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L'isolamento della Gran Bretagna come anteprima dell'hard Brexit


Le code chilometriche di Tir che dal Kent attendono di attraversare l’eurotunnel, viste nel fine settimana, sono il risultato del tentativo di accumulare merci per evitare interruzioni di consegne che potrebbero verificarsi nel caso di una hard Brexit.


Sono trascorsi undici mesi nei quali Europa e Gran Bretagna potevano arrivare ad un accordo di separazione in amicizia. Invano. La trattativa per la Brexit è finita in un vicolo cieco da cui è impossibile uscire senza che qualcuno ci perda la faccia.

Una situazione di stallo dalla quale sia la Unione europea, sia la Gran Bretagna hanno un disperato bisogno di uscire, ma solo potendo dire abbiamo vinto noi. E la vittoria di uno esclude quella dell’altro.


Con la recessione scoppiata a causa della pandemia, una hard Brexit è un doppio salto mortale senza rete. Ma un accordo, anche il più favorevole al Regno Unito sarà visto dagli elettori di Johnson come una svendita del paese all’Unione europea.

La richiesta capestro di Bruxelles, è che il Regno Unito adotti le stesse regole di mercato dell’Unione europea. Ma fare la Brexit per poi sottostare alle regole del mercato unico di Bruxelles, è come non averla farla per niente.

Sempre nel fine settimana, il Regno Unito ha annunciato la diffusione di un nuovo ceppo del virus, facendo sì che molte nazioni, Italia compresa, scegliessero di bloccare temporaneamente la mobilità di uomini e merci da e verso la Manica.

Di mutazioni del virus se sono registrate finora una ventina e nessuna di esse potrà incidere sull’efficacia dei vaccini. Ma la notizia, fortemente enfatizzata nel vecchio continente, appare come un ulteriore elemento di pressione, per chiudere la Brexit.


Un Regno Unito isolato dal resto d’Europa nel periodo natalizio è uno scenario quasi peggiore di una hard Brexit e cogliere l’occasione della mutazione del virus potrebbe presentare il vantaggio di ricondurre a più miti intenzioni il governo di Londra.


Con cinismo parlando e parafrasando il concetto espresso da von Clausevitz sulla guerra: il covid-19 come prosecuzione della politica con altri mezzi.

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