suo collega, Valentino, Giorgio Armani ha saputo portare la bandiera italiana oltre i confini, esportando una idea di stile, eleganza, prestigio, altera ma non snob. Rigorosa ma scevra da arroganza. Con la sua dipartita perdiamo non solo un eccezionale visionario ma anche un modello di stile e un artista instancabile e geniale. Armani non c’è più ma a ricordarci che essere eleganti è un dovere morale, rimangono i suoi cartamodelli. Il Re è morto. Lunga vita a Re Giorgio
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