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IRENE GRANDI a tinte blues... Intervista esclusiva!

Aggiornamento: 9 ago 2023

Presente alla trentasettesima edizione del Music Day tenutosi a Roma presso l’hotel Mercure, abbiamo avuto la possibilità di incontrare Irene Grandi.

La sua partecipazione all’evento, accolta con grande entusiasmo da parte del pubblico è collegata alla presentazione del suo ultimo progetto: un doppio vinile dal titolo “IO in blues”, un album edito da Cimbarecord per veri collezionisti e dalla tiratura limitata.

I contenuti dei due dischi sono delle vere rarità, 13 brani, tutti eseguiti e registrati live, selezionati dalle performance del suo ultimo tour svoltosi nel 2022.

Il filo conduttore ovviamente è il Blues, uno dei generi che ha accompagnato la vita e la crescita dell’artista toscana; i brani proposti sono versioni riarrangiate di alcuni suoi pezzi storici (come Prima di partire per un lungo viaggio o La tua ragazza sempre) che si alternano a delle cover di veri e propri classici; brani di artisti senza tempo, passando da Lucio Battisti a Pino Daniele, fino ad arrivare a Etta James, Otis Redding, Willie Dixon, Tracy Chapman e Sade.

Quest’album segna un vero e proprio ritorno alle origini per la cantante, è una riscoperta del passato, un viaggio attraverso le varie fasi della sua carriera; un progetto intimo e ricco di passione.

A parlarci con trasporto e genuinità di questo ultimo album ci ha pensato Irene Grandi, che con grande entusiasmo e generosità ha saputo trasmettere al meglio quelli che sono stati i passaggi fondamentali del suo lavoro.


Come nasce l’album “IO in Blues”? Come mai il ritorno a questo genere musicale?

C’è un momento nella storia di una carriera, nel quale è bello guardarsi indietro. Cioè, dopo tanti anni di musica e in un momento di difficoltà come quello della pandemia, dove era più difficile incontrarsi con gli altri musicisti, con gli autori e le persone, ho voluto riconnettermi con le mie radici e fare quello che in solitudine, uno riesce a fare, cioè ritornare sui propri passi e capire da dove si viene. Anche ripensando alla gavetta – quello che si dice tanto è che la gavetta è importante – una fase che i giovani hanno un pochino perso, perché imparano tutto in casa, in cameretta, nella stanza, mentre invece noi avevamo questi dischi, queste cassette, che si cercavano e che s’imparavano a memoria perché non si trovavano i testi, quindi si ascoltavano e si riascoltavano e poi ci davano anche quel là per iniziare suonare dal vivo, magari con delle cover band eccetera.

Quindi il tornare alle origini, è come riappropriarsi di una parte di te, è come riappropriarsi del tuo periodo di formazione e ti permette di capire da dove vieni.

In quel momento mi ha dato forza, in quel momento in cui era tutto difficile.

È stata proprio l’idea che avessi un passato, una radice, una musica che mi rappresentava pur non essendo mia e che mi aveva in qualche modo influenzata e accompagnata, a segnare il mio percorso artistico passato e presente.

E quindi è così che è nato, proprio da un momento di difficoltà, in cui la riconnessione con le proprie radici, è stata un punto di forza.


A proposito di ciò, in questo momento in cui tutto viene riproposto e ripresentato, in cui si attua una continua ricerca sul passato, l’artista ha un limite che non può superare? C’è un limite entro cui muoversi e una direzione che appunto non si può oltrepassare? O si può sperimentare su tutto?

Secondo me il valore del tuo passato musicale risiede nella creazione di un gusto; un gusto e piano piano anche un’identità, perché è dal maestro che si impara, e quello ti rimane, cioè quello che impari in età giovanile da una persona che te ammiri in modo incredibile.

C’è quasi un sentimento verso i tuoi maestri, ed è lì che la conoscenza s’impregna … si forma qualcosa dentro di te e allo stesso tempo si genera quel gusto per un certo tipo di musica. Secondo me andare a sperimentare e a cercare di rivisitare il passato non dovrebbe avere dei limiti, se non quelli che ci impongono le emozioni, gli stessi poi che ti creano un gusto personale. Quindi è inutile andare a cercare ovunque, ma cercare in maniera specifica dove ti senti, dove ti riconosci in qualche modo.


Il design del doppio vinile ha un aspetto e uno stile fumettistico, che rimanda alla natura analogica di tutto il disco. Questo progetto funzionerebbe in versione digitale se non fosse impostato così?

Credo che naturalmente funzioni, nel senso che lo puoi mettere in forma digitale e la gente che lo conosce e che ha la possibilità di conoscerlo potrebbe benissimo ascoltarlo; il problema è che il sound live, mi pare che non abbia una grande diffusione su Spotify e su queste piattaforme; quindi, diciamo che funziona in quanto si può fare, però non credo che potrebbe avere una grandissima risonanza, su questo non ci spero diciamo (ride) poi non si sa mai, però … La vedo dura (lasciando uscir fuori la propria toscanità e la propria genuinità)


In conclusione, ho visto che stai puntando tanto sul tuo canale YouTube (https://www.youtube.com/channel/UCT85Q59Sh8jIN4cUz61AZwA)

che hai definito come una stanza della tua musica, allo stesso tempo è un archivio per contenuti editi e inediti, come ti è venuto in mente l’idea di riversare tutto su quella piattaforma?

Mi piaceva l’idea di avere appunto, una stanza della musica, perché mi ero accorta che mentre tanti altri miei colleghi ce l’avevano già questa loro pagina … tutti l’avevano fatta più o meno nel 2011, ho notato che evidentemente erano state le stesse case discografiche a proporre loro una cosa del genere.

Per l’appunto era lo stesso anno in cui io non avevo contratti, non avevo casa discografica, non avevo niente, perché era stato un anno sabatico che mi ero presa, quando poi dopo sono uscita con il disco con Bollani (che già nel digitale non aveva molto senso) e quindi praticamente, io mi sono persa quel momento e mi sono ritrovata senza un canale. Allora a un certo punto quando mi sono resa conto che i miei contenuti erano tutti sparpagliati e che non c’era niente che li contenesse, mi è dispiaciuto un po’, e ho pensato che un canale YouTube potesse diventare veramente una stanza divertente per chi mi segue, in quanto io avevo un sacco di contenuti, anche sui DVD, sui vecchi mezzi, CD eccetera che non erano neanche mai stati visti, e se ci pensi i backstage dei video piuttosto che dei live non si vedono spesso


Tantissimi contenuti sono andati persi

Infatti, tra il 2000 e il 2020 in realtà non c’era più quell’idea di registrarsi, non c’era più il video registratore no? quindi io avevo dei momenti di buio in cui non c’era nulla e invece avevo delle cose inedite nel cassetto, perché non avevamo noi la possibilità di pubblicare. Quindi quando ho visto che avevo tante cose che erano rimaste lì e avevo la possibilità di mettere questa stanza a disposizione del pubblico che ancora in qualche modo era inesplorata da me, allora mi ci sono appassionata e ho voluto ricrearla. Insomma, non è niente di nuovo però per me è una cosa nuova.


È uno spazio importante comunque sia …

È uno spazio importante, è una cosa che rimane, è un po’come una biblioteca, adesso come adesso non c’è tanto questa concezione.


È tutto all’interno dello stesso punto, e rende più facile ritrovare quello che si vuole cercare

Infatti, mi sembrava una cosa bella, anche per chi usa più il digitale, capito, avere un posto dove puoi trovare tante cose edite e inedite.

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