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Impeccabile il lancio di Mattia Rame. E ora sotto con l’album

Aggiornamento: 9 ago 2023

Il 18 Marzo scorso al Largo Venue di Roma è andato in scena Mattia Rame col "Muoviti Showcase". Ed è stata una piacevole scoperta.


La scaletta era questa: "Scendi" "Come un cane" "Si sciolgono i ghiacciai" "Muoviti" "Alle Anime" "Per me lo so" (cover CCCP) "La Psicanalisi"


In sostanza un intero album. Una scaletta che la dice lunga sulle inclinazioni del cantautore romano, nelle sue ballate dolenti si colgono echi chitarristici degli U2 pre Rattle and Hum, sonorità che lo collegano ai Duran Duran di The Wedding Album e ai bagliori blues psicadelico dei Pink Floyd tra Wish You Where Here e The Dark Side of the Moon. Se queste sono le premesse, il titolo della cover non può sorprendere. Giovanni Lindo Ferrettie i suoi CCCP hanno travalicato i decenni successivi alla stagione new wave italiana, affermandosi come stella polare. Non si è realmente rock se non si guarda al mitologico gruppo punk emiliano e difatti dai Subsonica a Gianna Nannini ai Maneskin, la canzoni dei CCCP si confermano tappa obbligata prima o poi, per tutti. La scelta di Rame è caduta su "Per me lo so", in passato nel repertorio dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

Sa innegabilmente scrivere i testi. Originali e stracolmi di simbolismi, non hanno la pretesa d’insegnare nulla ma si collocano però come impeccabili istantanee della contemporaneità. In questo, fatte le doverose differenze, sembra guardare a Mogol-Battisti. Del più formidabile duo della musica pop italiana, ricalca le istanze, i paradossi, l’urgenza di cogliere il momento. Mattia Rame scrive molto bene, non cerca la rima baciata e non si affanna nel volere compiacere a tutti i costi.

E veniamo al personaggio. Sul palco ci sa stare nonostante non sia completamente a suo agio. Sembra emozionato, il che è anche un fattore positivo perché crea intimità col pubblico. Si riaffaccia a trentadue anni, un’età che in altri tempi avrebbe messo una pietra tombale sulle sue velleità artistiche ma che oggi appare perfettamente nella media, si veda quanti anni avevano Paradiso e Brunori quando si sono affermati.

Lo attendiamo a verifiche più probanti, vale a dire l’album “Lo Spazio, l’Egitto, Battiato”. Il cui titolo sembra un manifesto programmatico di uno che vuole fare sul serio. Spazio ed Egitto portano inevitabilmente sulle coordinate filosofiche, compositive e testuali del più grande di tutti, il cui nome è temerariamente impresso nel titolo. Ma se il buongiorno (anche se era notte fonda), si vede dal mattino, Mattia Rame ha tutte le carte in regola per lasciare il segno.

Foto by Guido Laudani

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