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Jacopo Lepre

Il Gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio. Un sequel che non tradisce le attese

Avvincente, brillante, ricco di azione e avventura con una nota di ironia e irriverenza, si presenta così il nuovo film di casa DreamWorks, Il Gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio.

Uscito nelle sale italiane il 7 dicembre 2022, per la regia di Joel Crawford, questo lungometraggio animato facente parte del franchise di Shrek amplia ed estende l’universo creato ormai più di 20 anni fa dalla casa di produzione americana (era il 2001 quando uscì il primo capitolo della saga dell’orco verde che stravolse e rivoluzionò il mercato), rimanendo fedele ai propri stilemi e ringiovanendosi.

Sequel de Il Gatto con gli stivali, a 11 anni di distanza elabora una storia nuova, semplice e funzionale, in grado di soddisfare i vecchi fan e di conquistare un neo-nato pubblico di spettatori, intercettando al meglio le nuove generazioni.

Questo progetto pur essendo un seguito, si presenta in maniera slegata ed autonoma (se non per la presenza di alcuni personaggi già incontrati, come la comprimaria Kitty), offrendo così la possibilità di essere visionato senza una conoscenza pregressa degli avvenimenti passati, e non andando ad intaccare la comprensione di quello che avviene nel corso del film.

Mantenendo come prerogativa fondamentale e cifra distintiva dello studio, quella di offrire un prodotto per tutte le età – scardinando l’idea che i film di animazione siano relegabili ad un solo pubblico di bambini – il gatto con gli Stivali 2 offre un’ottima esperienza d’intrattenimento, catturando l’attenzione degli spettatori e sposandosi su diversi piani di comprensione e di fruizione.

Uno degli aspetti che convince maggiormente (e non di poco conto per un film del genere) è lo stile di animazione adoperato.

Ci troviamo di fronte ad un ottimo lavoro artistico, che miscela sapientemente varie tecniche, passando dal 2D al 3D e sfoggiando un ottimo uso della slow frame animation (tecnica adoperata e sdoganata al grande pubblico in prodotti come Spider-Man: Un nuovo universo e la serie tv Arcane). Grazie a questa scelta estetica, le immagini che ci vengono mostrate sono ricche di dettagli da decifrare, cosicché le sequenze che ne derivano, risultano “scattose” e meno fluide.

Le azioni frenetiche, le esplosioni, gli scontri tra gli oggetti e i movimenti esasperati, lasciano degli strascichi sullo schermo, “sporcando” l’immagine di tratti, frammenti, linee cinetiche e vere e proprie pennellate.

Questa nuova veste grafica esalta il dinamismo dei corpi e allo stesso tempo consente di arricchire il disegno di particolari e colori; le texture perdono (volutamente) di realismo e quello che si viene a creare di conseguenza, è un’immagine dallo stile pittorico, simile a quello dei libri illustrati o dei comics americani.

Le immagini che ci scorrono davanti agli occhi sono veri e propri quadri in movimento, nei quali, gli sfondi dai colori acquarellati e le scenografie fiabesche creano un mondo fantastico e onirico.

In questo scenario si muovono i personaggi della storia, che hanno come obbiettivo comune quello di raggiungere la Stella dei Desideri, un artefatto magico in grado di esaudire qualsiasi volontà.

La motivazione che spinge il Gatto ad andare all’avventura, è quella di recuperare le sue nove vite; infatti, dopo uno scontro iniziale con un gigante di roccia, il nostro protagonista viene schiacciato da una campana, perdendo la sua ottava vita e rimanendo con una sola a disposizione.

Questo evento non sembra destabilizzare affatto il felino, che conscio delle sue capacità da spadaccino si ritiene una vera e propria leggenda; un combattente che non è mai stato ferito in battaglia (da specificare che le altre morti sono sempre state fortuite) ma che ben presto si scontrerà con un cacciatore implacabile e al di sopra delle sue aspettative.

Terrorizzato a morte dall’incontro con questa figura maligna e spettrale - incarnata da un lupo feroce, veramente spaventoso - il gatto si rifugerà in una pensione per mici, nella quale trascorrerà il tempo nascondendosi dai pericoli del mondo esterno.

Le tematiche fondamentali che vengono affrontate riguardano appunto il confronto con la morte e l’abbandono delle proprie certezze; nei momenti di paura vengono meno le convinzioni che abbiamo su noi stessi e rimettiamo in discussione la nostra identità, cosa che farà anche il Gatto durante tutto il suo percorso, mutando e trovando il modo di affrontare la vita e condividerla con gli altri.

Se da un lato abbiamo egocentrismo, narcisismo ed egoismo, i valori che si ergono da contraltare sono quelli dell’amicizia, della famiglia e della fiducia nel prossimo, dimostrando quindi che la vera forza delle persone (o dei gatti in questo caso) sono gli altri.

Emblematico è il finale del film che vede un doppio combattimento (per un doppio pubblico), uno di gruppo, in cui la formula: “l’unione fa la forza” prevale contro le manie megalomani e spietate del cattivone di turno, perfetta come morale per i più piccini; l’altro, è da combattere da soli, uno contro uno, è una battaglia personale in cui solo la maturità e la consapevolezza acquisita nel tempo si riveleranno utili ed efficaci, per una sfida che nessuno potrà mai vincere, ma solo rimandare, per arrivare al giorno di un esito già scritto.

Il gatto con gli stivali si dimostra dunque un ottimo prodotto d’intrattenimento, capace di accendere diverse lampadine e stimolare chi lo guarda; è divertente, leggero quando serve, profondo se si vuole, scorrevole e mai serioso, è un film che sicuramente merita una visione e che potrebbe essere il nuovo trampolino di lancio per dei progetti “molto molto lontani”.

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