Anselma Dell’Olio una vita per il cinema tra Fellini, Ferreri, Zeffirelli passando per Gustavo Rol
- Vito Tripi
- 28 mag
- Tempo di lettura: 11 min
Aggiornamento: 30 mag
Incontriamo la prestigiosa firma del giornalismo cinematografico per parlare della sua vita artistica come regista. Un viaggio tra passato e futuro.

Anselma Dell’Olio (gli intimi la chiamano Selma) è un volto stranoto della nostra Tv come giornalista e critica cinematografica. Nel 1987 si sposa con Giuliano Ferrara. Nel 1992 conduce col marito la prima e unica puntata di Lezioni d'amore, un programma televisivo diventato fin dall'inizio un caso politico e cancellato dopo dieci giorni forse reo di aver anticipato troppo i tempi. Partecipa come critica cinematografica alla trasmissione di Gigi Marzullo, Cinematografo, in onda ogni sabato notte su Rai 1. Ha inoltre tenuto rubriche in varie riviste, tra cui Grazia, Liberal e Il Foglio.
Abbiamo deciso di incontrarla per parlare della sua esperienza come regista.

Buongiorno Selma cominciamo da un suo lato artistico e professionale che è la regia?
È tutta una vita che lavoro nel mondo dello spettacolo e, soprattutto, nel cinema – con diverse mansioni ma soprattutto come dialoghista - con una dedizione a quello italiano nonostante io sia nata a Hollywood, dove continuo ad avere tanti amici del cinema. Dieci anni fa circa, ero molto impegnata come critica cinematografica, lavoro che ho fatto per più di venti anni, e ricevo una telefonata da Nicoletta Ercole della Nicomax film; noi avevamo già lavorato assieme in Ciao Maschio di Marco Ferreri, assieme a Gerard Depardieu e Marcello Mastroianni, dove avevo lavorato come dialoghista, aiuto e attrice. Nicoletta mi dice che erano passati vent’anni dalla morte di Ferreri e nessuno ne parlava più; mi propose di dirigere un film su di lui e così cominciò - alla buon’ora - la mia felice avventura dietro la macchina da presa.
Che successe subito dopo?
Con quel film, La lucida follia di Marco Ferreri, andammo a Venezia e ottenni vari riconoscimenti tra cui il David di Donatello e Nastro d’argento nel 2018 per la sezione documentari. Fu un lavoro che portai in giro per il mondo: in Corea del Sud, Israele, Lincoln Center, Parigi. È stata, indubbiamente, una sorprendente esperienza come opera prima. Il film arrivò tra le altre città italiane anche a Napoli, che fece da ponte per il mio secondo film.

In che modo?
La pellicola venne vista e apprezzata dal produttore e sceneggiatore Luciano Stella, che ha fondato assieme a Maria Carolina Terzi, Mauro Luchetti e al figlio Carlo la casa di produzione Mad Entertainment, il quale con la sua socia Maria Carolina, mi contattò per dirigere un film intitolato Fellini degli Spiriti. Si tratta di un docufilm in cui racconto per la prima volta “Il mondo intangibile” di Federico Fellini, quello spirituale, esoterico, psicoanalitico e soprannaturale. Fellini lo chiamava semplicemente “il mistero.” Per me è stata una esperienza profonda, perché io avevo anche lavorato con Federico in Ginger&Fred, eravamo diventati amici, si parlava spesso di queste cose che erano quelle che gli stavano più a cuore. Ecco un altro sogno recondito che si avverava dal nulla, per magia. Anche questo film ha ottenuto buon successo – è stata invitato al Cinema ritrovato a Bologna, grazie a Gianluca Farinelli, e al Festival del cinema di Cannes (un altro sogno covato come inarrivabile); il destino ha voluto che uscisse nel 2020 in piena pandemia con tutti le restrizioni e problematiche che ben sappiamo. Però è stato presenta allo stimato Festival Lumiére a Lione, grazie a Gérard Duchaussoy e Thierry Frémaux. Tutti i miei film sono poi passati in Rai, tranne Enigma Rol.
Però questo non ha fermato il suo lavoro di regista?
I miracoli continuavano ad arrivare. Poco tempo dopo l’uscita del Fellini film, vengo contatta da Francesca Verdini che l’anno prima aveva creato a Roma La Casa Rossa, una casa produttrice indipendente fatta da giovanissimi. Verdini, fiorentina, mi chiede di dirigere un lavoro dedicato a Zeffirelli che era scomparso nel 2019, e in vista del centenario della nascita che era il 2023. L’idea mi piaceva perché gli volevo bene, e perché era giusto e in gran ritardo fare giustizia ad un uomo di spettacolo a tutto tondo, adorato nel mondo, che era stato sempre, ingiustamente snobbato in Italia poiché non era un conformista di sinistra; quando aveva rotto il sodalizio con Visconti, il conte rosso gli aveva messo le sanzioni. E Franco è andato in Inghilterra e ha fatto la sua fortuna a cominciare da lì. E mentre sto lavorando a questo film accade una cosa curiosa.
Ossia?
Sia Fellini sia Zeffirelli erano molto legati alla figura del noto sensitivo Gustavo Rol di Torino. Nel film su Fellini c’è un capitolo dedicato a Rol; e devi sapere che Zeffirelli ebbe un grave incidente dopo la nomination all’Oscar di Giulietta&Romeo. Dopo un anno di ospedale e molti acciacchi, temeva che la sua carriera di regista fosse ormai terminata; restò a lungo ricoverato ed ebbe bisogno di molti interventi al viso. Mia cognata Adriana Asti – la sua migliore amica e mia cognata - gli ha consigliato di rivolgersi al suo caro amico sensitivo (Rol rifiutava questa e qualunque altra definizione) e finì per diventare un’amicizia che fu molto utile al regista. Rol in quella prima telefonata lo ha rassicurato sul suo futuro nello spettacolo. Zeffirelli lo consultò sempre, e i due uomini restarono amici e in contatto tutta la vita. Spiegando chi era Gustavo Rol e i suoi prodigi alla produttrice, che essendo molto giovane non sapeva chi fosse, con grande fiuto lei si è entusiasmato al personaggio e ha voluto finanziare il mio quarto film, Enigma Rol.
Ci parli di questo tuo lavoro molto interessante
Avevo una enorme paura durata fino all’uscita, poiché si tratta. di un tema – la metafisica, il paranormale - molto interessante ma anche molto delicato e scivoloso. Con i miei collaboratori ci siamo messi sotto. Era la prima volta che dirigevo gli attori al cinema, cosa che avevo fatto solo in teatro. Il film ha una mezz’oretta recitata da attori. Ed è stato – a sorpresa - questa piccola docufiction di nicchia – il mio film che ha avuto più successo al box office. È rimasto nei cinema di Torino tre mesi e ha girato l’Italia per diverse settimane in molte città. Doveva essere un “film evento” di tre giorni, e invece… Attualmente si trova su Amazon Prime, mentre Fellini degli Spiriti e Franco Zeffirelli, conformista ribelle si trovano su RaiPlay. La lucida follia di Marco Ferreri si trova su RaiStoria, mi dicono. Ogni tanto lo tirano fuori su qualche canale Rai.
Qualcosa mi dice che anche da questo film c’è stata la gemmazione per altro…
Ero da poco uscita la docufiction su Rol e ricevo una telefonata da Anna Maria Mancuso, che non conoscevo; è la presidente della onlus Salute Donna che in quel periodo si stava occupando del fratello che era gravemente malato. Mi racconta che suo fratello Antonio Mancuso era un seguace di Rol e desiderava ardentemente vedere il mio film ma per ovvi impedimenti fisici non poteva muoversi. Come tu ben sai non si dovrebbe far circolare privatamente un film ancora nelle sale, perché di lì a poco lo trovi su qualche piattaforma online piratato. Ho scelto di accontentare il desiderio di una persona sofferente (Rol non avrebbe esitato) e gli ho inviato il link. Passa un anno e ricevo una telefonata da un’agenzia di comunicazione, la Pro Format, e mi offrono di dirigere un cortometraggio di fiction di venti minuti intitolato La luce nella crepa.
Come mai?
Era per volontà di Anna Mancuso; aveva molto apprezzato non solo il mio gesto verso il fratello ma aveva deciso per intuizione deciso che solo io dovevo fare la regia del suo film. Il corto offre la prospettiva di una caregiver, la persona che accompagna un malato grave nel suo percorso di cure. È la storia di due sorelle che vanno per due giorni al Lago di Garda, alle terme come una delle diverse cure palliative che possono essere prescritte dal medico. Il corto vuole sensibilizzare i cittadini, la politica, i medici oncologi e gli operatori sanitari in generale, sulla situazione in cui versa una persona che si occupa in toto di un familiare gravemente malato. Da qui escono fuori le varie dinamiche familiari, la burocrazia, il lavoro che i caregiver spesso perdono per seguire la persona malata, e il quadro generale in cui questa situazione è vissuta nel nostro Paese. Come attrici protagoniste ci sono Chiara Caselli e Valeria Milillo.
Possiamo dire che è stata una sequenza di favolosi eventi.
Io parlerei di miracolo anzi di miracoli visto che si tratta di cinque film in dieci anni. Ci sono persone che impiegano una vita per cercare di realizzare un solo lavoro senza nemmeno riuscirci; io dal 2017 in poi ho potuto fare il lavoro che più mi entusiasma nella vita, senza aver chiesto nulla a nessuno. Il caso ha voluto che i film che i produttori volevano fare erano dei miei desideri reconditi. Parlare di Ferreri, Fellini, Rol e Zeffirelli ma anche della storia di due sorelle, sono sogni che si sono avverati prima di averli fatti.
Attualmente ha qualche altro lavoro in corso?
Quando sono stata contattata da Anna Mancuso stavo lavorando ad un progetto su Nino Rota, il noto compositore (di tanti ma in particolare di Felllini) che è stato uno tra i più influenti e prolifici nella storia del nostro cinema. Qui si tratta di un film strictu sensu ossia a differenza degli altri che erano docufilm o docufiction, questo è interamente recitato.
Come mai questa scelta?
Perché è una figura importante, decisiva, nella nostra storia culturale del nostro paese ma ormai sconosciuto ai più e mai molto conosciuta in Italia.. Ma soprattutto perché Rota era veramente una figura affascinante, misterioso, poliedrica, nato per essere il soggetto di un film insolito. Riccardo Muti ed altri raccontano che lui scriveva musica in ogni occasione; girava con una valigetta nera piena solo di carta di carta col pentagramma. Anche mentre c’era altra musica intorno a lui. Era chiamato l’amico magico (titolo di un documentario di Mario Monicelli su rota) ma quasi nessuno sapeva che era alchimista e ermetista, iniziato dal suo professore di filosofia per licenza liceale, fatto da privatista, Michel Cianciullo. E uno dei pochissimi compositori classici di colonne sonore apprezzato anche per la musica sinfonica a livello mondiale. Non è un film facile; bisogna ancora studiare molto per tirarne fuori una sceneggiatura di qualità che mi soddisfi.
Può farci qualche esempio?
Lui è stato un autentico enfant prodige – è stato un piccolo Mozart italiano; ha fatto la sua prima composizione ad 11 anni. Lo ha diretto anche in pubblico con risonanza internazionale. Era su tutti i giornali. Il Duce volle conoscerlo di persona in quanto esempio di orgoglio italico. Era uno dei pupilli di Toscanini il quale gli fece avere una borsa di studio in America al Curtis Institute of Music di Philadelphia (per toglierlo dalle grinfie dell’Italia fascista) ed ebbe come maestro Rosario Scalero e come compagni di corso ed amici Giancarlo Menotti e Samuel Barber. A diciassette anni entrò nel gruppo noto come la Fratellanza di Myriam, fondata da Ciro Formisano, alias Giuliano Kremmerz, noto alchimista ed ermetista. Ho trovato il tutto in grande sincronicità con i miei lavori precedenti, una progressione naturale, poiché Nino adorava Rol (di Fellini non ne parliamo nemmeno! Si adoravano.) lo definiva “il grande maestro”. E Rota scrisse sul pianoforte bianco di Rol al tempo del Padrino ll, per il quale prese l’Oscar. Il maestro scrisse anche le musiche per Romeo e Giulietta e altri film di Zeffirelli. Tutto si tiene.
Però esiste un film che ha nel cuore e vorrebbe realizzare?
Sì da tanto tempo ho preparato un filmone intitolato Cuore di stoffa, sulla vita e le imprese strabilianti della missionaria, educatrice e fondatrice di ospedali Francesca Saverio Cabrini la fondatrice della congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, una figura storica straordinaria, molto più conosciuta in America che da noi. I Columbus sono i suoi ospedali.
A cosa si deve questa idea?
Intanto la figura della Cabrini è un ponte umano, storico e spirituale tra due papi Leone XIII e l’attuale pontefice Leone XIV. Lei ha operato sotto il pontificato di Leone XIII ed era oltre che una donna di grande spiritualità e pure con un cuore da mistica nascosta, una straordinaria imprenditrice. È riuscita a farsi strada in un mondo, quello ecclesiale, fortemente patriarcale e piramidale. Sapeva come nascondere la sua forza e non allarmare i sacerdoti. Lei parte da un minuscolo paesino della Lombardia e ottiene di essere ricevuta del Papa che le concede la possibilità di fare la missionaria; ma non in Cina, come era il suo sogno. Era molto legata a quella destinazione perché, da bambina, aveva sentito dai monaci missionari delle figlie femmine neonate venivano abbandonate nella spazzatura a morire, e le era nata una grande voglia di raccogliere e crescere quelle piccole femmine indesiderate.
Ma non andò in Cina…
No, il Papa Leone Xlll le disse la frase celebre nella sua biografia: “Non a Oriente ma a Occidente troverai la tua Cina”, poiché in America c’era “un grande campo di lavoro” per aiutare, educare e curare i moltissimi italiani in cerca di una nuova vita ma spesso discriminati – ci chiamavano “negri bianchi “ con il massimo disprezzo - vivevano in miseria nei ghetti, per mandare i soldi in Italia, e molto spesso stentavano ad imparare la lingua. Perciò sia nei tribunali sia negli ospedali e sul lavoro, si trovavano spesso in grande difficoltà perché non sapevano difendersi o raccontare i loro malanni e bisogni. E naturalmente spesso erano analfabeti.
In America diventa un faro di luce per i nostri emigranti e a tutt’oggi è una delle figure più amate in terra statunitense, con boulevard e quartieri che portano il suo nome. Lei ebbe una vita talmente avventurosa, intensa e variegata che ne ho ricavato o una serie di quattro episodi o due film completi - tipo L’arte della gioia di Valeria Golino, uscito prima come due film successivi e poi come miniserie tv. Ti faccio solo un piccolo esempio ma emblematico: lei attraversò le Ande d’inverno a dorso di un mulo. Lei ha fatto in totale 23 viaggi trans oceanici in un tempo in cui le donne stavano. Per la maggior parte a casa a fare la calza.
È inclusa nell’elenco dei 100 personaggi più importanti del 900 italiano. Quindi in un momento in cui è giusto e necessario riscoprire e rivalutare le radici e l’identità italiana un lavoro sulla Cabrini sarebbe quanto mai auspicabile. Un’altra nota storica importante è il fatto che Francesco Saverio Nitti disse di lei che se fosse nata uomo sarebbe stata un grande Presidente del consiglio. Lei sapeva gestire i soldi, aveva capacità alla Berlusconi, Un Cav femmina, e sapeva fare politica e trovare denaro e investirlo. Difatti all’epoca di fine e inizio 900, tutti i politici italiani che andavano negli USA chiedevano di conferire con lei. L’ente del governo dedicato agli emigrati era da loro nominata “La casa del sonno.”
Cos’è che la lega all’attuale pontefice Prevost?
Lei ha attraversato e lavorato in diversi paesi del Centro e del Sud America – Nicaragua, Brasile, Argentina - e il nostro nuovo Papa ha lavorato per tanti anni in Perù e come la Cabrini ha desiderato prendere la cittadinanza – nel caso di Cabrini quella statunitense - per essere come le persone che assisteva e seguiva, come ha fatto Prevost.
Però c’è anche una nota biografica per la scelta di questo tema.
È vero, sono figlia di emigrante; mio padre Girolamo, detto Gerry, era un pugliese che arrivò illegalmente in America negli anni ’20 in California. Ha conosciuto le cabriniane quando lavorava al mercato ortofrutticolo di Los Angeles, Portava da loro in orfanotrofio e alla scuola che apparteneva all’ordine della Cabrini. Anni dopo, quando era riuscito a comprare aziende agricole e ridiventare agricoltore, con diversi ranch, lui e mia madre si sono anche occupati dei terreni agricoli di Villa Cabrini Academy a Burbank, un’ottima scuola. Un giorno la superiora, Madre Eufemia, assieme alla sua vice-Madre Benedetta, sono in visita a casa dei miei genitori per parlare di lavoro e vedono noi bambini, mio fratello maggiore 10 anni, mia sorella 5, ed io che avevo appena 18 mesi. E mia madre stravolta per stare appresso a un marito esigente e tosto e tre figli. Le suore mosse da compassione per mia madre sull’orlo di un collasso nervoso, offrono di prendere sia me che mia sorella come interne. Mio fratello p andato in una scuola militare cattolica a Ojai. Ho dormito con Madre Tommasina finché ho avuto l’età per andare nel dormitorio delle bambine a 6 anni; c’è molto di me e della mia famiglia in questo progetto. Ci sarebbe pure un libro sulla storia della Cabrini, semmai lo finirò. Preferisco fare film che scrivere libri. La sceneggiatura c’è.
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