Le Storie del Vento: quattro prospettive, quattro visioni sulla vita, il tempo e i rapporti umani
- Vito Tripi
- 16 set
- Tempo di lettura: 3 min
A colloquio con Vincent Navarra, poliedrico artista siciliano, sulla sua ultima fatica letteraria
La Sicilia è una terra fantastica e al contempo piena di contraddizioni. Terra amabile e amara insieme, ove sangue e miele si mischiano. Una regione che ha dato i natali a grandi artisti ed uomini da Cielo d’Alcamo, a Giovanni Verga, da Luigi Pirandello a Giovanni Gentile. Ed è proprio questa sua natura bivalente di cosmos e chaos che oggi ci presenta un altro suo figlio nobile, ossia Vincent Navarra.

Nato a Sciacca nel 1967, dopo gli studi in Scenografia si è dedicato al teatro, alla critica d’arte e al cinema. Presente come attore, inoltre, nel film L’uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore; come critico d’arte ha pubblicato diversi volumi, tra cui l’ultimo Ars Mirabilis; nel 2007 ha esordito come regista nel cortometraggio Lacrima Nera, in concorso al David di Donatello; infine, Rayana è stato il suo primo lungometraggio. Ha curato di recente, per il Circolo di Cultura di Sciacca, la mostra di Roberto Masullo Stati d’animo.
Nel 2020, dopo aver realizzato il cortometraggio cinematografico Il rumore del silenzio, semifinalista al Caorle film Fest, decide di utilizzare la stessa tipologia di scrittura per il testo teatrale. Vincent preferisce le storie brevi, gli piace descrivere momenti e lasciare al lettore la possibilità di ampliarli o terminarli. Queste sue storie le ha raccolte nella pubblicazione Le Storie del Vento, una serie di corti teatrali, edito dalla Salvatore Estero Editore (pag 65 € 10).
Un libro agevole, godibile e pregno di sensazioni. Quattro storie che mostrano le fragilità della natura umana e spesso l’incapacità di comunicare tra gli individui; pedine stanche, forti, arrendevoli o decise ci muoviamo come in un gioco sulla scacchiera della vita (o del mondo?): cavalli, pedoni, re, regine....giochiamo ognuno nel nostro ruolo. Danziamo una danza stabilita da altri? Ci fa muovere il Fato? Una forza sconosciuta? O la nostra volontà? E il vento continua a soffiare.
Abbiamo incontrato l’autore che ha risposto ad alcune nostre domande.

Vincent come è nato questo progetto?
Potremmo dire che tutto parte dal titolo, poiché il vero protagonista di fondo delle quattro storie è proprio il Vento che le collega. Esso a volte crea situazioni ironiche, altre volte drammatiche, si pensi al personaggio di Buffone, in altre ironia e inconsapevolezza: cambia le cose e gli stati d’animo.
Sullo sfondo dei tuoi racconti vediamo spesso scorrere film che hanno fatto la storia del cinema, come li hai scelti?
Il linguaggio filmico ti aiuta nella rappresentazione; la scelta della pellicola è un omaggio ai registi che amo.
Nel libro aleggiano atmosfere e personaggi pirandelliani, quanto devi a Pirandello?
L’impianto dei racconti è ispirato al grande maestro siciliano, così come alcuni dei miei personaggi. Ma in realtà tutti noi siciliani abbiamo dentro di noi un qualcosa di pirandelliano.
Quali sono gli altri tuoi modelli d’ispirazione?
Quando scrivo mi rivolgo molto a Brecht e al teatro tradizionale, in particolare a Martoglio e a Verga; per quanto riguarda umorismo ed ironia al grande Edoardo.
Ti identifichi in un tuo personaggio in particolare?
Questa è una domanda un po’ a tradimento, perché per un autore tutti i suoi lavori sono come dei figli e non è giusto fare delle preferenze per la serie “figli e figliastri”. In verità in questo mio libro ho messo un po’ di me in ciascun personaggio ergo io sono presente in tutti loro.
Secondo te quanto è importante la ricerca delle fonti nella stesura di un racconto?
Quella è una parte importantissima. Ogni volta che ci si impegna in un lavoro di scrittura e bisogna confrontarsi con la storia è necessario essere il più precisi e attendibili, per una questione di onestà e credibilità. Difatti per il terzo racconto Torre, Pedone e Buffone attingo ad un fatto realmente accaduto nel ‘500. Si tratta della guerra fratricida, avviata dai nobili Perollo contro i Luna, raccontata da Buffone; essa è realmente accaduta a Sciacca nel mese di luglio del 1529. Il racconto della piéce teatrale coincide con una qualsiasi guerra del XX Secolo. Difatti nel racconto è anche presente una scacchiera che è la metafora del gioco della guerra.
Nei tuoi testi un altro elemento fondamentale è il Tempo?
Sì esso a volte dà a volte toglie. Nella maggior parte delle volte sottrae, poiché non concede la possibilità di cambiare le cose. In alcuni casi non le aggiusta, perché non può. Spesso subiamo la monotonia del tempo, poiché la monotonia è una costante della vita, che si può vincere con l’ironia. Essa poi aleggia un po’ in tutti i racconti, proprio come strumento di liberazione.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho in mente due storie di teatro, due atti unici ed un monologo; inoltre, vi porterò alla Vucciaria… e non mi sbilancio oltre!




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