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Pier Luigi Manieri

Scanzi non ce lo meritiamo!

Aggiornamento: 16 apr 2021

Erano giorni che mi arrovellavo. Il foglio bianco del pc era un’algida sentenza: crisi creativa. Mi serve un eroe. La storia che ho in testa non funziona, senza un eroe. Ma a parte questo assunto, buio completo. Il fato però mi è benevolo perché l’eroe me lo serve su un piatto d’argento. Si chiama Andrea Scanzi! Intrepido come non mai si è sottoposto ad AstraZeneca! Eroe non basta. Super! Ma come spesso accade, il non essere compreso è nel destino dell’eroe. Una pioggia d’insulti da tutta Italia, corroborati dall’infame sospetto che abbia trovato qualche scorciatoia. E se la calunnia è un venticello, lui a ‘sta manica d’ingrati non la manda a dire. L’Italia, tutta, dovrebbe ringraziarlo! Tuona twittando. All’elenco degli ingrati si iscrive di diritto anche la procura di Arezzo tant’è che ha avviato un’indagine ma io ho deciso: è il mio eroe. Lo dico forte e chiaro: noi, uno così non ce lo meritiamo!

A scanso di equivoci, anzi a Scanzi, sto cazzeggiando. Ne sposo la dialettica. La faccio mia. Senza remore. Ergo, lo perculo. Tanto per dire, nel momento stesso in cui ha cominciato ad espandersi come un blob, saltando da un canale televisivo all’altro, mi sono fatto l’idea che Scanzi sia lo specchio del suo tempo. Non si ricorda una sola formulazione generata da tale fenomeno che possa essere degna di nota eppure è ovunque. Gigioneggia per la Gruber, se la canta con Travaglio, tiene banco dalla Berlinguer. Ha un debole per le nomenclature dell’informazione, questo tiratore di coltelli spuntati campione di virilismo virtuale. E siccome è virtuale, poco importa se ha spallucce da spalline e l’espressione da guitto. Mai che sia protagonista di un contraddittorio. Fa invece comunella con una consorteria d’ imboscati quanto lui per sparare alla figura. Ma sempre alle spalle. Tutto di lui è ben oltre il patetico.


Ma allora, perché parlarne? Una solenne indifferenza non sarebbe forse più adeguata? Il solo citarlo non finisce col nobilitarlo? Discuterne la dialettica rissaiola seppure un tantino eunuca, non rischia di attestarsi come una qualche forma di riconoscimento? Certo che sì ma non è che si profilino molte scelte. A forza d’ignorarli, lui e quelli come lui, occupano spazi. Insaziabili, s’accaparrano scene e schermi che in nessun altro modo gli competerebbero. Alla fine della fiera, comunque la si metta è dura. Prenderlo sul serio è difficile se non impossibile. Ignorarlo sarebbe salvifico ma è sbagliato. Si diventa complici. E allora lo guardi e non puoi fare a meno di sghignazzare per quelle pose da piacione in 16:9. Lo guardi mentre ascolta le sue massime maleodoranti con orecchi innamorati, spiattellate senza riguardi e sterile compiacimento attraverso quella voce non proprio baritonale, e intanto sventola manine inanellate che a lui devono suggerire qualcosa di molto rock e piratesco (qui per un momento t’intenerisce). Lo osservi, rileggi le sue dichiarazioni e pensi che è davvero un’epoca disperatamente al ribasso se oltre alle zone rosse, al demenziale e dilagante politicamente corretto, alla follia iconoclasta, allo sponsorizzatissimo gender fluid, hai riempito un paio di cartelle per scrivere di Andrea Scanzi.

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