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Shazam 2: un chiassoso guazzabuglio di citazioni

Aggiornamento: 9 ago 2023

Il secondo capitolo del supereroe ragazzino diverte, sulla scia dei superminchioni, ma non convince.

Il primo Shazam aveva divertito il grande pubblico. Dopo i toni cupi e troppo maturi delle altre pellicole DCEU si era seguita l’onda dei “superminchioni” in stile Guardiani delle Galassia e Deadpool per conquistare una più ampia fetta di pubblico. Si erano perdonate parecchie cose al regista svedese David Sandberg come il mago Shazam nego e un Taddeus Sivana stregone e poco racchio come villain. Ma il risultato era stato gradevole e in molti hanno voluto soprassedere. Purtroppo, in questa sua seconda fatica Shazam! Furia degli Dei non si può essere così clementi.

Avevamo lasciato la Shazafamiglia alle prese con i loro nuovi poteri e il loro utilizzo per la comunità. Veniamo a scoprire che, come eroi, non sono molto apprezzati, nonostante le varie vite salvate, visto che causano più danni che altro tanto da essere chiamati i Philadelphia Fiasco. Questo ricorda un certo Bat-Carioca strampalato eroe Disney che era più una piaga che una salvezza.

Billy, lo Shazam originale, fatica a tenere assieme la sua famiglia dimenticando che sono tutti ragazzini e quindi bisognosi di una guida, e nel mentre il suo fratellastro Freddy ha il suo grande incontro con la bella Anna. Tutto sembrerebbe nella norma se non fosse che due donne misteriose recuperano il vecchio bastone magico di Shazam che era stato spezzato nel primo film, con scopi alquanto poco pacifici.

In breve, scopriamo che il vecchio mago è ancora vivo e tenuto prigioniero dalle Esperidi, le figlie di Atlante, le quali vogliono recuperare il pomo aureo per ricreare l’Albero della Vita e donare di nuovo vitalità e potere al loro mondo morente. E qui finisce il film di Sandberg.

Di base abbiamo un miscuglio di Percy Jackson e Harry Potter con tanto di tutine aderenti e mantelli. Ancora una volta la cinematografia yankee dimostra la totale ignoranza sul Mondo Antico.

Cominciamo col fatto che le Esperidi, ossia le villain in questione create ad hoc per questo film, non erano tre bensì cinque, in alcuni testi si parla addirittura di sette, che erano ninfe ergo divinità minori della natura e dei boschi, e la loro discendenza veniva attribuita sia ad Atlante che a Nyx ma anche a Teti, Oceano, Forco e lo stesso Zeus. Atlante è un Titano non proprio un membro della famiglia olimpica almeno che non si voglia mandare a quel paese la Titanomachia[1]. Ancora una volta gli Dei pagani vengono mostrati in chiave negativa e non manca la stoccatina al Dio Ade ex novo identificato come “cattivo”.

Come stavamo dicendo le Esperidi erano cinque qui scendono a tre e vengono chiamate Esperia, Calypso e Anthea… La versione originale le ricorda con i nomi: Egle, Esperetusa (o Esperia), Aretusa ed Eritea. In pratica hanno azzeccato solo un nome ma specifichiamo Calipso viene definita sia ninfa che nereide o oceanina. La sua paternità è attribuita ad Oceano e Teti, anche se non mancano le varianti con Atlante, ma cosa più importante era confinata sull’isola di Ogigia e nulla aveva a che spartire con le Esperidi. Per quanto concerne Anthea il suo nome riprende il greco Ανθεια (Antheia), un epiteto di Era, ed era portato anche da diversi personaggi della mitologia greca, tra cui Antea, una figlia di Alcioneo da cui prende il satellite di Saturno Antea. Quindi anche qui attinenza zero!

Altro errore i pomi aurei erano i frutti di un albero preciso che cresceva nel Giardino delle Esperidi che non era chiamato l’Albero della Vita quello se mai era presente nell’Eden o era uno dei nomi del norreno Yggdrasil! Oltretutto gli Dei greci non possono morire questo è il loro primato sulle divinità norrene. Non parliamo poi del fatto che le Esperidi filmiche sono, semmai, un rimando alle Moire o alla stessa Dea Hecate poiché vengono rappresentate come una donna anziana, una adulta e una ragazzina. Poi ci dovranno spiegare anche il casting visto che hanno scelto la britannica Helen Mirren, la Taiwanese Lucy Liu e la mezza colombiana Rachel Zegler per interpretare delle ninfe elleniche.

Probabilmente al regista sfugge che i greci erano un popolo di dotti ma fondamentalmente classisti e xenofobi. Oltretutto il paganesimo è una religione etnocentrica, identitaria, militarista, gerarchica, patriarcale e monarchica non a caso sia Zeus che Wotan vengono chiamati Re degli Dei o Padri degli Dei.

Oltretutto niente di nuovo sotto il sole per quanto riguarda l’originalità della sceneggiatura poiché quasi l’80% dei film fantasy o di fantascienza, a partire dagli anni 80, si basano su antiche divinità che devono recuperare artefatti mistici. Basta restare in casa DCEU con il primo Suicide Squad o WW84 per non parlare della stessa JLA nei quali la minaccia proviene sempre dal passato ed ha come viatico un oggetto antichissimo.

Parlando sempre di politicamente corretto oltre al mago Shazam, che fa il cosplay di Bob Marley, abbiamo il personaggio di Pedro, uno dei fratellastri di Billy, che è il concentrato delle icone tokeniste. Fosse solo obeso non sarebbe abbastanza, l’origine sudamericana non porta medaglie perché potrebbe essere coerente col fatto che è un orfano di una casa famiglia, quindi è pure omosessuale. Lo stereotipo perfetto.

Ma la medaglia d’oro per il personaggio woke più odioso va alla piccola afroamericana Faithe Herman, ossia Darla, che rende la supponente e stitica Souri, della concorrenza Marvel, quasi simpatica. Non a caso il suo personaggio adora gli unicorni, animale tanto caro alla mitologia genderista, e riesce a domarli usando delle caramelle colorate e grida ai cattivi incornati “assaggiate l’arcobaleno bruttoni”.

Una cosa, però, va riconosciuta al regista gli inserimenti citazionistici non trascurabili. In primis un omaggio al nostro Mario Bava poiché il pediatra, interpretato da P. J. Byrne, si chiama Dario Bava e nel suo studio ha una copia di Annabelle[2]. Billy e Freddy indossano le magliette dei Goonies e dei Gremlins in omaggio ai due successi degli anni ’80 e anche l’inserimento degli unicorni come animali potentissimi è un rimando al film fantasy Legend con Tom Cruise. Inoltre, compare un ciclope identico a quelle del film cult I viaggi di Sinbad. Notevole anche l’omaggio all’infezione zombie ad inizio pellicola quando Calypso trasmette il germe del chaos. Sandberg è più talentuoso come regista horror che di cinecomics.

Shazam! Furia degli Dei è un filmetto godibile senza tante pretese che deve essere visto senza alcuna aspettativa particolare sia per i fan del fumetto quanto per tutti coloro che hanno fatto studi classici.

[1] Oltretutto l’omonimo poema di Eumelo di Corinto è andato perduto da secoli. [2]Sandberg ha diretto il secondo capitolo della saga della bambola posseduta.

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