Molti, moltissimi gli omaggi a Ugo Malaguti. Ne hanno scritto praticamente tutte le testate giornalistiche. Ognuna concorda sul fatto che sia stato un pioniere. E caspita se lo è stato! Da quel fatidico 1960 ha intrapreso una strada che lo ha condotto tra le stelle e nelle megalopoli da distopia urbana. Lo è stato perché da editore puro ha masticato un solo ambito letterario con tenacia e con una passione che lo ha travolto senza abbandonarlo mai. Quello che meritava di essere sviluppato col giusto spessore è invece l’aspetto divulgativo e parimenti, quello di scopritore di talenti. Ha dato vita alla Perseo e alla Libra, case editrici su cui si sono formati come lettori la stragrande maggioranza degli autori italiani. E la stragrande maggioranza ha con lui un debito di riconoscenza per averli lanciati. Amante di ogni stagione della fantascienza, dalle origini alla contemporaneità, fu difensore della fantascienza avventurosa in un contesto storico sfavorevole portando in Italia dei classici come I sovrani delle Stelle e altri capolavori della SF Golden Age presentandoli per la prima volta in traduzione integrale. Fu tra i primi a proporre la SF corredando le opere pubblicate con introduzioni critiche e a far conoscere al pubblico autori come Ursula Le Guin, della quale curò la prima traduzione italiana de “La mano sinistra delle tenebre” rivedendola con l’autrice che conosceva bene l’italiano, e Tanith Lee, sconosciuta all’epoca e diventata negli anni uno degli autori più importanti della sua generazione. Fu tra i primi anche a tradurre Dick e a sottolinearne criticamente il grande valore insieme a Roberta Rambelli; la sua introduzione a "Le tre stimmate di Palmer Eldritch" (Libra editrice 1970) contribuì in modo determinante a consolidare nel pubblico italiano la consapevolezza della reale portata, per tematiche e visone, dell'opera dickiana ancora all'epoca largamente sottovalutata. Malaguti ha anche dedicato gran parte della sua vita ad un incessante lavoro di diffusione della SF italiana. Prima con la Libra Editrice su Nova Sf e Nova SF Italia poi con le collane della Perseo Libri, pubblicando le opere (e talvolta le opere prime) di autori di diverse generazioni che sulle sue testate hanno acquisito notorietà nazionale come autori SF, a partire da Luce d’Eramo, Catani, Curtoni, Miglieruolo, fino ad autori più recenti come Roberto Genovesi, Franco Forte, Alessandro Fambrini e molti altri. Chi scrive è tra questi e non può desimersi dal ringraziare Malaguti per i suoi consigli. Per la sua pazienza e per aver creduto nello stesso. E un grazie anche per quella prefazione che suona come una benedizione ma pesa come un macigno in testa alla monografia dedicata a John Carpenter. Malaguti, instancabile ha anche curato, oltre alla propria, l’edizione in più volumi delle opere di Lino Aldani, e Renato Pestriniero. Amava il fumo e il vino, Ugo. E anche il Bologna, le donne e il ragionamento lucido e tagliente. L’ironia che si faceva strada sotto i baffetti e lo sguardo penetrante e vivo, solcato dalla ciocca ribelle color argento ne faceva un personaggio da romanzo dumasiano. Quanto allo scrivente, ne ha effettivamente fatto un cacciatore di vampiri: l’Augusto “Ago” Melegatti di Notte senza Luna. Non era per le mezze misure e neppure per le mezze parole. Forse per questo era amatissimo ma non coinvolto come avrebbe dovuto essere. Lascia sua moglie e un pugno di amici per la pelle. Lascia anche Armando Corridore che di Ugo Malaguti è stato una sorta di figlio adottivo. Per moltissimi, compreso lo scrivente è stato un mentore.
Grazie di tutto, Kit Carson.
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