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I Fantastici Quattro: è tempo di distruzione (della famiglia)

Aggiornamento: 20 ago 2023

Da principio è stata la Torcia Umana di colore, nel film F4ntastic del 2015, ma le polemiche ben presto sono state sopravanzate dal fatto che 1) il film faceva di per sé onestamente pietà e 2) Micheal B. Jordan, al di là degli occhi languidi da adolescente, è comunque un signor attore. Più recentemente è stata la volta della miniserie “Clobberin' Time”, titolo che riprende il famoso grido di battaglia de La Cosa (in italiano “È tempo di distruzione!”) e vede il povero Ben Grimm messo all'angolo dalla retorica tipicamente woke di una mutante, che gli ricorda il suo essere stato privilegiato in quanto (ex) maschio bianco cis-etero.

L'ultima trovata, infine, è stata la diffusione della voce, certamente più creare polemica che davvero realistica, secondo cui per il prossimo film dei Fantastici Quattro dell'universo cinematografico Marvel si starebbe cercando una Cosa al femminile. La quale nella versione a fumetti effettivamente c'è stata (il personaggio di Sharon Ventura), ma ha comunque rappresentato un'eccezione, uno dei tanti rimescolamenti di carte che la Casa delle Idee ha spesso messo in atto nella sua narrazione a baloon.

Che siano tempi grami per l'istituzione famigliare ce n'eravamo accorti benissimo, che ciò potesse tradursi in una propaganda continua sui mezzi d'intrattenimento, ecco, questo fino a qualche anno fa sarebbe stato difficilmente pronosticabile. Che poi si vada a toccare, anzi, a stravolgere, quella che per antonomasia è LA famiglia dei fumetti, la pietra fondante di tutto il mondo Marvel, la dice lunga sulle velleità di queste nuove istanze liberal.

Certo, si tratta pur sempre di una famiglia che sui generis: la coppia Reed Richards-Susan Storm è infatti completata da una sorta di zio acquisito (Ben Grimm), dalla psicologia però talvolta infantile, e da un giovane, Johnny Storm che potrebbe benissimo rappresentare il vero e proprio figlio putativo. E forse questo è anche dei motivi per cui il quartetto ideato da Stan Lee e Jack Kirby nei primi anni Sessanta è diventato tanto popolare: i supereroi con super-problemi avevano un indubbio motivo di fascino, ma il fatto che essi  tratteggiassero un nucleo famigliare molto simile a quello che gli Stati Uniti vedevano in tv nello stesso periodo rappresentava un plusvalore.

I drammi che essi vivevano, inoltre, li ponevano accanto al cittadino comune, rafforzando il legame con i lettori, i quali potevano vedere nella complementarietà dei quattro una sintesi delle loro vite quotidiane. Ciò è vero a tal punto che fu un evento fumettistico persino... il matrimonio di Reed e Sue, a testimoniare l'ulteriore unitarietà di una famiglia che pure, per la sua contemporanea straordinarietà, non ha certo mancato di affrontare delle crisi, anche gravi a volte.

Uno dei tanti punti di svolta avvenne con la maggiore maturazione implementata nel personaggio di Susan, che sotto la gestione di John Byrne (primi anni Ottanta) passa da “Ragazza” a “Donna invisibile”: una certa immagine frivola  di quest'ultima, tipica degli anni in cui erano nati gli F4, viene infatti abbandonata definitivamente in favore di una caratterizzazione maggiormente indipendente e spigliata, contraddistinta da affetto e compassione.

Nel frattempo la stessa famiglia si era già allargata, e la Torcia Umana aveva preso il ruolo di zio vero e proprio nel momento in cui Mister Fantastic e La Donna Invisibile hanno dato alla luce Franklin e Valeria Richards, arrivata alla fine degli anni Novanta. E tuttavia proprio in quel periodo, dopo trentacinque anni di onorato servizio, la storica testata  va in archivio, affidata, con altre, alle mani di Jim Lee e Liedfeld della Image Comics, un appalto nato come esperimento editoriale e destinato a tradursi in un successo commerciale.

Nel successivo rilancio sotto l'egida della casa madre, tuttavia, le cose non andarono affatto bene. A ridare impulso, sempre tornando il sempre attuale (perché sempre molto umano) tema della famiglia, fu il lavoro di Mark Waid, all'inizio del nuovo millennio. La moltitudine di crossover che è seguita in casa Marvel, in particolare Civil War, non poteva non toccare anche il quartetto, che esce dalla prima decade del Duemila alquanto scombussolato.

Direttamente dalla testata “Secret Warriors” arriva dunque Jonathan Hickman, il cui puzzle composito ma organico restituisce profondità ai Fantastici Quattro, donando altresì una dimensione meno perfidamente megalomane e più affettuosa al Dottor Destino, padrino di Valeria e una sorta di ulteriore zio acquisito, perfettamente coerente con la rivalità che ha sempre connotato il suo rapporto con Mister Fantastic. Non ci si stupisca quindi se, quando chiamato a ristrutturare l'universo fumettistico della Marvel con la serie Secret Wars (2015), l'autore nato in Carolina del Sud abbia deciso di partire da un'Alfa e un'Omega che conosceva come le sue tasche: Reed Richards e Victor Von Doom.

L'evento del 2015 si era tradotto parimenti in una questione personale che tirava in ballo anche il tema della famiglia, ritornato cruciale anche nel successivo ciclo di Mark Waid. A questo punto, dopo tale excursus utile a rinfrescare la memoria ai lettori, la domanda sorge spontanea: come può finire un'operazione di stravolgimento della famiglia per un gruppo di supereroi che del tema della famiglia ha fatto da sempre il suo punto di forza un pubblico che ha sempre dimostrato di non gradire snaturamenti in tal senso? Ai posteri, come sempre, l'ardua sentenza.

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