Per un incredibile coincidenza si sovrappongono due vicende giudiziarie che per motivazioni differenti lasciano analogamente sconcertati. Sono storie di donne e di condanne repressive oscenamente anacronistiche quelle che riguardano Loujain al-Hathloul e Zhang Zhan emesse dai governi di Riad e Pechino.
La prima, attivista per i diritti delle donne in Arabia Saudita, è stata condannata a cinque anni e otto mesi di carcere. La 31enne fu posta in stato d’arresto nella primavera del 2018 per aver promosso una campagna a favore del diritto di guidare un’auto per le donne nel suo Paese.Oggi la sentenza è arrivata: il tribunale ha condannato l’attivista a quasi sei anni di reclusione, ma avendone già scontati gran parte, la scarcerazione è fissata per marzo del 2021. Loujain al-Hathloul non potrà però uscire dallo Stato per cinque anni dal termine della pena. La donna, che durante la prigionia stata sottoposta ad elettroshock, frustate e abusi sessuali, era accusata di terrorismo e di cospirazione contro il suo Paese per aver incontrato diplomatici europei e aver comunicato con agenzie di stampa straniere.
Quattro sono invece gli anni di detenzione a cui è stata condannata Zhang Zhan, la blogger cinese che per prima ha documentato sull'epidemia di Covid-19 da Wuhan. Il tribunale di Shanghai ha accusato la donna di aver pubblicato "informazioni false". Zhang Zhan, ex avvocato di 37 anni sottoposta dal maggio scorso a detenzione, deve rispondere anche del reato di aver creato disordini. La giornalista, fa sapere il suo avvocato, è accusata di aver diffuso false informazioni attraverso testi, video e mediante i social media come Twitter e YouTube.
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