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Francesca Nunzi

Il giornalismo dello spettacolo. E lo spettacolo del giornalismo

Aggiornamento: 23 mar 2021


Marcello Mastroianni e Anita Ekberg

“Marcelo... Marcelo... come here, hurry up” Chi non ricorda la meravigliosa scena del bagno di Anita Ekberg dentro la fontana di Trevi? La Dolce Vita, il film forse più popolare di Federico Fellini, entra a gamba tesa in un periodo spettacolarmente perfetto in cui Giornalismo e Spettacolo andavano a braccetto. Specchio fedele di una realtà oggi così lontana: Roma, via Veneto, bei locali, belle donne, uomini eleganti, personaggi famosi in quotidiano relax... insomma una vita dolce e sotto gli occhi di tutti, in cui non si era nessuno se non si veniva immortalati da un paparazzo in una banale routine che poteva cogliere il soggetto prescelto in atteggiamenti o outfit non proprio consoni ad un personaggio famoso, o non si veniva colti in flagrante in un flirt che pensava di restare segreto!

Federico Fellini

Ma era una Dolce Vita reale o costruita? Se si pensa che dietro molte Paparazzate c’era lo zampino di personaggi come Enrico Lucherini si fa presto a capire che molti scoop erano creati solo ed esclusivamente appositamente per pubblicizzare il film in uscita! Le famose Lucherinate (termine entrato anche nel nostro vocabolario) hanno reso noti al grande pubblico moltissimi personaggi, ma soprattutto hanno fatto la fortuna di pellicole che sarebbero diventate storiche! Non c’erano divi senza fortissimi uffici stampa, quali Lucherini, appunto, che resta il più abile fra tutti, geniale nella comunicazione immediata ed efficace e non c’era trovata folgorante di quest’ultimo senza il supporto fondamentale dei Paparazzi.

Enrico Lucherini

Non conosciamo con certezza l’origine di questo termine, per certo si sa che appare per la prima volta proprio sul film La Dolce Vita. Si pensa che fosse il nome di un albergatore calabrese, protagonista di un libro che Fellini stava leggendo in quel periodo, ma si dice anche che lo abbia coniato sua moglie Giulietta Masina mescolando la parola ragazzi alla parola pappataci (insetti invadenti e fastidiosi) da cui paparazzi!

Rino Barillari

Fatto sta che che quella fu un’epoca d’oro per divi e dive proprio grazie a uomini come Lucherini che creava l’evento fantastico e Rino Barillari (il più celebre fra i paparazzi) che lo immortalava! Non solo il cinema splendeva e faceva parlare il mondo di sé, ma anche il teatro, che è il punto focale di questa mia riflessione partita da lontano. Gli spettacoli teatrali godevano sempre di una pagina di interessanti critiche, a volte benevole per spettacoli brutti, a volte devastanti per spettacoli buoni, non importava perché bastava, per dirla alla Lucherini, che se ne parlasse!

Si sa che critica e gradimento del pubblico sono da sempre inversamente proporzionali, ma fa parte del gioco e va tutto bene purché se ne parli, ma oggigiorno se ne parla? Dipende. Queste arti incrociate che una volta coinvolgevano tutto il mondo dello spettacolo, ora stringono il loro obbiettivo solamente sui reality e sui personaggi che ne fanno parte, riducendo una realtà sfolgorante un tempo ad uno squallido gossip da giornalini per parrucchieri. Eppure per il teatro spesso non ci sono neanche questi! Magari su certi giornaletti si potesse trovare la notizia di un debutto teatrale che non sia necessariamente legato al personaggetto vip che (fatico a scriverlo) debutta per la sua prima volta sulla scena! Magari... perché queste letture leggere vanno fortissimo e anche alla più sbadata signora sotto al casco, che normalmente non sarebbe interessata al genere, cadrebbe l’occhio sull’argomento palcoscenico, ma niente da fare... purtroppo il carro di Tespi ne resta sempre fuori con quei pochi baciati dal fuoco sacro che lo spingono!

I teatranti, inoltre, spesso non sono mentalmente pronti ad affrontare il moderno uso dei dispositivi mobili, l’attore di teatro è vintage per tradizione e si deprime di fronte a questa ondata di tecnologia! Ed è qui che vorrei soffermarmi! Oggigiorno al posto dei paparazzi e dell’ufficio stampa c’è “l’artista” stesso che a suon di selfie e dichiarazioni scandalistiche cerca di farsi pubblicità da solo... una gara a chi cade più in basso, un numero infinito di persone che le provano tutte per avere un po’ di Followers, aiutate dai mezzi che, essendo alla portata di tutti, facilitano l’impresa!

L’interprete teatrale non ce la può fare! Il teatro stesso, proprio per la sua natura storica e la sua funzione sociale virtuosa non potrà mai adeguarsi a certi meccanismi virtuali! Certo ci si adatta e ci si abitua a tutto ma si soffre e, spesso, si rischia di restarne fuori! Per questo sostengo che in tutto questo bailamme sarebbe bello se, tecnologia e social a parte, ci fosse un’attenzione dei media e di un certo tipo di stampa, anche quella più frivola, a questa arte audiovisiva meno conosciuta, perché la renderebbe sicuramente un po’ più popolare agli occhi di una fetta, ahimè bella grossa, di pubblico che spesso non sa neanche di che cosa si tratti. Conosciamo chi lavora e suda sopra quelle tavole di legno, ma conosciamoli tutti questi artisti, anche quello che entra in scena solo per dire “il pranzo è servito” perché anche per dire una battuta ha studiato e lavorato! Conosciamo i nuovi autori, i registi, tutto quello che si respira durante le prove di una messinscena, perché non tutti sanno che è il più bel gioco del mondo se non raccontiamo loro anche come si monta e come si usa il giocattolo!

Per fortuna oggi c’è di tutta risposta una sorprendente crescita di giornali online, i cosiddetti portali che, con un occhio più raffinato e colto e capitanati da veri appassionati dell’arte, cercano di sostenere anche il povero teatro che arranca ed elemosina visibilità! Ovviamente la stampa nazionale ha sempre dedicato paginoni alle rappresentazioni che chiameremo di Serie A, ma ci sono infinite ed interessanti realtà sceniche che, appassionati a parte, vengono totalmente ignorate.

Ed è qui che bisogna puntare l’occhio di bue, su quei pochi, ma infinitamente coraggiosi, giornalisti che, attraverso vari canali e grazie alla direzione del giornale stesso, riescono a disottenebrare alcune facce di un mestiere che per mancanza di facile popolarità (televisiva, social e cinematografica) restano spesso nell’ombra!

Conoscere attori che sono nel mestiere da anni, ma che in pochi riconoscono, mostrare i loro storici, le loro collaborazioni importanti con attori più noti, ricordare ed applaudire le loro meravigliose performance che magari hanno visto in pochissimi, ecco questo basterebbe a gratificare una categoria di attori stanchi di vedersi soffiare i ruoli dai soliti raccomandati o dalle meteore del momento!

Si tratta di poco... riconoscere che c’è un mondo che lavora, e lo fa bene, anche all’ombra dei grandi riflettori puntati solo sul nome famoso, bravi attori che sostengono e salvano spettacoli seppur il loro nome sia schiaffato alla fine di una coloratissima locandina dove si legge a caratteri cubitali solo il nome della ditta, nomi spesso addirittura dimenticati sui manifesti affissi in città in cui si legge solo il nome del o della protagonista. Ecco, far luce e dar voce a queste maschere umane è doveroso, non cambierà certo la loro paga, ne’ il potere di vendita di uno spettacolo, ma gratifica e rende giustizia a tanto lavoro e tanta dolorosa sopportazione.

Già, perché capita spesso che queste maschere neutre siano di gran lunga più brave e preparate del protagonista e abbiano dei veri attacchi di mal di fegato nel vedere, talvolta, degli scempi che si compiono sui palcoscenici a causa di giochi di mercato e accordi commerciali che impongono protagonisti spesso impreparati al mestiere, ma semplicemente perché vengono da altre realtà che poco hanno a che fare col teatro in cui non ci si può permettere di non conoscerne basi e tecnica.

A maggior ragione tali improbabili attori vengono circondati da bravi mestieranti che non fanno affondare la zattera riempendo i buchi e coprendo imbarazzanti falle. Dunque va bene avere il nome di richiamo seppur, diciamo così, “acerbo”, ma è altresì giusto dare un volto alle maschere neutre che a fine spettacolo sono madide di sudore e distrutte dalla fatica per aver evitato un naufragio senza che nessuno se ne sia accorto! Sosteniamo il teatro! Accorgiamoci di loro!

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