Giovanni Allevi, Back to life e un tour europeo per tornare alla vita. Intervista esclusiva
- Pier Luigi Manieri

- 3 giorni fa
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Prodotto dalla TWISTER, uno degli avvenimenti cinematografici che hanno segnato la ventesima ed. della Festa del Cinema di Roma è inequivocabilmente Back to life, il documentario che si concentra su uno specifico momento, autentico spartiacque, della vita del pianista e compositore, Giovanni Allevi.

Mentre l’opera diretta da Simone Valentini è in proiezione in diversi cinema fino a metà dicembre, il 27 dicembre, invece, inizia la nuova tournée europea del Maestro, il "Piano solo Tour 2025/26". Lo raggiungiamo per farci raccontare il suo sentimento rispetto alla sua condizione esistenziale con la musica al centro. Ciò che ne emerge è l’eccezionale testimonianza di un ineguagliabile entusiasta, un uomo ancor prima che artista sublime, dall’eccezionale umanità.
Maestro Allevi, ci racconti che sensazioni le suscita Back to life, il film-documentario che la vede protagonista: la presentazione ha fatto emotivamente breccia nella platea dell’Auditorium.
Al termine della prima proiezione alla Festa del Cinema di Roma, il pubblico in sala ha cominciato ad applaudire durante i titoli di coda, poi come si sono accese le luci sono entrato sul palco davanti lo schermo e sono stato travolto da un’ondata di affetto. Commosso ho chiesto ai presenti di regalarmi qualche aggettivo, qualche impressione. Ho ricevuto parole vibranti, dardi di fuoco, ho visto occhi lucidi di commozione. Il mio film aveva colpito al cuore.

Lei, nel filmato viene definito “postmodernista “, personalmente non credo che la definizione le corrisponda. Un postmodernista cerca volutamente le citazioni, lei invece riflette il suo bagaglio musicale, cosa ne pensa?
Credo che il musicologo Piero Rattalino, che mi ha attribuito tale definizione, volesse intendere che si apre una nuova pagina compositiva per il nostro tempo, in cui ci lasciamo alle spalle sia l’esperienza dodecafonica, sia la sua reazione, cioè il minimalismo.
È necessario riallacciare i ponti con la complessità formale della tradizione classica. In parole più semplici, dobbiamo ricominciare a comporre concerti per pianoforte e orchestra e sinfonie, cioè confrontarci con quelle architetture musicali più estese, anche a costo di perdere followers, ascoltatori e visualizzazioni. Non è meraviglioso?
Direi proprio di sì. Può spiegarci la sua relazione con la musica, specialmente rispetto al suo essere un sopravvissuto: si vive per la musica o la musica la fa sentire vivo?
Ho sempre vissuto per la musica, ed essa mi ha salvato in un momento durissimo della mia vita. Comporre il Concerto MM22 per Violoncello e Orchestra sul letto d’ospedale mentre ero in bilico tra la vita e la morte, mi ha dato la possibilità di scorgere un senso nel dolore, una luce nel buio. Ha permesso alla mia anima di dilagare in una dimensione metafisica.

La musica classica, ancorché contemporanea, che possibilità ha di rimanere attuale se non addirittura di sopravvivere nell’avanzare della IA?
Qualche anno fa sono stato invitato a partecipare ad un evento a Londra, in cui una orchestra sinfonica eseguiva l’“Incompiuta” di Schubert, completata da una intelligenza artificiale. Il risultato è stato sorprendente ma non commovente. L’essere umano, nella creazione artistica, non potrà mai essere soppiantato dalla macchina, perché l’opera d’arte è un grido disperato che nasce dalla consapevolezza della propria caducità. La vera arte nasce sempre dal buio e cerca una luce. Un software è immortale. Non ha nulla da temere e da dire.
C’è una nota “perfetta”? Una che definisce sonoramente il suo stile e ricerca.
Credo che a definire uno stile sia un certo modo personale di condurre le melodie, un modo contemporaneo di sfidare il ritmo, l’uso che deve essere sempre sorprendente dell’armonia.
L’oggetto della mia ricerca non può esaurirsi in una nota, perché ho sempre voluto comporre su forme di ampio respiro. Per fare un esempio, nonostante per l’immaginario collettivo io sia indissolubilmente legato al pianoforte, l’opera di cui vado orgoglioso e che mi rappresenta di più è il mio Concerto in Fa minore per Violino e Orchestra.
È affascinato dalla musica da film? Pensa che potrebbe essere tentato dalla sua composizione?
Magari è arrivato il momento di farmi tentare.




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