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Avvento di Goldrake un mese dopo: successo o fallimento?

Aggiornamento: 6 nov

Goldrake è l’alfa e l’omega. È il 1978 e la sua messa in onda sull’allora Rete 2 nel contenitore Buonasera con Superman e Atlas Ufo Robot, rivoluziona i palinsesti tanto della RAI quanto e soprattutto quelli della nascente emittenza privata, dando il là a una invasione che terrà banco per un decennio. Ma Goldrake o meglio Atlas Ufo Robot è anche vittima del perbenismo della sinistra radicale, quella per cui i personaggi di Suburra e Gomorra non sono disturbanti ma un personaggio che si erge a paladino dell’umanità, sì. E così, la sollevazione prima mediatica, poi parlamentare e infine, popolare, fa mettere al bando i robot samurai venuti dal Sol Levante, le uniche due eccezioni sono Mazinga Z e Astro Robot. 

Il primogenito di Go Nagai, che vale un terzo della trinità composta da Great Mazinger, Grendizer-Goldrake e lui medesimo, arriva per ultimo pur essendo il primo (e qui nasce l’annosa contesa legata al l’equivoco sul nome Alcor, Koji, Ryo); il 21 gennaio 1980 fa il suo debutto niente di meno che sul primo canale all’interno del programma 3,2,1,contatto!, ma viene sospeso prima della conclusione sempre sulla scia delle polemiche. Al secondo gira decisamente meglio! Partito il primo settembre 1980 su Rete 2, riesce a farla franca, evidentemente i ben pensanti erano ancora in ferie.


Goldrake

Fatto sta che oggi a furor di popolo Goldrake e Actarus sono di nuovo sul secondo canale. La partenza è in quarta: il primo episodio trasmesso il 5 ottobre 2025 ha registrato 583.000 spettatori (4,2% di share) e il secondo 721.000 (4,6%). Tutto lascia presagire una seconda età dell’oro ma già ma già la domenica successiva i dati scendono per assestarti trasmissione dopo trasmissione su poco più di un 2% costante. Bolla di sapone? No in fondo il valore di per sé non è malvagio ma a dispetto dell’attesa, non è possibile parlare di Goldrake-Mania.


Come mai?


Giunti a un mese dall’inizio e con la giusta distanza, proviamo a tirare qualche somma:

la prima osservazione è che se alla Rai va riconosciuta la lodevole scelta di averlo riportato su piccolo schermo, non si può non constatare che non sappiano bene che farci. Goldrake non ha goduto di una promozione particolare (basti dire che era indicato alle 19 e invece ha preso tutti alla sprovvista con un anticipo di cinque minuti. Chi scrive aveva appena concluso di radersi e a ogni buon conto aveva lasciato acceso il televisore sul secondo canale).

Se si eccettua un panel  al Romics al quale hanno preso parte  Vince Tempera e Adriano De Maio, l’uno, autentica leggenda della musica italiana nonché autore delle musiche delle sigle e l’latro,  Direttore Serie tv e Cinema RAI, non ché principale artefice del ritorno di Goldrake, la Rai è stata del tutto assente dalle due rassegne tematiche più rappresentative, e tra l’altro, quello  con  De Maio non è stato un evento organizzato sotto la bandiera di via Teulada ma se pure lo fosse stato, un incontro commemorativo in mezzo al mare di appuntamenti non sposta nulla in termini di cassa di risonanza.

Se la promozione è evanescente, il resto non fa fare salti di gioia. Il noiosissimo TG2 dossier non è un traino particolarmente efficace.

Preso atto del connubio infelice, se ne hanno preso atto, in Rai hanno lasciato le cose così, senza costruirci intorno nulla, la messa in onda è un minimo sindacale senza infamia e senza lode, un malinconico vuoto siderale.

Ipotizziamo una rubrichetta di 10 minuti che collochi Goldrake nell’immaginario collettivo e che lo ponga in relazione ai manga di ultima generazione, ed esagerando, un piccolo talk con cosplayer, influencer, esperti di animazione. Belle idee? Può darsi ma non lo sapremo mai.

 

La seconda osservazione è un paradosso. Tanto i manga in edicola e libreria, quanto le anime sulle piattaforme sono i passatempi più amati dai ragazzi, eppure Goldrake non li attrae, come mai? Probabilmente perché a differenza di eroi come Capitan Harlock e Lupin III (per restare in casa ma potremmo citare Indiana Jones, Tron, Terminator, Robocop, Predator, Rambo), Goldrake non ha conosciuto ulteriori sviluppi.

È rimasto al centro della sua generazione ma appartiene più alla storia che al contemporaneo.  Lupin III conta un gran numero di serie e film, idem Capitan Harlock, seppure in quantità minore. Stesso discorso vale per Mazinga Z, Getter Robot, Devil Man e i cyborg 009; eroi che coprono tre, quattro generazioni, mentre Goldrake appartiene al mito. E a volte i miti deludono quando scendono a livello mondano preceduti dal loro carico di leggende e aspettative.

Tutto ciò potrebbe spiegare quei numeri pazzeschi dei primi due episodi e mai più replicati? Può darsi ma andiamo avanti: Domenica 5 ottobre, data che cade con la prima messa in onda in Giappone nel 1975, gli adolescenti si aggiungono ai nostalgici 40, 50, sessantenni ben posizionati davanti al plasma. Alcuni per curiosità, altri spinti dai genitori.

Tutto molto bello, si respira aria di condivisione ma finisce lì. Soddisfatta la curiosità, soddisfatti i genitori, si torna alla Playstation. O forse sono gli stessi super adulti ad averlo scaricato. È come quando rivedi un vecchio amico dopo tanti anni, la prima volta è sovente anche l’ultima. Il tutto si risolve in un’unica occasione. Ma non è ciò che si deduce dalla quantità di post che affollano facebook anche dopo un mese dalla prima puntata.

Il social network bazzicato prevalentemente da adulti, abbonda di gruppi di discussione in una quantità tale da riflettere significativamente l’orientamento di una quota di pubblico.

Perciò è possibile che superata la fase dell’innamoramento, siano rimasti i fedelissimi. Che non sono un numero vastissimo ma nemmeno così scarso dal far chiudere la messa in onda, per dire, il robot che si trasforma in un razzo missile va meglio di NCIS: Origins.


Goldrake

Oppure l’assestamento verso il basso dipende da ciò che siamo e ciò che eravamo.

Qui addirittura si parla di un altro secolo, di televisori con le valvole e della pionieristica tv a colori. Di bambini e adolescenti che si sono fatti uomini, lavorano, hanno famiglia.  Mai tornare a cercare la fidanzatina delle medie, mai tornare in un luogo che si è particolarmente amato, mai rivedere qualcosa che portiamo nel cuore.

Quelle sensazioni della prima volta, non tornano più. Anzi, si rischia di danneggiarle sovrapponendone delle altre più caustiche che inevitabilmente spezzeranno l’incantesimo.


Però…


Ma al netto dell’emotività, con ogni probabilità una strategia migliore o semplicemente una strategia, avrebbe restituito Goldrake ai fasti del passato, perché alla fine della fiera, al di là della bellezza delle animazioni, personaggi come Rigel col loro frivolo e ipermetrope ottimismo, sono più attuali che mai (pensiamo ai cantori dai terrazzi di alcuni anni fa), tant’è che scruta il cielo per scoprire gli alieni e non si accorge di averne uno alle sue dipendenze. D’altra parte, Rigel è anche un uomo che vuole credere.

Nonostante l’esperienza, nonostante ne abbia viste tante, è un sognatore. L’anziano cow boy nano ha una figlia che si chiama Venusia. Venusia è una splendida campagnola, protagonista di un tempo senza selfie. Venusia che è decisamente migliore della sacerdotessa araba messa lì per assecondare gli investitori di Grendizer U, è piena di vita, sensuale e generosa. Segue a ruota Alcor, che non è Alcor e nemmeno Ryo. L’ex pilota di Mazinger Z è l’impersonificazione del coraggio, è Giasone col volto di Little Tony che corre spavaldo incontro all’ignoto. E poi c’è lui, che dall’ignoto delle vastità siderali arriva a cavallo di una macchina da battaglia meravigliosa e terribile.

Lui è Actarus, l’ultimo dei romantici. Un contemplativo, ama la natura, suona la chitarra e corteggia Venusia con principesca eleganza. Non ama combattere, ma se è costretto a farlo, se i suoi amici e la Terra sono in pericolo, se a causa di un mostro spaziale dal doppio ridicolo nome, gli girano le lame rotanti, non ha alcuna esitazione ad entrare in battaglia e lì, in terra, mare o cielo, è semplicemente il migliore.


Go Nagai ci ha dato un capolavoro senza tempo, poi tocca ai burocrati e ai direttori di rete.


A oggi la messa in onda è più un’occasione mancata che un’opportunità colta clamorosamente in peno, ma chissà…

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