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Cronache degli studenti in rivolta per il diritto allo studio

Aggiornamento: 5 mar 2021

Un anno di quarantena ha generato una profonda lacerazione tra i giovani con gravissimi effetti sull'apprendimento. Si è registrato un abbandono come non accadeva da decenni, un vero e proprio sviluppo arrestato e al tempo stesso, l'impossibilità di rientrare stabilmente nelle aule, ha innescato un moto studentesco a tutela dei propri diritti. Un'onda che si è propagata lungo l'intera penisola per poter ristabilire una consuetudine, riappropiarsi del proprio destino che, ritengono, non possa essere imbrigliato a colpi di dpcm. Riceviamo e pubblichiamo questa testimonianza con cui apriamo un canale diretto coi giovani, uno spazio che funga, senza filtri o interpretazioni, da megafono per le loro istanze. Quello che segue è un testo che è insieme un atto formale di accusa verso un sistema fallimentare e l'espressione più elevata dell'ardore giovanile.

Di Leonardo Sama


Dal 18 gennaio, primo sfortunato giorno di scuola, gli studenti romani e di tutta Italia sono rientrati nei loro istituti trovandosi nella stessa identica situazione che avevano lasciato, come se il tempo si fosse fermato.

Vogliamo tornare fisicamente a scuola. Per tantissimi ragazzi, soprattutto coloro che affrontano i primi anni del ciclo secondario, la didattica non può essere ridotta ad un collegamento da pc. La scuola è socialità, comunità, incontro e scontro di idee. Quel luogo dove si formano uomini e donne, dove si istaurano quei legami che durano tutta la vita, dove si diventa adulti.


C'è stata, e continua ad esserci, una pandemia disastrosa ma il governo non ha saputo gestire l'impatto drammatico sull'economia e sulla vita dei cittadini, la scuola non è purtroppo l'unico settore coinvolto. A distanza di un anno le scuole continuano ad essere ferme, il ministro Azzolina e tutto il Governo pensavano di risolvere il problema del distanziamento a scuola con i banchi a rotelle e con la didattica a distanza. L'istituzione italiana soffre ormai da decenni di un gravissimo problema infrastrutturale che il Covid ha solo portato sotto gli occhi di tutti, oltre i proclami non è stato fatto nulla per riammodernare locali, infrastrutture, ambienti. La DAD, certo una accettabile soluzione provvisoria nei primi mesi di chiusura, continua ad essere usata dopo tutti questi mesi i ragazzi si ritrovano chiusi in casa dietro il loro schermo freddo, quando ce l'hanno. Quelli meno fortunati invece sono stati costretti ad acquistarli da soli, visto il tardivo stanziamento di fondi ministeriali. Molte istituti e famiglie si sono basati su contributi e donazioni di privati, facendo affidamento sulla grande macchina della solidarietà italiana. Questo è il primo esempio della lentezza del ministro Azzolina, i tablet ed i pc arrivano dopo mesi a quei ragazzi che hanno già provveduto da soli a dotarsene. Stessa storia per i banchi a rotelle, totalmente inutili per garantire il distanziamento sociale ed un enorme spreco di fondi. Ricordiamo tutti i proclami del ministro, la realtà però è decisamente peggiore. Questi banchi inutili, è necessario ricordarlo sempre, sono arrivati quasi ovunque dopo l’apertura delle scuole, se non addirittura dopo la nuova ultima chiusura.


La strategia del Governo è quella di chiudere ogni spazio di socializzazione per prevenire i contagi, scagliona le scuole, divide le classi, riadatta l’orario costringendo i ragazzi ad uscire di scuola nel pomeriggio inoltrato, come nel caso dell’istituto Democrito di Roma, o elimina totalmente la ricreazione, come al Majorana Pisano di Guidonia. Il caos delle scuole, come negli ultimi due esempi, è dettato dallo scarica barile delle istituzioni, non solo del ministro Azzolina che comunque è la prima colpevole di questo disastro, con i presidi lasciati da soli a gestire la situazione pandemica senza averne la possibilità e la capacità, nonostante il sano impegno che molti di loro hanno messo per permettere ai ragazzi di tornare a scuola.


Quindi chiusure su chiusure, ma gli spostamenti? La maggior parte degli studenti si muove usando i mezzi pubblici. È qui che si consuma un dramma. Non c’è stata alcuna strategia risolutiva per i mezzi pubblici, se non un rimpallo di responsabilità e misure tardive, soprattutto in una grande città come Roma. Atac, proclami a parte, non ha aumentato le corse ed i mezzi, anzi, si è comportata, e continua tutt’ora, come se nulla fosse, lo dimostra la quotidianità.


Siamo scesi in piazza e molte delle manifestazioni studentesche di questi giorni sono state organizzate da Azione Studentesca Roma, che è diventato negli ultimi anni il movimento della destra studentesca più importante nelle scuole romane, che oggi porta in piazza anche studenti che non necessariamente condividono le nostre idee politiche ma che ci riconosco come loro guida e punto di riferimento.


Siamo stati il 18 al ministero dove sono stato ricevuto insieme ad altri responsabili e rappresentanti degli studenti da alcuni dirigenti del MIUR che, quasi facendo spallucce, ci hanno spiegato cosa hanno fatto loro per tutto l'universo scuola. Non avevamo dubbi che ci fossero tante persone che lavorassero ad un rientro sicuro, ma le scelte politiche del ministro sono state sbagliate. Le misure di cui sopra non sono state assolutamente sufficienti a contrastare gli effetti del Covid, nonostante il ministro Azzolina abbia avuto a disposizione moltissime risorse in più rispetto ai suoi predecessori. Non si è investito della riqualificazione delle scuole, nell’adeguamento del materiale didattico ed informatico, si è invece preferito sperperare 119 milioni di euro per banchi a rotelle. Volevamo discutere le scelte fatte, non accontentarci delle tabelle e delle circolari del ministro. Il ministro Azzolina si vanta di ascoltare tutte le categorie della scuola. Tuttavia, oltre che essere ascoltati, volevamo discutere e presentare le nostre proposte, cioè quelle di chi la scuola la vive tutti i giorni. Volgiamo un rientro sicuro, che si ottiene adeguando i mezzi pubblici, ristrutturando le scuole, costruendo nuovi edifici, anche provvisori. Tutto questo però andava fatto prima della riapertura, magari, durante l’estate. Si è preferito fare la morale ai ragazzi in vacanza o nei locali invece di preoccuparsi di scuole e università.


La quotidianità dei ragazzi è cambiata radicalmente, costringendoli sempre più alla solitudine, ad una didattica passiva e di puro esercizio mnemonico, escludendo l’incontro di idee. Ma ha fatto aprire gli occhi anche sul loro futuro. Abbiamo animato piazze bellissime e partecipatissime, dove abbiamo dimostrato al mondo che non siamo una generazione di bamboccioni, ma che vogliamo lottare per il nostro futuro


La nostra mobilitazione prosegue ancora, abbiamo animato decine di assemblea e proteste davanti moltissime scuole di Roma. Il 25 siamo stati a piazza San Silvestro, guidando una manifestazione con più di 150 ragazzi da tutte le scuole. Lanceremo a breve un'altra giornata di protesta in piazza come movimento politico, dove ci aspettiamo centinaia di ragazzi, confermando i numeri delle nostre mobilitazioni passate. Il nostro è un radicamento fatto di ascolto, confronto. I nostri ragazzi sono sempre in prima linea: in un’assemblea con un microfono in mano, con un megafono guidando le piazze, organizzando dibattiti e riunioni organizzative. Saremo sempre voce e avanguardia degli studenti.

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