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Perché morire antifascisti?

Aggiornamento: 9 ago 2023

Il vero fascismo è l’antifascismo. La dittatura nazi-sanitaria. Il lock-down fascista. Il nazista Zelensky contro il fascista Putin. La Nato nazifascista. Il fascismo del PD, quello dell’Anpi, quello del governo Conte prima e Draghi poi, gli anarchici che devastano le città che in realtà sono fascisti. Eccetera, eccetera. Ma ha davvero senso tutto ciò? La domanda diventa ancora più pressante quando a usare questa terminologia è proprio chi dice di voler combattere il pensiero unico e il mondo woke. Vi siete mai chiesti quale sia il vostro reale obiettivo quando usate questi termini? Volete forse dimostrare ai vostri interlocutori democratici e progressisti, quando li definite “fascisti” o “nazisti”, che sono in realtà caduti in un cortocircuito antidemocratico? Ma secondo voi se ne possono accorgere? Non vi siete ancora resi conto di quanto siano fanatici e totalmente avulsi da qualunque concetto di logica e realtà? Certo, forse apostrofandoli come “fascisti” si sentiranno stizziti, ma poi ribatteranno dando del fascista a voi e così via a specchio-riflesso in una disputa da bambini che fa tornare in mente il detto “mai discutere con un idiota, perché la gente potrebbe non notare la differenza”.

Che senso ha poi definire “fascista” qualunque capo politico, dittatore, autocrate, banchiere, uomo di potere che avete voglia di attaccare? Chiunque abbia chiare certe categorie, chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la storia, non può che ridere a sentir parlare di quanto sia fascista o nazista Zelensky, o Putin, o Soros, o Biden, o Bill Gates o il capo di turno dell’Isis. Allo stesso modo di quanto potrebbe ridere quando dall’altra parte definiscono fascista la Meloni, Berlusconi, Salvini, Pillon, Trump, Bolsonaro e via dicendo. È semplicemente ridicolo.

Ma c’è anche un effetto nefasto, quando si usano questi schemi linguistici, che colpisce la cosiddetta “massa” che magari è meno suscettibile agli sfondoni storico-ideologici: usando sempre certa terminologia, la gente si abitua. E a cosa si abitua, in questo caso? A molte cose, nessuna delle quali è positiva. La prima è lo svuotamento di significato dei termini. Se tutto è fascismo, allora il fascismo è insieme nulla e qualsiasi cosa. In questo modo si ha la totale depauperazione di qualunque discorso in cui ci sia l’accusa di “fascismo”. Se, quando sentiamo i censori vari denunciare il pericolo fascista dietro ogni angolo, ci viene naturale pensare che siano dei ciarlatani, dei disadattati e dei fomentatori di odio, perché pensiamo di non fare esattamente la stessa figura quando denunciamo noi che dietro la Nato, la Russia, Zelensky, il vaccino, le intelligenze artificiali, l’utero in affitto eccetera in realtà ci sia il fascismo? Alla fine, a furia di usare certi termini, la gente abituata a sentire la solita manfrina ci relegherà nel cassetto delle persone che non hanno nulla da dire, e finiremo in un ghetto comunicativo senza però avere né la potenza mediatica né quella politica dei nostri avversari per poterne uscire. Un altro aspetto nefasto a cui la gente si abituerà è il concetto di fascismo come esemplificazione paradigmatica di ogni male. E questo è sbagliato per diverse ragioni.

Prima di tutto si dà forza alla mentalità derivante dalla teoria dell’ur-fascismo di echiana memoria. Il fascismo in questo caso assurge a fenomeno “eterno”, che può “sempre tornare”, il cui pericolo è sempre dietro l’angolo se non si vigila con attenzione stando “svegli”. Non vi ricorda nulla? Sì, esatto: è la base dell’ideologia woke. Il problema è che se la teoria dell’ur-fascismo è chiaramente una truffa ideologica, il suo prodotto non lo è affatto. Possiamo infatti tranquillamente parlare del woke come effetto di un ur-antifascismo che non è affatto teorico, ma tremendamente reale. Una pletora di “guardiani” che, in nome della lotta ad un fascismo indefinito che ogni giorno indossa gli abiti più consoni al momento, portano avanti le più aberranti ideologie e le più abiette prassi politiche. Degli antifascisti assaltano dei ragazzi di destra che volantinano davanti a una scuola? È giusto, anzi la vera violenza è quella dei ragazzi che volantinavano, perché “fascisti”. In piazza si invocano foibe e impiccagioni? Giusto, perché lo si fa contro i fascisti. Qualcuno critica un politico o una legge che riguarda immigrati o politiche lgbt? È un diffusore di “discorsi di odio” e in quanto tali è, ovviamente, fascista e quindi deve essere censurato ad ogni costo. Un immigrato fa una strage o sequestra un bus pieno di bambini? La colpa è della politica fascista che non lo fa sentire a casa. Se invece c’è un fatto di cronaca in cui è l’immigrato ad essere vittima, anche se casuale magari, allora via alla caccia al fascista e al “brodo culturale” che fa riemergere il fascismo. Un trans fa una strage di bambini in una scuola cattolica? Miliardari di tutto il mondo unitevi per raccogliere fondi per la comunità lgbt, perché è la vera vittima del rigurgito fascista che reagisce a questo fatto “casuale”.

Se la strage fosse stata di uno psicopatico etero ai danni di gay sappiamo benissimo cosa sarebbe successo. Manifesti contro l’aborto? Rimossi a forza perché “fascisti” che vogliono farci tornare ai secoli bui, mentre il gender insegnato alle elementari dalle drag queen e la proposta per la pillola al nono mese sono una “battaglia di civiltà”. E così via, dalle minacce mafiose contro i locali che osano ospitare convegni “fascisti” alle devastazioni nelle piazze o attentati alle sedi di qualunque partito a destra della Bonino taciuti o giustificati mentre a parti invertite chiederebbero la pena di morte. Alla fine, anche lo stesso comunismo era solo un “male necessario” perché è servito contro il “male assoluto” e quindi è giustificato, no? Proprio per questo il termine “comunista”, che fa riferimento alla peggior dittatura della storia e che si è macchiata di crimini che neanche gli storici antifascisti più di parte avrebbero il coraggio di affibbiare ai regimi fascisti, non ha l’effetto oscuro e malvagio del termine “fascista”. E chi pensa di poter giocare al loro stesso gioco, tacciando loro di fascismo come loro fanno con chiunque e quindi definirsi antifascisti in nome della lotta alla loro prassi “ur-fascista”, è quanto meno ingenuo. Come chiunque pensi di poter fare il furbo usando il termine “nazista” anziché “fascista” per dare più peso al suo discorso. Non ci sperate, loro saranno sempre più antifascisti di tutti, sicuramente lo saranno più di voi, e anzi vigerà per sempre la regola per cui voi non siete abbastanza antifascisti e quindi dovrete fare sempre un passo in più, dare una giustificazione in più, fornire una scusa in più, e il tutto porta sempre ad avere un cedimento ideologico verso di loro.

Quanto successo in questi giorni è più che esemplificativo: il presidente La Russa che dice delle cose di una ovvietà banale, ovvero che la strage di via Rasella è stata, appunto, una strage e che il concetto di “antifascismo” non viene mai espresso in nessuno dei 139 articoli più 18 disposizioni transitorie della Costituzione, ed ecco che parte subito il ricatto morale e mediatico con la richiesta di fare un passo indietro, di fare dichiarazioni di un certo tipo, di rinnegare qualunque cosa sia in odore neanche di fascismo ma anche solo di missinismo, richieste di scuse ufficiale, insomma un prostrarsi di fronte ai guardiani morali dell’eterodossia politica. E quale risultato politico si ottiene se si cede? Nella migliore delle ipotesi si finisce come un Gianfranco Fini qualunque, che alla fine della sua opera di “antifascistizzazione” della destra diventa un fallito relegato all’oblio che viene riesumato dal loculo dall’intellighenzia per ripetere a pappagallo un copione insulso. E quanto volte vi sarà capitato di dover giustificare le vostre posizioni contro l’immigrazione con un “non sono razzista ma…”? Ma perché devo giustificarmi io per una mia convinzione che reputo giusta? Lasciamo che sia l’altro a dover giustificare al mondo, la cui maggioranza sappiamo benissimo pensarla in modo diverso da lui, il fatto che voglia sradicare popoli e culture. E così via su uteri in affitto, femminismo tossico, adozioni ai gay eccetera. Il fatto che ci si debba sempre difendere da accuse di sessismo, maschilismo, omofobia e chi più ne ha più ne metta dipende proprio dal fatto che si ha accettato di utilizzare il linguaggio del nemico, di giocare al gioco del nemico, di piegarsi agli schemi del nemico. Quando lo si fa, si ha già perso. Perché si dovrà sempre rincorrere e giocare sulla difensiva mentre l’imposizione e l’affermazione verranno abbandonate proprio nelle mani di chi stiamo cercando di combattere. E invece no, diciamo le cose come stanno, perché c’è qualcosa di ben definito che accomuna tutte queste persone. Chi ha imposto il lockdown, chi ha mentito sui vaccini, chi impone le politiche gender, chi guida i barconi nel Mediterraneo, chi assalta impunito sedi e banchetti di volantinaggio, i presidi che minacciano i ragazzi non allineati con circolari deliranti, chi devasta le piazze quando manifesta, chi imbratta i monumenti, chi vi ha denunciato quando eravate in casa senza mascherina, chi ha bruciato la corona di fiori per un ragazzo assassinato negli anni Settanta eccetera eccetera.


Se dovessimo chiedere anche a loro stessi cos’è che li unisce sotto un’unica bandiera risponderebbero una sola cosa. E questa cosa si chiama “antifascismo”. Siamo così sicuri di voler essere accomunati a loro portando la stessa bandiera? Non credo proprio. Torniamo a vincere la guerra delle parole. Se per fortuna parole come “gender”, “woke” e financo “femminismo” hanno oramai per quasi tutti una accezione negativa è perché non ci siamo mai piegati all’imposizione culturale e abbiamo contrattaccato smascherando il vero significato di queste ideologie. Facciamo che anche questa aberrazione che giustifica ogni schifezza perpetrata da questa gente faccia la stessa fine. Facciamo in modo che “antifascista” divenga un marchio negativo anziché un vanto. Facciamo che la gente debba scusarsi dicendo “io non voglio essere come gli antifascisti, ma…” quando deve difendere una prassi o un’azione meschina. E non temano i moderati, liberali e conservatori di cadere nella logica, che è sempre la stessa di cui sopra, per cui se lo si fa allora si è fascisti. Il mondo funziona al contrario di come la pensano queste persone: è il genere ad essere binario, non la logica umana. Non facciamoci mai definire in negativo come “anti” e se non si è quell’ “anti” allora si è l’altra cosa. È stupido. Come loro. Noi cerchiamo di non fare la stessa fine.

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