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Pier Luigi Manieri

La Cervo Volante di Tommaso Cascella riparte con le personali di Susanna Cascella e Lidia Bachis

Aggiornamento: 7 gen 2022

Da alcuni giorni ha riaperto i battenti la galleria Cervo Volante, che recupera il nome della storica rivista fondata proprio quarant’anni fa da Tommaso Cascella.

Riparte con un ciclo di mostre di sicuro interesse che costituiscono una più che invitante ragione per una gita fuori porta alla volta di Bassano in Teverina.


Affidiamo alle note fornite, le descrizioni delle due personali che hanno per oggetto le opere di altrettante donne. Due artiste dal respiro ampio come Susanna Cascella, sorella di Tommaso e Lidia Bachis.

“Itaca”, nome mitico di un luogo altrettanto mitico del Mediterraneo.

“Itaca”, nella cui reggia abitava una regina che tesseva e disfaceva la tela del tempo fermandolo sempre al primo giorno: quella giornata di vento propizio dove presero il largo le navi per Troia.

Susanna Cascella, come Penelope che, tra magia e lavoro tessile, continua a fermare il tempo a quelle giornate mitiche con lo stupore per la vita.

Sue sono le coperte per il “talamo nunziale”, i cuscini per gli amici che faranno musica la sera, i morbidi “arazzi” che proteggeranno la casa.

Il lavoro di Susanna è antico come tutti noi e racconta il mondo con lo sguardo innocente e formidabile di un bambino.

“Itaca” è l’Isola di un approdo, dove ritrovarsi finalmente nelle immagini sospese e forti di quel tempo dell’amore mai dimenticato, del primo bacio, del mettere in tavola la festa della vita.

La mostra al Cervo Volante è fatta di una selezione di lavori tessili, preziosi tessuti reinventati con una grafia contemporanea e antica che, se ancora si facesse, sarebbe la dote nunziale della sposa. Una dote necessaria come un tesoro per affrontare i momenti difficili, un tesoro intimo e vero che ha il tintinnio di moneta sonante di un sorriso di ragazza. La mostra sarà visitabile fino al 20 giugno.

“Roma, l’estetica del male”: un titolo perentorio per una mostra di disegni che raccontano il filo rosso (o nero) della storia di questa millenaria città.

Nel mito della nascita di Roma c’è un tremendo omicidio, un atto di sangue che è un estremo sacrificio agli dei, sangue versato nella terra che accoglierà la futura città.

Roma nasce proprio dalla tragedia fratricida e proseguirà nei secoli inanellando piccoli e grandi orrori che stridono con la sua bellezza.

Questa mostra nasce con una serie di disegni fatti come su un album di appunti.

Lidia Bachis indaga su delitti e “fattacci” e, come fosse un poliziotto, prende appunti sul suo taccuino. Vediamo ritratti, sagome, tracce, come fotogrammi di pellicola trattenuta per un istante prima che il proiettore lo bruci.

Una mostra, questa “Roma, l’estetica del male” della Bachis, che parte da Romolo e Remo passando per Giulio Cesare e poi fino a noi con gli efferati delitti, narrati nella nera, dai quotidiani e tabloid.

Alcune pagine accolgono gli scritti della criminologa Ursula Franco che ha affiancato Lidia Bachis nelle “indagini”.

La mostra è nel segno dell’orrore e della bellezza e, in questo senso, quanto mai attuale.

“Roma, l’estetica del male” è un ennesimo omaggio amoroso a questa città difficile e piena di misteri e non è un caso che il suo monumento simbolo sia il Colosseo che è notoriamente il luogo di spettacolari mattanze.

Vernissage, il 26 p.v. dalle 11, Galleria Cervo volante via delle Fonti, Bassano in teverina (Vt)

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