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Pier Luigi Manieri

Le Tette di Arisa e il tatto di Morgan

Aggiornamento: 12 nov 2023



Morgan si risente perché gli chiedono una cover di Battiato. Arisa si spoglia per trovare marito. Morgan dà sguaiatamente, istericamente del f….o a qualcuno del pubblico, poi si scusa attraverso la chat su whatapp.


Arisa, femminile in ogni centimetro del suo corpo vellutato e accogliente è una naiade che emerge dalle acque nel suo sensuale candore.


Il problema di Morgan non è l’intemperanza di due giorni fa, è la metamorfosi kafkiana. Si sta progressivamente sgarbinando, il che non è sorprendente, considerando che il grande storico e critico d’arte è visto come una sorta di mentore ma di questo passo perderà il controllo della mutazione riscoprendosi erede di Richard Benson. E ciò sarebbe un autentico peccato perché al netto delle intemperanze senza una causa e degli scivoloni sulle bucce di banana che si mette sovente sotto i piedi da solo, il leader dei Bluvertigo è ancora un artista di assoluto valore.


Il problema di Morgan è che quando ci si conforma a un’esistenza strutturata a colpi di like e di pulsanti d’accendere, il consenso passa dall’essere una conseguenza all’essere l’obiettivo. Il successo è un’esigenza ma anche un palliativo. In nome del sensazionalismo ci si sputtana sul palco dell’Ariston, si litiga con chiunque, si lavano i panni sporchi in piazze tanto fisiche quanto digitali, si creano le condizioni per cui anche il più terra terra dei rapper possa avere l’ultima parola e con quella, darti del pirla. Morgan è tra gli artisti più colti, ricordarlo sta solo a lui. Un po’ meno Sgarbi, che funziona perché è unico, un po’ più Battiato. Morgan, collaborò col Maestro nella realizzazione di Gommalacca, tali onori sono autentiche investiture ma sono anche oneri da cui poi è impossibile liberarsi.


Agli acuti isterici e caotici di Morgan fa da contrappeso la morbida e sinuosa figura di Arisa. Strano caso il suo, cigno e anatroccolo insieme. La dualità nella voce: se canta incanta, se parla fa sorridere. Arisa esibisce la sua fisicità rassicurante per ridestare il desiderio del maschio italiano intorpidito dai completini intimi da uomo proposti da Calvin Klein, annichilito dalla valanga rosa-Barbie, anestetizzato dal bromuro mediatico, lapidato dalle invettive trasudanti relativistico fanatismo vetero femminista delle De Gregorio, Lucarelli,Murgia, Schlein, Boldrini, in servizio permanente effettivo. Quello di Arisa non è esibizionismo ma esibizione della meraviglia della natura. Ogni scatto è un argine opposto al brutto e all’iconoclastia dei sentimenti, è un biglietto da visita dalle vistose premesse e altrettante promesse di piacere e impegno, tant’è che lei non cerca un Rocco ma un tipo a cui andare bene per com’è, senza trucchi né artifizi. L’Arisa al naturale è un balsamo che mitiga angoli e distanze e riconcilia i sessi, ma nel farlo fa masticare amaro. Tra le condizioni ce n’è una anagrafica che è una bocciatura senza appello. Peccato.

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