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Sapri: la Borsa della cultura tra storia e identità locale

Aggiornamento: 31 dic 2023

Nel cuore della cittadina campana, cantata dal Mercantini, un’interessante iniziativa portata avanti da un ex ferroviere e giornalista.


“Eran trecento eran giovani e forti, e sono morti!” molti di noi ricorderanno questi versi immortali. Al pari dell’Inno di Mameli, La spigolatrice di Sapri è uno di quei canti che fanno parte del tessuto formativo della nostra storia patria. Questo quando la scuola italiana era ancora una cosa seria prima degli albionismi, di ministra, matria e altri abomini simili. Quello della spigolatrice è l’omaggio di Luigi Mercantini al tentativo rivoluzionario, idealista quanto fallimentare, di Carlo Pisacane e dei suoi 300 volontari che nel 1857 cercarono di sobillare il popolo saprese contro il legittimo sovrano borbonico. Dovettero fare i conti con l’indifferenza della popolazione e, soprattutto, col biondo delle truppe regie.


Quindi è giusto che Sapri venga ricordata come una delle tappe della nostra travagliata storia unitaria. Negli ultimi anni la cittadina del salernitana era tornata alle cronache per l’inaugurazione della nuova statua della Spigolatrice sul lungo mare. Iniziativa che diede modo di berciare alle minus habentes femministe per via del lato B della statua troppo sensuale e atto alla “mercificazione del corpo femminile”. Fortunatamente il tutto si è risolto con un fastidioso, ma passeggero, starnazzare delle solite note.


Ordunque, in questo quadro così variegato andiamo a parlare di una valente e interessantissima iniziativa ossia la Borsa della Cultura una piccola libreria popolare sita in Corso Umberto I in pieno centro storico. Il tutto nasce da un simpatico ed energico pensionato Mario Fortunato ex dipendente delle Ferrovie nonchè corrispondente del Mattino dal Golfo di Policastro. A vederlo sembra quasi il nonno delle favole con dei favoriti canditi, il sorriso buono e gli occhi chiari e intensi di chi ha visto tante storie e ha cercato di fare la differenza.



Un uomo che ha deciso di impiegare gli anni del suo pensionamento al servizio della collettività. In questo spazio, infatti, puoi entrare a mani vuote ed uscire con una borsa sgargiante piena di libri in cambio di un piccolo obolo. Anche chi ha libri in soffitta e vuole disfarsene anzichè buttarli può portarli qui affinchè abbiano una nuova vita, passino di mano in mano arricchendo la vita anche di altre persone. Non esiste metodo più “ecologico” di riciclare.


Un luogo in cui si possono trovare tutti i tipi di libri da quelli storici, a quelli d’impegno civile, sino a quelli d’appendice. Ve ne è per tutti i gusti e il buon Fortunato è un Cicerone come pochi che riesce a consigliarti e a guidarti nella scelta del volume più vicino alle tue corde.

Per le festività natalizie, poi, è stato allestito anche un bellissimo presepio a tema, strutturato con i libri, ove grandi e piccini hanno appeso un cartoncino con un pensiero sul futuro che si vorrebbe.



La Borsa della Cultura, però, non è soltanto libri è un piccolo scrigno che contiene la storia locale, e dei paeselli limitrofi, che poi è lo spaccato di un’intera Nazione. Le pareti sono tempestate di cornici con foto e documenti preziossissimi. Vi è un diploma dei Fasci Giovanili di Combattimento del Comando Federale di Salerno nonchè un libretto militare datato 1933, una cartolina postale con inciso sopra VINCEREMO e una foto di alcuni giovani, eroici e valorosi aviatori scattata nel 1942 all’Aereoporto di Capodichino. Altri cimeli preziosi delle tessere dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci del 1947 e della Democrazione Cristiana e del Partito Nazionale Monarchico del 1948 assieme ad una cartella di prestito a premi del PCI.



Poi vi è tutto un settore dedicato al mondo dei treni con i cappelli targati FS, il lumicino che cambiava colore per dare il via al passaggio dei treni, i petardi da posizionare in caso di nebbia sui binari e tante altre curiosità. A momenti sembra di rivivere le scene del capolavoro col Principe De Curtis Ultima fermata Piovarolo. In questa banca dati della memoria possiamo ammirare i modelli dei vecchi telefoni grigi col disco e gli elenchi telefonici. E con essi un tuffo al cuore nel pensare alle ore in attesa di una chiamata o allo strazio nel trovare il numero occupato e quando bisognava ingegnarsi detective per scovare il numero di qualcuno sugli elenchi. Sensazioni che le nuove generazioni, con telefonini e social, non potranno mai provare.


Vi sono anche vecchi utensili per la casa oggetti dalla forma curiosa come la torcia da casa o la “cassaforte del soldato” ossia una scatola quadrangolare di metallo a chiusura ermetica che i nostri militi portavano nei loro zaini e che conteneva lettere ed altri oggetti personali. Vi sono poi foto di famiglia, lettere e cartoline, anche di internati nei lagher, quelle delle glorie calcistiche locali.


La Borsa della Cultura è un luogo ideale, dove l’unica moneta riconosciuta è il sapere, l’unica merce di scambio la conoscenza. Un posto in cui è possibile confrontarsi, apprendere, scoprire e anche ritrovarsi. In un certo senso è come se fosse la Bottega della Speranza di Gianni Rodari.

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