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Obi Wan Kenobi. Un disastro stellare

The Mandolorian e Boba Fett avevano illuso che fosse in atto un cambiamento per riportare Star Wars sulla giusta rotta, ma a quanto pare i pregi sono da attribuire unicamente agli sforzi di Favreau, Filoni e Rodriguez. Non ci gireremo intorno, Obi Wan Kenobi è inguardabile a livelli offensivi da qualsiasi angolazione lo si voglia valutare. Se ne avete apprezzato i primi tre episodi, prendetelo come un consiglio da veri amici: non leggete il seguito di questa recensione.

Sulla trama non ci dilunghiamo. Non c’è. Ciò a cui assistiamo, attoniti e risentiti, è un canovaccio. Una bozza scontata, prevedibile, banale, sgrammaticata oltre ogni più pessimistica previsione.

Pariamo dalla regia. Siamo su cifre da cinema amatoriale. E forse neppure quelle. Molti fan movies hanno una qualità di molto superiore. Deborah Chow che pure ha diretto due episodi di The Mandolorian non si dimostra all’altezza. Nessun lucasiano movimento di macchina. Campo lungo, panoramica. Nessuna idea in fase di montaggio. Neppure le iconiche tendine e dissolvenze che caratterizzarono la serie al cinema. L’intento dichiarato di Favreau, e prima di lui, di Ron Howard con lo spin off Solo, è stato quello di porsi con rispetto e coerenza alla visione di George Lucas, un intendimento che se nei suoi progetti è assecondato, in questo che dovrebbe essere lo sviluppo più ambizioso, è del tutto disatteso. Ma tanto un film quanto una serie, lo si sbaglia nella scrittura, ancor prima che in regia. I primi tre episodi sono cestinabili. Scritti coi piedi. Imbottiti di personaggi imbarazzanti. A partire proprio da Obi Wan Kenobi. Ci si domanda come Ewan McGregor, in veste anche di produttore esecutivo abbia potuto prestarsi a questa farsa involontaria. Obi Wan è patetico. È involuto. È improbabile. Da un lato appare demotivato, dall’altro persegue l’obiettivo di addestrare Luke. La sua prudenza appare un poco alla volta come rassegnazione. Non solo, smarrito come un trovatello, si affida a chiunque. Compresa una bimba di dieci anni che per obblighi di script, deve essere ottimista e inclusiva a ogni costo. Così ottimista e fiduciosa che li fa andare dritti, dritti nelle fauci degli Stormtroopers. E questo mentre ogni cacciatore di taglie della galassia e gli Inquisitori gli danno la caccia. Ora, degli Inquisitori non vi è traccia in nessun episodio a partire dal fatidico quarto. I contenuti canonici in cui gli incontriamo sono la serie di fumetti Darth Vader, la serie televisiva Rebels, il videogioco Jedi Fallen Order e ora nella serie di cui stiamo trattando. Ma gli sceneggiatori sono al corrente di quella cosa che si chiama continuity? Perché escano di scena senza creare paradossi, può solo accadere che l’intera organizzazione venga debellata entro le prossime tre puntate (o nei suddetti formati narrativi).

Tornando a Obi Wan, se lui non è in linea con l’arzillo guerriero che sarà, Darth Wader è non meno improponibile. Intanto è stato dieci (dieci!!!) anni a mollo in soluzione. Poi rimontato in tutta fretta come un Lego, giusto in tempo per prendere a mazzate il suo vecchio maestro, cioè, non un anno prima o un mese prima, proprio in simultanea col riapparire di Obi Wan Kenobi. In un battito di ciglia si rimette in moto su gambe bioniche che governa alla perfezione. Ma se questo è tutto sommato accettabile, la suggestione di fondo è la simmetrica fatalità, risorgono entrambi nel medesimo momento, oltre al fatto che così si spiega il torpore di Obi Wan Kenobi, ciò che segue demoralizzerebbe anche il più incrollabile dei fan. Come uno psicotico qualsiasi, fa fuori chiunque gli si pari davanti. Con una regia da recita parrocchiale viene finalmente posto davanti al suo avversario. Il duello che ne segue è sciatto. Persino nei Tre Moschettieri di Veronesi gli stunt sono curati meglio. Quello delle coreografie dozzinali è un problema che attaglia tutta la serie, basti vedere le evoluzioni sui tetti della Terza Sorella e i vari corpo a corpo in cui è impiegato il protagonista.

La coerenza o per contro, l’assenza di essa è la chiave per decretare successi o fallimenti. Tratteggiare questo Obi Wan Kenobi è da scomunica. Lucas ha venduto l’anima alla Disney ma persino la galassia di milioni di dollari non può renderlo insensibile a tanto orrore. Si presenta come Ben, d’accordo. ma in tre diverse occasioni viene chiamato Obi Wan Kenobi (da Haja, da Terza Sorella, e quindi da Tia), Leia è sempre vicino a lui, abbastanza per udire distintamente il nome, eppure quando in Una Nuova Speranza incide il messaggio olografico, non fa alcun accenno all’episodio per lei vitale del salvataggio a opera del maestro Jedi ma unicamente alla guerra dei quoti (cloni), in cui lui combatté per il padre di lei. Quindi o nelle prossime puntate assisteremo ad avvenimenti che ne alterino la memoria, per dire, Obi Wan gliela cancella, o non si spiega come mai si comporti così. Se ciò non bastasse, quando assiste assieme a Luke (che lo chiama, “Ben”) all’eliminazione dello Jedi per mano di Darth Wader, commenta laconicamente” Non avresti potuto fare nulla”. E ancora, quando Luke, in procinto di affrontare la morte Nera le confessa che vorrebbe che Ben fosse con lui, lei si limita a fargli una carezza. Quindi passi il non averlo riconosciuto e il non aver associato Ben a Obi Wan, ma neppure quando Luke lo chiama nello stesso modo in cui lo conosce lei e cioè, “Ben”, lei lo identifica? Leia si comporta esattamente nel modo in cui farebbe chiunque non sia coinvolto in prima persona da un legame affettivo o anche solo di conoscenza. E considerando che stando al computo degli eventi, i fatti raccontati nella miniserie avvengono 10 anni prima di Star Wars Una Nuova Speranza, il tutto appare inverosimile.

Il problema dei prequel, spin off e simili è sempre è solo lo stesso. Occorre studiare. Conoscere a fondo la materia che si tratta.

Aspetto che riguarda ogni ambito produttivo compreso quello musicale del contrappunto sinfonico di John Williams, non rimane nulla. L'accompagnamento musicale è piatto, monotono, monocorde. Non emoziona, non incalza, riflette esattamente lo spessore del serial.

Chissà, magari i prossimi tre episodi decolleranno. Tutti questi difetti svaniranno per lasciare il posto a un’opera coerente e rispettosa, in tal caso ne prenderemo atto con un bel sospiro di sollievo, ma per ora il voto è da numeri relativi.

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