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Extraliscio, fra tradizione e innovazione. Intervista a Mirco Mariani

Aggiornamento: 7 gen 2022

Con quella barba da profeta e gli occhiali rotondi Mirco Mariani potrebbe essere un professore, un grande intellettuale molto serio, pronto ad elargire ponderose sentenze.

I mezzi non gli mancherebbero in effetti, ma lui si diverte molto di più a creare progetti musicali creativi, bizzarri, decisamente originali e fuori norma rispetto al consueto.

Lo fa da sempre e gli Extraliscio sono figli di quella sua genialità irrefrenabile, sorretta da una grande preparazione tecnica e un’ancor più grande passione per il suo lavoro. La partecipazione al Festival di Sanremo con “Bianca luce nera” con ospite Davide Toffolo dei Tre Allegri ragazzi morti, ha spalancato al gruppo le porte del grande pubblico e l’interesse della critica. Per intervistarlo c’è la fila e gli tocca gestire un successo con cui finora aveva avuto a che fare solo di sponda, ma chi conosce la sua storia sa bene quanto la sua presenza abbia avuto un peso non indifferente nella scena musicale italiana degli ultimi decenni.

Lo sa Vinicio Capossela, di cui Mirco è un collaboratore storico, lo sanno gli altri con cui ha suonato, gente come Stefano Bollani, Enrico Rava, Marc Ribot, Arto Lindsay, Paolo Fresu, Mitchell Froom. Lo sanno tutti i suoi compagni d’avventura nei gruppi che ha formato, dai Mazapegul ai Saluti da Saturno, fino agli Extraliscio, quelli in cui più impetuoso scorre il suo sangue romagnolo. Un progetto nato nel 2014 da una suggestione di Riccarda Casadei, che ha messo insieme Mariani con due leggende del liscio romagnolo, Moreno “il biondo” Conficconi e Mauro Ferrara, la voce originale di “Romagna mia” e che ha prodotto, quattro album fra il 2016 e il 2021, compreso il nuovo “E’ bello perdersi”. Sembra, per la sua natura scanzonata e divertente, quasi un gioco, e certamente il gusto del gioco non manca, ma in realtà Extraliscio rappresenta il distillato finale di molte esperienze musicali e di un’appartenenza culturale, per non dire genetica, che è sempre stata lì, anche quando Mariani faceva musica ben poco assimilabile a quelle sonorità. E’ quasi un ritorno a casa, a quel San Piero in Bagno che lo vide nascere quando ancora le balere erano in pieno fulgore. A dare la spinta decisiva al progetto ha fortemente contribuito Elisabetta Sgarbi, promotrice culturale, regista, editrice, nonché Direttrice artistica de La Milanesiana, importante rassegna culturale meneghina. Innamoratasi del progetto ha deciso di seguirlo nella sua evoluzione con la macchina da presa, realizzando un documentario, “Extraliscio – punk da balera” premiato al Festival del Cinema di Venezia e richiesto da diversi altri importanti festival cinematografici nel mondo. In vista dell’estate, che si spera porterà la ripresa della musica dal vivo, la band è al lavoro per preparare il tour. In una pausa delle prove abbiamo parlato con Mirco Mariani.

E’ un momento molto intenso per voi, come lo state vivendo?

Con grande entusiasmo. In questi giorni siamo chiusi in sala prove perché grazie a Sanremo abbiamo una richiesta di concerti enorme a partire da metà giugno. Speriamo si possa davvero ripartire, per noi sarebbe il massimo, perché girare, suonare, incontrare persone, è la nostra vita. Devo dire che siamo anche fortunati perché ci sono tanti musicisti bravissimi che sono chiusi da un anno in casa e i palchi se li sognano la notte. Per me invece, anche se sembra una cosa brutta da dire nei loro confronti, è stato un periodo molto pieno e intenso. E’successo un po' un finimondo, perché avere un film su di noi che è andato a Venezia e poi andrà a Cannes, a Berlino e a Los Angeles e che a breve uscirà in 250 sale in tutta Italia, andare al Festival, a cui onestamente non avevo mai messo in conto di partecipare, con tutta la visibilità e le conseguenze positive del caso, è davvero incredibile.

Dopo tanto lavoro poco visibile al grande pubblico tutto questo successo improvviso è un po' un trauma? Guarda, io non mi sono mai arreso perché non potevo fare altrimenti. Per me la musica è come un rene, è una cosa che fa parte del mio corpo, della mia vita, del mio cuore, della mia mente. E quando uno è sincero e fa musica per passione vera e poi ti arrivano questi regali inaspettati è davvero una gioia. La musica è una cosa meravigliosa, che fa bene, unisce i popoli, fa festa, cosa c'è di meglio?

Come sei riuscito a dar vita a questo strano, geniale ibrido? Ma sai, creare qualcosa di assolutamente nuovo in musica oggi è impossibile. Cosa vuoi inventare ormai, dopo che Cage ha suonato il silenzio e Schoennberg ha creato la dodecafonia? L'unica cosa che si può fare e far scontrare suoni e generi diversi. Il che ovviamente non basta di per sé. Io ho avuto la fortuna di incontrare dei musicisti di provenienze diverse ma tutti veramente sinceri e appassionati e questo è stato fondamentale.

E non vi siete risparmiati, producendo addirittura un doppio album... Merito di Elisabetta Sgarbi che ci ha coinvolti In un vortice energetico pazzesco e quando l'energia parte non puoi fare altro che seguirla. Inizialmente l'idea era quella di fare un disco ma poi ne sono venuti fuori due e ci siamo veramente divertiti.


Come hai affrontato il lavoro sui suoni, sia in studio che dal vivo? Te lo chiedo perché è proprio il sound a fare la differenza con il liscio classico, a dargli una nuova identità contemporanea.

Quando hai musicisti così quando hai uno come Mauro Ferrara che è come Claudio Villa puoi lavorargli a ridosso sui suoni un po' come farebbe Arto Lindsay, se capisci quello che voglio dire. Io dico sempre che siamo l'orchestra più fuori moda del momento ma questo è assolutamente positivo perché ti permette di non dover seguire nulla che non sia la tua cosa, di poterci scavare dentro e so che abbiamo ancora tantissimo da scoprire.

Ormai sembra che l’estate ci porterà di nuovo i live, come te la immagini la ripartenza della musica? Bèh, innanzitutto dobbiamo metterci in testa che il mondo che abbiamo lasciato non lo ritroveremo più, molte cose cambieranno. Io immagino di veder rinascere in qualche modo le balere che oggi sono luoghi abbandonati e surreali, di rivedere nonni e nipoti che ballano insieme senza divisioni di generi e di età. Mi piacerebbe che con gli Extraliscio riuscissimo a fare un’operazione culturale simile a quella che la Notte della Taranta ha fatto per la pizzica salentina o l’Orchestra italiana di Renzo Arbore per quella napoletana: riportare nella contemporaneità una grande tradizione della musica popolare e farla conoscere e godere da un pubblico più ampio.


Un’ultima cosa: so che avevi chiesto a Detto Mariano, autore, arrangiatore e compositore di colonne sonore per il cinema, di lavorare con te all’album. Purtroppo è scomparso prima di riuscirci. Mi racconti com’è andata? Sono molto felice che tu me lo chieda perché purtroppo di lui non ne parla mai nessuno ma ha veramente fatto la Storia della musica italiana. Parliamo di un genio fuori misura, un gigante della musica; i suoi arrangiamenti ancora oggi sono di un'avanguardia pazzesca e fatti su canzoni assolutamente popolari che hanno venduto milioni di dischi.

Quando abbiamo pensato di fare un disco di liscio io l’ho chiamato, anche se non era particolarmente interessato al genere. Al contrario mi raccontava che mentre stava lavorando a una colonna sonora nella sua casa di Cervia era costretto a chiudere porte e finestre e blindarsi dentro per salvarsi dalle orchestre di liscio che suonavano fuori dalle sue finestre. Quindi il primo approccio non fu proprio entusiastico da parte sua, ma poi si informò su chi ero, come lavoravo, i miei precedenti musicali e mi richiamò dicendomi che lui non faceva più dischi ma che se ne avesse fatto ancora uno avrebbe volentieri lavorato sul nostro perché la cosa lo incuriosiva molto. Poi purtroppo la prima ondata di covid ce lo ha portato via. Il primo dei due dischi che compongono il nostro album è dedicato idealmente a lui. Dato che a causa del covid non si poteva lavorare con un'orchestra in studio, ho dovuto fare tutto da solo inventandomi uomo orchestra e suonando diversi strumenti alla volta e sono convinto che lui dall'alto mi abbia un po' guidato.


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