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Francesca Nunzi

Il TEATRO DI GUERRA

Aggiornamento: 29 mar 2022

Non mi è mai capitato di non sentirmi sicura in un teatro.

Perdonate i troppi NON, un gioco di negazioni voluto, perché ultimamente è proprio la vita che ci stanno negando!

Oggi più che mai il bombardamento sul Mariupol Drama Theatre mi porta a riflettere su quanto seguirà.

Abbiamo imparato da subito che entrare in un teatroè un atto sacro, e lo è sia che vi si entri da attore che da spettatore.

Calcare la scena richiede rispetto, un insegnante del laboratorio di arti sceniche diretto dal grande Gigi Proietti, ci faceva levare le scarpe prima di salire sul palco proprio in nome del sopracitato rispetto.


Istintivamente, per mia natura, anche prima di iniziare a studiare per diventare attrice, ho sempre provato una sorta di deferenza verso questo luogo così antico e affascinante, una zona franca dove, credevo, non potesse mai accadere la morte vera, ma sola la sua rappresentazione: ogni sera si muore per risorgere e replicare la stessa morte la sera dopo, puntuale ed applaudita.

Si soffre tremendamente oggi nello scoprire che quel luogo sicuro, lì dove passa ogni malessere provato fino a poco prima di entrarvi, dove la mente si placa grazie alla luce tenue di una platea silenziosa prima dell’apertura al pubblico, dove entrando si prova sollievo e si lascia fuori il caos della città, dove si riposano gli occhi e si respira polvere buona, dove il profumo dell’umidità e, talvolta, di muffa, tipico di alcuni camerini, diventa indispensabile per le nostre anime inquiete, lì dove si declamano e si analizzano vita e morte sin dai tempi più antichi, lì dove emozioni diverse scaturiscono in un sensibile e unico applauso finale… lì si muore davvero!


Muore la storia, muore la cultura, muore la tradizione, muore la fede, muore il senso di umanità… tutto muore dolorosamente, pietra dopo pietra, quando l’uomo perde il senso del bene!

Un teatro è uno spazio dove avviene un’azione spettacolare, circolatoria e la circolarità rappresenta la sicurezza. L’uomo, fragile per natura, è alla continua ricerca di sicurezza e conoscere l’andamento delle cose dà certezze e tenta di cancellare la paura dell’ignoto. Ora, senza necessariamente disturbarela teoria del tempo ciclico degli antichi greci come Pitagora o Platone dove tutto torna uguale, senza scomodare gli stoici che concepivano un eterno ritorno dell'universo che si ristabilisce ogni volta nel suo stato originario, senza passare per le religioni orientali che grazie alla teoria del ritorno raggiungono notevoli stati di pace interiore o attraverso Il concetto dei "corsi e ricorsi" riportato anche dal più moderno Giambattista Vico, ma basandoci semplicemente sui fatti più facilmente alla nostra portata di mano, per esempio osservando la crescita di un bambino, ci si può rendere conto che tornare dove si è partiti, è un’azione ripetutache invita all’eterno e, di conseguenza, suscita tranquillità. Non a caso i bambini tendono a muoversi in tondo, un abbraccio è rotondo, il seno materno, quale culla di pace, è rotondo, come tutte le curve della donna generatrice di vita, il moto deipianeti che da lontano ci tranquillizzano dandoci dei punti di riferimento, il sole e il suo calore, la luna e il suo ormai noto mistero, le giostre sono rotonde e ad ogni giro c’è un genitore o una persona cara a salutare un bimbo e quel saluto lo rassicura ad ogni giro e gli dà il coraggio per un giro ancora; un percorso conosciuto non ci angoscia, una cantilena ripetuta ci rilassa e ci concilia il sonno, le cose curve non ci inquietano a differenza di quelle spigolose e una storia che si ripete, come accade in scena, non ci spaventa più perché ne conosciamo la fine. Ecco, il teatro racchiude in tutto e per tutto e da sempre il concetto di circolarità, di gioco, di certezze e di protezione, un luogo dove si perpetua e si celebra la vita, la famosa Zona Franca. Al contrario un teatro di guerra è uno spazio dove si rappresenta l’orrore definitivo e senza speranza, il vuoto, l’incertezza e la morte vera, il brutale non ritorno e, al di là di ogni credenza si possa avere, il risultato è la fine di tutto! Dobbiamo solo sperare in un deus ex machina, noto risolutore di tragedie, che venga a salvarci dalla catastrofe, ma purtroppo questo avviene solo nel teatro della finzione, che resta e sarà per sempre il teatro della pace!

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1 Comment


Roberto Farruggio
Roberto Farruggio
Mar 18, 2022

Che bella questa contrapposizione tra il Teatro della Vita e il teatro della morte! il "bella" è rivolto all'atmosfera armoniosa nella quale lo spettatore è coinvolto quando entra in teatro. E credo lo sia anche per gli artisti in generale quando, una volta aperto il sipario, si trovano al cospetto del pubblico che non è mai un'entità astratta ma si condensa nei volti coinvolti in cui ogni attore, attrice si può riconoscere, come riflettersi allo specchio, scoprire che in teatro persona e personaggio quasi coincidano e si è veri, totalmente veri, pubblico e attori. Nel Teatro di Mariupol questo è avvenuto qualche giorno fa quando le persone ivi rifugiate sono diventate, purtroppo, un tutt'uno con il loro essere personaggi dentro…

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