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Roberto Iacopini

Il popolo di Trump? Lo spiega Karl Marx

Aggiornamento: 25 gen 2021


L’analisi marxista mostra spesso dei limiti, perché legge i fatti della politica attraverso le lenti dell’economia, ma è indubbio che per quanto parziale, tale metodo spesso funzioni. Quantomeno nell’interpretazione di eventi la cui interpretazione rischia altrimenti di essere semplice o, peggio, semplicistica.

L’economista di sinistra Fabrizio Barca, ha commentato i fatti di Washington ed ha twittato a caldo che essi sono “un segnale per tutte le democrazie”, che sta a indicare “a quale risentimento arriva un popolo colpito da enormi diseguaglianze che non crede più che esista una rappresentanza”.


Ovviamente il ricorso alla parola popolo senza l’accompagnamento di aggettivi denigratori, l’ha esposto alle critiche, soprattutto di democratici e renziani, che hanno replicato a quel tweet, dicendo: ma come si permette? Non si rende conto che così giustifica l’assalto a Capitol Hill? Insomma un orrore, prima che un errore.

Secondo noi, ne’ uno ne’ l’altro. Semplicemente perché si tratta di un fatto epocale un poco più complesso di come ci è stato raccontato, soprattutto da una sinistra nazionale, che avendo liquidato Marx non è più in grado di fornire una lettura approfondita di quei fatti, preferendo il giudizio liquidatorio all’analisi.


Il mondo del conservatorismo statunitense è indubbiamente variegato, anche per questo risulta difficile dare un giudizio univoco su di esso e su come Trump lo abbia rappresentato e su come, dopo Trump, possa tornare a rappresentarlo il partito repubblicano che è anche il partito del liberismo spinto.


Condanniamo anche noi l’assalto al Campidoglio di Washington, ma non abbiamo ancora rinunciato a guardare ai fatti e concordiamo con quanti - tra questi, anche Tomaso Montanari sul Fatto quotidiano - hanno indicato anche nella diseguaglianza economica uno dei carburanti della rivolta trumpiana.


Basandoci su un paio di elementi. Il primo: nell’elenco dei cinquanta Stati Uniti d’America per PIL del 2018, Biden ha vinto in 15 dei primi 20 Stati più ricchi. Il secondo: nello stesso elenco, Trump ha vinto in 14 dei 20 più poveri. Anche senza ricorrere a Marx, è evidente che i tradizionali poli destra-sinistra si siano invertiti.

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