Oggi e domani sarà ancora possibile ammirare B-Jesus. Ve ne sono diverse di ragioni per visitarne l’esposizione, non da ultimo il fatto che la sua concezione corale non è dissimile da un’orchestra, in cui ogni singolo strumento-opera d’arte si combina con altri per formare un insieme il cui totale è superiore alla somma delle sue parti. O anche per sganciarci dalla stringente realtà che ci vuole ancorati ai dpcm, alle mascherine e ai disinfettanti per un viaggio che si snoda tra storia e futuro. Tra Credo e bisogno di credere. Un’occasione imperdibile di vedere insieme tanti giovani e potenziali protagonisti dell’arte, combinati con alcuni dei nomi più rappresentativi della scena artistica contemporanea, a cominciare da Tommaso Cascella, autore di una evangelica Stella Cometa e proseguendo con Davide Dormino e DuminDa, che sono stati presentati in precedenti articoli. E ancora, Federico Paris, Giuseppe Verri, Lidia Bachis e Marianna Masciolini.
Marianna Masciolini è una sorta d’investigatrice prestata alla forma. Come coloro che per vocazione e professione devono guardare oltre le apparenze, lei cerca l’essenza. Che rintraccia nella sincerità, tra gli altri luoghi. In ogni suo aspetto e manifestazione. Quindi la sincerità come cifra valoriale e simultaneamente, la gravità, dunque il peso dei corpi e dell’immateriale e con essi, l’ordine. L’ordine nel dare un nome alle cose affinché le peculiarità non siano mortificate.
Parliamo del suo pezzo in B-Jesus: San Giovanni Battista. Una scelta di un certo peso e responsabilità, perché proprio lui?
Perché è un personaggio simbolo del passaggio tra il vecchio e il nuovo, vecchio inteso come non più ‘importante’ per i tempi, nuovo inteso come possibilità. In questo caso umanistica. Possibilità per l’uomo. Quindi è il simbolo di un superamento. Un superamento di sé stessi e un superamento anche temporale.
Ho immaginato che in un presepe del futuro che prende il titolo B-Jesus, nel senso di sii Gesù anche tu, trasformati, abbi questo coraggio, Giovanni Battista non poteva mancare.
È lui che implora questa possibilità, che spinge le coscienze verso una scelta così forte e così responsabile, quasi annunciando che altrimenti una salvezza è improbabile, lontana o impossibile.
In più perché lo vedo collegato al tema della sincerità, un valore molto urgente oggi: nelle persone con sé stesse, nelle coppie, nelle famiglie, nella politica, nel lavoro …nelle relazioni di ogni tipo. La sincerità è difficile, perché implica molte conseguenze, a volte anche dannose. Può dar fastidio. È la forza di vedere quello che c’è, quello che è vero e di raccontarlo così come è. Credo che oggi per l’uomo sia diventato un bene indispensabile. Se una persona è sincera prima o poi lo saranno anche le persone con cui si relaziona. Ci libera da molti pesi e ci regala la fiducia dell’altro.
Con quale segno grafico o immagine rappresenterebbe la sincerità, che forma avrebbe?
Direi una lettera dell’alfabeto greco. La Phi Un geroglifico trasparente. Non saprei dire razionalmente perché la veda così ma è così che la vedo
Che cos’è la gravità, secondo Marianna Masciolini?
Mi immagino spesso un mondo senza peso. Siamo fatti di corpo e quindi questa immaginazione potrebbe rivelarsi solo fantastica. Ma è anche vero che viviamo ormai nell’era delle relazioni digitali, fotoniche, in qualche modo andiamo anche verso la visione o concezione di una realtà quantistica. Siamo proiettati alla scoperta di cosa c’è di la, a cosa i buchi neri ci riveleranno davvero... Ma anche senza scomodare i bit o la luce, basta riflettere solo un attimo alla velocità e leggerezza con cui alcuni pensieri si incontrano in diretta o meno, o all’empatia tra due persone, alla sintonia, alla fede. Solo per fare un esempio. Sono anti gravitazionali in qualche modo. E se ci pensiamo noi diamo l’accezione di ‘grave’ a qualcosa che trova un impiglio…che pesa, che non scorre come dovrebbe. Non sono una fisica ma in definitiva penso che la gravità sia un fenomeno relativo.
C’è (e se sì, qual è), un fil rouge che collega il teatro all’arte?
Il fil rouge per me c’è ma si limita al tentativo di superare la rappresentazione. È una visione personale. Per il resto le due forme espressive, seppur contaminabili, sono profondamente distinte. Il teatro è una cosa e l’arte figurativa un’altra, anche quando diviene performance.
Quindi in una definizione, cosa è il teatro e cosa l’arte?
Ogni disciplina artistica ha un suo perché, una propria storia e rappresentazione ognuna cattura l’attenzione. Oggi va di moda la contaminazione. Il che va benissimo, ma in fondo credo che il teatro se fatto bene sia l’espressione artistica più contemporanea. È una forma d’arte vivente. Ancora di più oggi che il Covid ci vieta la scena fisica. Nel teatro i sensi sono tutti contemporaneamente attivi. E due repliche non sono mai uguali. Vive come vive l’uomo. L’arte figurativa dipende molto di più dal punto di vista di chi la guarda.
Parlando di anti gravità, quindi di leggerezza, e di centri di gravità, fenomeni come Marina Abramovich hanno reso grave il tono della comunicazione o piuttosto hanno aggiunto un elemento di sterile sensazionalismo?
Bella domanda…sicuramente d’istinto mi viene da pensare che questa domanda contenga in essa la presenza di un limite sottile…e sì, credo che il tema del sensazionalismo sia fortissimo. Io credo che ogni forma d’arte venga da un periodo di gestazione più o meno lungo durante il quale si definisce. La contaminazione è giusta ma fino ad un certo punto perché poi ogni arte ha un suo modo, una sua specifica forma e codifica. Per me ci sono queste distinzioni tra discipline. Lei nel suo era credibile, poi la credibilità si deve anche confrontare con la società e la società, oggi più che mai, ha bisogno di sincerità. La sincerità è un centro di gravità riconoscibile come elemento relazionalmente sano. In assenza, abbiamo la spettacolarizzazione, e a seguire, il sensazionalismo.
Il rapporto quasi metafisico tra materia e vuoto…da un punto di vista formale è un elemento d’indagine? Penso ai suoi atomi…
Sì, l’indagine è su ciò che non possiamo vedere o toccare e su ciò che vorremmo attraversare. In sostanza per me questa indagine è molto legata al tema della vista e alle sue potenzialità. Ecco perché in molti casi mi piace mettere in relazione punti o forze attraverso una rete quasi invisibile sospesa in aria. La materia e il vuoto vanno a braccetto in questo caso. Ma è auspicabile ormai poter vedere e toccare un vuoto, come poter attraversare un muro.
Quali materiali predilige e perché?
Prediligo materiali naturali oggi, in molti casi di riciclo.
E in generale ogni materiale ha il suo perché, vanno studiati bene di volta in volta e ognuno nasconde un mondo.
Però ho una attrazione forte verso i materiali elastici, come ad esempio il silicone. Mi danno l’impressione che non sono mai fermi. E così è. Anche se non si vede sono sempre in movimento e questo li fa apparire vivi.
La collaborazione con uno stilista come Guillermo Mariotto, curatore di B-Jesus si è articolata sulla coordinata della creatività?
Senza alcun dubbio la coordinata principale con Guillermo è stata la creatività. È un vulcano saggio. La prima volta ci siamo conosciuti al telefono e abbiamo parlato per ore del progetto. Poter avere un feeling creativo con un artista speciale come lui è stato un privilegio e una scoperta. Ma credo che ancora avremo molto da condividere.
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